Finalmente il Precariato fa notizia!
Data: Sabato, 29 novembre 2014 ore 08:30:00 CET Argomento: Sindacati
La sentenza
europea, pubblicata ieri dalla Corte di giustizia
dell'Unione europea, aveva generato molte aspettative, nei docenti
della scuola pubblica statale, oggi ripagate. Viene stabilito, in modo
inequivocabile e definitivo, che lo Stato italiano, attraverso la sua
Amministrazione, ha abusato di contratti a termine nel pubblico impiego
e, nello specifico, in ambito scolastico, per anni ed anni. Il Ministro
Giannini si è subito premurata di rispondere pubblicamente con una
nota, nella quale, con tono "rassicurante", sminuisce immediatamente la
portata della sentenza, asserendo che i contenuti del futuro decreto
del Governo sono "anticipatori rispetto a quello che ha indicato la
Corte europea". Caro Ministro, non è affatto così, e da quando ha
varato il suo progetto, noi precari storici, assunti dalle graduatorie
d'istituto, lo abbiamo detto tante e tante volte.
Lei, mistificando di fronte l'opinione pubblica, la fisionomia di
quanti hanno garantito per oltre dieci anni il regolare funzionamento
della scuola statale, ha parlato di "supplenze brevi e temporanee",
soltanto per sostenere la "bontà" di un progetto che intende, sulla
carta, assumere i precari delle GAE, disconoscendo tutti gli altri,
quelli delle graduatorie d'istituto appunto.
Premesso che la Corte di giustizia rimanda ai giudici nazionali per la
concreta attuazione delle indicazioni interpretative fornite, possiamo
già asserire che nella sentenza si chiarisce come sia determinante il
tipo di contratto sottoscritto, la durata e la sua reiterazione, senza
riferimento ai bizantinismi, di tradizione tutta italiana, di fasce di
reclutamento diversificate a seconda dell'esito politico.
Nei prossimi giorni, una volta studiata a fondo la sentenza, sapremo
indicare le strade per far valere i diritti di tutti quei precari della
scuola: insegnanti, personale ATA e dirigenti scolastici incaricati,
che da anni subiscono lo sfruttamento dell'amministrazione pubblica,
senza alcuna tutela sindacale.
Oggi la musica cambia e, nonostante il MIUR stia già mischiando le
carte a sostegno della bontà del suo progetto politico, ancora una
volta manipolando numeri, definendo precari gli iscritti in GAE anche
senza un solo giorno di servizio, promettendo un costosissimo concorso
pubblico che dovrebbe "regolarizzare" la situazione, siamo convinti che
il "gioco" sia appena iniziato.
Due sono le costatazioni che vorremmo condividere a conclusione di
questo breve commento: la prima è che il Ministero dell'Istruzione non
è disponibile a retrocedere nonostante le evidenti disfunzioni passate
presenti e promesse; la seconda è che il ricorso, come più volte
abbiamo sostenuto, è diventato un imprescindibile strumento politico,
necessario a ripristinare giustizia e legittimità.
Adida non si limiterà a cercare un confronto con le istituzioni, ma
intraprenderà tutte le strade necessarie a garantire la tutela dei
diritti di tutti i precari: di prima, seconda e terza fascia della
Graduatoria d'Istituto, che si trovino nelle condizioni di sfruttamento
stabilite dalla sentenza europea.
Quando iniziammo il nostro percorso di affermazione professionale,
eravamo soli; oggi molte associazioni, e persino le organizzazioni
sindacali, si sono "accorte" che qualcosa nel modo di trattare i
precari storici delle graduatorie d'istituto così come non andava
allora continua a non andare oggi. Persino i media se ne sono accorti.
Da ieri, radio, televisione e stampa hanno dato un risalto
impressionante alla batosta arrivata dall'Europa, anche se ci
aspetteremmo un'informazione che fosse veramente dentro al problema e
sapesse porre le vere domande; una tra tutte: "Chi pagherà tra i
funzionari per questi errori?"
Quattro anni fa, quando chiedevamo di dare visibilità alla nostra
vicenda umana e professionale, nonché dannosa per il sistema scolastico
nazionale, giornalisti e redazioni sostenevano che la nostra situazione
"non faceva notizia"... Finalmente il precariato "fa notizia" e forse,
per la prima volta, siamo usciti da quell'invisibilità in cui le
istituzioni chi hanno relegato per anni.
Valeria Bruccola
Presidente Associazione Adida
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