Sicilia: ancora una vocazione turistico-culturale?
Data: Domenica, 06 ottobre 2013 ore 17:01:57 CEST Argomento: Opinioni
Il termine
“ambiente”, nel suo eterogeneo utilizzo, si caratterizza per una
molteplicità di significati, tuttavia - in questa sede - vi propongo la
definizione più umana del concetto: l’ambiente reale.
Sono una studentessa del Dipartimento di Scienze Politiche e lungo il
corso dei miei studi ho deciso di avvicinarmi alla tematica ambientale,
iniziando in tal modo a frequentare il corso IFTS fortemente voluto
dall’Istituto Cannizzaro di Catania. Durante questi mesi, la mia
percezione nei confronti dell’argomento è stata particolarmente
stravolta: ho scoperto che tutti noi siamo attivamente o il più
delle volte inconsciamente parte in causa in tutto ciò riguardi
l’ecosistema; ho scoperto che ciascuno di noi ha il coltello dalla
parte del manico ed è nella condizione di poterne fare uso per
danneggiare quanto di bello e unico vi è intorno a noi, ho scoperto che
non sussistono barriere mentali tra chi ne è dentro e chi si mantiene a
sufficiente distanza per non sentirsi coinvolto e ho scoperto che se
ciascuno di noi non inizia ad assumere su di sé parte del carico di
responsabilità, ci ritroveremo ben presto immersi dentro un ambiente
che nulla più possiede di quanto esisteva in origine.
L’ambiente reale di cui vi parlo vive intorno a noi ed evolve verso
direzioni in alcuni casi non previste. Il nostro ecosistema sta – in
questi ultimi decenni - vivendo enormi evoluzioni, le quali sono in
parte il risultato finale del nostro agire sia come produttori di
comportamenti insensati, sia come utilizzatori finali di risorse
naturali che a detta di molti professionisti del settore, sono
disponibili in numero finito. Dunque, mi chiedo: “quanto ancora dovremo
attendere prima che ciascuno capisca vivamente che la tutela
dell’ambiente riguarda in primis ogni singolo individuo, la nostra
generazione nonché le generazioni future?”.
Non voglio portarvi fuori strada e non è questa la sede per
improvvisare un summit sull’ambiente, tuttavia senza far un grande
sforzo di memoria, vi propongo il riferimento ad alcuni siti naturali
che potrebbero rappresentare il punto di partenza verso pratiche
virtuose da attuare sul nostro territorio.
Ci troviamo in Sicilia e tutti sappiamo quanta beltà splende nelle aree
della nostra regione, e bypassando la “realtà stupefacente” di un ampio
numero di fantastici centri commerciali, intorno all'Hinterland
catanese vive una diversa realtà –magnifica- di riserve e parchi
naturali: dall'Oasi del Simeto alla Riserva Naturale Orientata de “La
Timpa” siamo immersi dentro un mare magnum di ricchezze inestimabili.
Ma l'Oasi del Simeto non è circoscrivibile a quanto ci è dato vedere
dall'autostrada Catania-Siracusa, altresì il fiume Simeto ha origine
ben oltre lo squarcio visibile, precisamente in corrispondenza del
Ponte Passo Paglia da cui ha inizio la Riserva; lungo il corso iniziale
del fiume si incontra il maestoso “Ponte Dei Saraceni” in Contrada
“Salto del Pecoraio” e voi probabilmente vi starete chiedendo cosa sia,
io vi rispondo con tutta sincerità: una tra le opere civili più belle e
interessanti risalente al Medioevo Siciliano, costruito in epoca romana
come principale collegamento per attività commerciali aventi luogo fra
le due sponde del Simeto, successivamente controllato dall’occupazione
islamica e infine l’opera di recupero da parte del popolo arabo dopo un
crollo strutturale.
Non molto distante dalle aree turisticamente note a tutti noi,
ritroviamo un’altra risorsa preziosa, la Riserva Naturale de “La
Timpa”, localizzata in prossimità della città di Acireale e
circoscritta all’area denominata “Gazzena”; nata da una sovrapposizione
di strati lavici di pregresse eruzioni ed oggi, un patrimonio
floristico e vegetazionale davvero unico; all’interno del suo perimetro
ritroviamo la “Vecchia Strada Ferrata” immersa in un percorso
paesaggistico incontaminato.
Nel corso delle visite proposte dai nostri tutor prof.ssa A. Percolla e
prof. S. Consoli, tanti altri siti hanno convogliato la mia attenzione
ma in questa sede potrei peccare di poca sintesi, per cui mi limito a
chiedervi: Se davvero la vocazione naturale del territorio siciliano è
prettamente turistica, perché non iniziamo ad assumere un atteggiamento
pro-active verso questi siti naturali, è davvero difficile avviare un
piano di valorizzazione concreta di quanto potrebbe divenire nuova
occupazione giovanile?
Lascio ai nostri professionisti della politica locale l’incombenza di
decidere la destinazione delle risorse per finalità culturali, tuttavia
dovremmo iniziare a considerare queste aree come bene collettivo da
proteggere con strumenti di governance locale e valorizzare con un
piano di promozione concreto, correlato -naturalmente- da un buon senso
civico e rispetto per ciò che rappresenta la nostra casa.
Daniela Bruno
Corsista IFTS
ITI Cannizzaro Catania
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