Scuola - Trump: 'Insegnanti armati' Non Docenti poliziotti, ma 'literis armatur'
Data: Lunedì, 26 febbraio 2018 ore 08:30:00 CET Argomento: Istituzioni Scolastiche
Il
presidente degli Stati Uniti, Donald Trump incontrando
alla Casa Bianca un gruppo di genitori e studenti della scuola
della Florida teatro dell'ennesima strage ha proposto di armare
gli insegnanti delle scuole americane per metterli in condizione di
difendere gli studenti nel caso di attacchi omicidi come quello di
Parkland in Florida, dove un giovane ex studente della Marjory Stoneman
Douglas High School ha ucciso diciassette persone tra studenti e
professori. La soluzione proposta non è condivisibile e anche se "una
scuola senza armi è una calamita per le persone cattive" la risposta
non sono le armi. La scuola che deve insegnare e trasmettere valori non
può e non deve usare le armi, non può insegnare la violenza. La nostra
Costituzione sancisce che " L'Italia ripudia la guerra".
Sulla porta Ferdinandea di Catania e nella sala consiliare di Palazzo
degli Elefanti in piazza Duomo a Catania campeggiano due scritte
indicative ed efficaci: "Literis armatur" e "Armis decoratur". Le armi
sono solo un decoro, la vera arma sono le "lettere", la scuola, la
cultura.
"Così ci hanno insegnato i nostri Padri e noi siamo ingrati e
indegni di tanta eredità se non sappiamo coglierne il senso e il
valore."
Armarsi di cultura è la vera difesa e una sana educazione civica a
scuola, capace di produrre apprendimenti efficaci e di modificare i
comportamenti degli studenti, aiutandoli a modificare il modo di
pensare, di sentire e di agire salva dai bullismi e dagli atti di
violenza.
La proposta americana, anche se collocata in un contesto diverso da
quello italiano non si può condividere., anche se si ascolta con
rispettosa attenzione lo sfogo di un genitore «Noi, come Paese, abbiamo
deluso i nostri figli, non doveva accadere. Proteggiamo gli aeroporti.
Proteggiamo concerti, stadi, ambasciate - ha aggiunto Pollack, con la
voce piena di rabbia -. Non posso salire su un aereo con una bottiglia
d'acqua, ma lasciamo un animale armato entrare in una scuola». La
sicurezza degli studenti a scuola diventi una priorità e si ponga fine
alla violenza armata e alle sparatorie di massa nelle scuole.
Nella scuola italiana, oggi, sono frequenti gli atti di violenza tra
gli studenti e nei confronti dei docenti, dei dirigenti e del
personale della scuola, anche da parte di alcuni genitori. Tutto ciò
crea panico, tensione e preoccupazione.
Secondo gli psicologi "la scuola diventa il luogo dove le frustrazioni
presenti ed emergenti in strati sempre più ampi di popolazione trovano
l'humus ideale per attecchire".
Come contrastare questa violenza? Qualcuno preferirebbe il pugno
duro, Qualche altro propone le telecamere in ogni classe, il metal
detector all'ingresso delle scuole.
Si è proposto anche il docente "vigile" o "carabiniere" e secondo
alcuni anche il referente per il bullismo dovrebbe diventare
"poliziotto" e controllore dentro e fuori la scuola.
Con le telecamere e il metal detector non si costruisce una scuola del
benessere che non potrà neanche essere quella indicata dallo psichiatra
Paolo Crepet, il quale, intervenendo alla trasmissione Tagadà di La7 ha
ribadito il suo pensiero sulla deriva educativa, che coinvolge famiglie
e scuola, affermando in contrapposizione al "buonismo educativo" che
"una scuola che non boccia è una scuola marcia".
La bocciatura è un'arma che potrà essere utilizzata, ma la finalità
della scuola è quella di promuovere e far crescere persone, ragazzi e
giovani che diventano adulti e cittadini.
Alcuni genitori fanno crescere i loro figli come dei piccoli Budda cui
essere devoti, consentendo loro di fare tutto. I ragazzi di oggi
"hanno tutto e non sono contenti".
Si sostituisce all'amore, alla paternità e maternità responsabile e
autorevole, il regalo materiale, la paghetta per i capricci che
diventano sempre più esigenti.
Questo comportamento è sbagliato, quando questi ragazzi diventeranno
grandi, ci sarà qualcuno che gli dirà di "no" e allora le reazioni
saranno imprevedibili e le conseguenze incontrollabili.
L'avvocato Giacinto Dragonetti (1738-1818), giurista
abruzzese e avvocato fiscalista, laureato alla cattedra
di Antonio Genovesi a Napoli, e nel 1792 magistrato della
Monarchia di Sicilia, la seconda carica per importanza dopo quella di
viceré, scrisse in riposta al Beccaria, autore del
noto libro dal titolo Dei delitti e delle pene" un volume ,
rimasto nell'ombra e custodito nelle biblioteche, conosciuto solo da
pochi, mentre custodisce preziosi messaggi di positività e vantaggi
sociali. Se è vero che raccoglie più mosche un cucchiaio di miele che
un barile di aceto, l'azione positiva di attenzione e di guida alla
virtù, al bene, il costante riferimento ai valori, fatto bene con
intenzionalità educativa e in costruttiva relazione, diventa più
efficace delle punizioni e delle bocciature.
Il titolo "Delle virtù e dei premi", un pamphlet del 1766,
ristampato in Francia e in Spagna, ma rimasto sconosciuto
in Italia, diventa la risposta all'emergenza educativa che non si vince
con la violenza del castigo, bensì con la delicatezza di una positiva
relazione educativa, capace di costruire rapporti e interazione tra
giovani e adulti.
La ricerca della felicità, la valorizzazione delle virtù, premiando
anche l'impegno profuso nel conseguire il benessere dei cittadini,
costituiscono i nuovi filoni da seguire per assicurare un vero successo
educativo ed una promozione integrale della persona.
Non è "buonismo" cercare e percorrere la via del bene per conseguire i
traguardi di una vera educazione e di una scuola di qualità, ma è un
impegno educativo che caratterizza la professione docente.
Giuseppe Adernò
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