MICHEL FOUCAULT E LA FILOSOFIA DELLA STORIA
Data: Mercoledì, 27 dicembre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Michel Foucault e la filosofia della storia
 Laura Cremonesi*

 

A un primo sguardo, il lavoro del filosofo francese Michel Foucault appare più come un’indagine storica che come una vera e propria ricerca filosofica. Già dai titoli, molti dei suoi testi principali si presentano come ‘storie’ di alcuni fenomeni particolari: storia della follia in Storia della follia nell'età classica (Milano, Rizzoli, 1963), storia della prigione e dei metodi punitivi in Sorvegliare e punire. Nascita della prigione (Torino, Einaudi, 1976) o, infine, storia del nostro modo di fare esperienza della sessualità nei tre volumi della Storia della sessualità (La volontà di sapere, Milano, Feltrinelli, 1978; L’uso dei piaceri, Feltrinelli, 1984 e La cura di sé, Feltrinelli, 1984).

La narrazione di soggetti atipici: la follia, il carcere, la sessualità
Leggendo queste storie, è facile constatare come esse si distanzino dalle tradizionali ricostruzioni storiche. Esse costituiscono, infatti, delle narrazioni molto diverse da quel che ci si potrebbe aspettare da un testo che si proponga di ripercorrere la storia della follia o quella della prigione nelle società occidentali. Per scrivere la storia della follia dal XVII secolo fino all'inizio del XIX, per esempio, Foucault riunì materiali a prima vista strani e disparati, ponendo sullo stesso piano le principali teorie e pratiche mediche dell’epoca, testi letterari e filosofici e molti altri documenti storici di vario genere. Egli delineò, quindi, una storia della follia del tutto inedita che non mancò di destare un forte stupore tra i lettori e di suscitare accesi dibattiti, ancora oggi non del tutto conclusi.
 Pur proponendo storie dotate di fortissima originalità, Foucault stesso riconosce, nell'introduzione a L’archeologia del sapere (Milano, Rizzoli, 1971, pp. 9-25), il proprio debito verso una certa storia della scienza rappresentata, per esempio, da Gaston Bachelard e da Georges Canguilhem.

La lezione dell’epistemologia francese
 Dall’epistemologia di Bachelard, Foucault aveva appreso che la storia della scienza non segue un’evoluzione lineare e continua ma progredisce, invece, per ‘salti’ improvvisi, secondo quelle che Bachelard definisce ‘fratture epistemologiche’. Per Bachelard, però, la storia della scienza procede comunque, anche se per salti imprevedibili, verso una crescente razionalità, divenendo, col tempo, sempre più vera ed efficace. È invece grazie ai lavori del suo maestro Canguilhem che Foucault abbandona l’idea, ancora presente in Bachelard, di un andamento progressivo della storia. Canguilhem aveva infatti notato che i concetti scientifici non si evolvono in modo da divenire sempre più razionali e adeguati: in ogni periodo storico essi possiedono una propria razionalità specifica, che però non è maggiore rispetto al passato, o minore rispetto alle evoluzioni future.
 La storia di Foucault, quindi, non descrive sviluppi lineari, ma è scandita da soglie e da fratture che separano nettamente una certa configurazione storica da quelle che la precedono e da quelle che la seguono. Essa non disegna nemmeno evoluzioni progressive, perché, secondo quanto Foucault aveva appreso dall’epistemologia di Canguilhem, la storia non progredisce costantemente verso una sempre crescente razionalità. Essa dà luogo, piuttosto, a configurazioni diverse, dotate ognuna di una propria razionalità e di una propria verità, ogni volta specifiche e differenti.

Il metodo genealogico
 Le conseguenze filosofiche di questa concezione della storia sono evidenti ed è Foucault stesso a sottolinearle, battezzando il proprio metodo storico ‘genealogia’, in un esplicito omaggio a Nietzsche (Foucault descrive il suo metodo genealogico proprio in un articolo dedicato al filosofo tedesco: Nietzsche, la genealogia, la storia, in Il discorso, la verità, la storia. Interventi 1969-1984, Torino, Einaudi, 2001, pp. 43-64).
 Appare subito chiaro, infatti, che per Foucault razionalità e verità sono elementi dotati di una loro storia, e non valori costanti e universali. Come già per Nietzsche, anche per Foucault ogni aspetto della nostra esperienza possiede una storia: anche le cose che consideriamo come salde e al di fuori del tempo sono traversate da una storicità che non è né lineare, né progressiva. Il soggetto, la verità o la razionalità non sono valori universali che ci permettano di valutare, dall'esterno, il progresso della storia, ma elementi che mutano nel tempo, differenti in ogni successiva configurazione.
 Il compito della genealogia di Foucault è dunque quello di scrivere ‘genesi’ capaci di descrivere l’emergere quasi improvviso di alcuni fenomeni che, come la follia, non sono costanti che da sempre accompagnano la natura umana, ma elementi storici e contingenti che, così come sono repentinamente apparsi, possono altrettanto improvvisamente dissolversi.

Sguardo filosofico e azione politica
 La scelta, da parte di Foucault, di scrivere storie di fenomeni diversi come la follia, la prigione o la sessualità non è casuale: lo scopo comune di queste storie è quello di mostrare la nascita, nelle società occidentali, di una grande divisione che ha definito i caratteri del soggetto occidentale per esclusione, separando il soggetto normale da quello folle, o delinquente, o perverso e malato. Appare chiaramente, allora, come le storie scritte da Foucault posseggano un forte valore di critica e come esse intrattengano uno strettissimo legame con l’attualità. Se molti degli aspetti della nostra esperienza non sono costanti e immutabili, ma sono invece contingenti e dotati di una propria storia, essi possono, di conseguenza, anche scomparire o mutare.
 Per i fenomeni di cui Foucault scrive la storia - la follia, la prigione, la sessualità -, una trasformazione non è solo possibile ma è soprattutto auspicabile. Ecco che il compito delle narrazioni ricostruite dal filosofo francese non è solo quello di mostrare la storicità e la fragilità delle configurazioni storiche in cui ci troviamo, ma anche e in primo luogo quello di mettere in evidenza i punti in cui esse possono essere modificate grazie all'azione politica.
 La particolarità delle storie di Foucault risiede, in conclusione, nella critica implicita che esse operano nei confronti della tradizionale filosofia della storia e nel loro forte portato filosofico e politico.

 *Dottoranda presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Pisa. Il suo progetto di ricerca, che si svolge in collaborazione con l'Università di Paris-XII Val de Marne, verte sulle interpretazioni del mondo antico nell'opera di Michel Foucault.








Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-6151.html