Reclutamento e precariato: la ''memoria'' presentata dalla CISL Scuola a Montecitorio
Data: Mercoledì, 01 giugno 2011 ore 07:51:55 CEST Argomento: Sindacati
Memoria della
Cisl Scuola depositata in data 31 maggio 2011 presso la VII
Commissione Permanente della Camera dei Deputati in occasione
dell’audizione informale sul decreto-legge 70/2011 recante
“Semestre europeo – prime disposizioni urgenti per l’economia”.
Onorevole Presidente, Onorevoli componenti di codesta spettabile
Commissione, grazie per l’opportunità che ci date di sottoporvi
le valutazioni e il punto di vista della Cisl Scuola su un
provvedimento di legge che contiene misure di notevole rilevanza
rispetto a questioni che riguardano
la scuola e in particolare il lavoro precario, così largamente
diffuso tra il personale docente e il personale ATA. (da
CislScuola)
In effetti, le nostre osservazioni si concentrano sui commi da 17 a 21
dell’art. 9, che più direttamente investono le questioni prima
accennate: per le modalità con cui si articola, nella Cisl, la
rappresentanza delle diverse categorie, saranno i nostri colleghi della
Cisl università a trattare, con proprie osservazioni, i
temi di cui si occupano i commi da 1 a 16.
L’emergenza occupazione non è finita, prorogare il “salva precari”
Già in precedenti occasioni abbiamo avuto modo di esporre alla vostra
attenzione le ragioni del nostro dissenso per la perdurante politica di
tagli agli organici del personale scolastico e le forti preoccupazioni
per le ricadute che ciò comporta in termini di crescente
gravosità del lavoro e di drammatica incertezza per le prospettive di
occupazione di tante persone che da anni, in condizioni di precarietà,
assicurano comunque il regolare svolgimento dell’attività nella
scuola pubblica statale.
Da due anni non solo si sono fatti più lunghi i tempi necessari per
trovare un’opportunità di stabilizzazione del rapporto di lavoro, ma in
moltissimi casi è venuta meno tout court la possibilità di
lavorare, a causa di una riduzione dei posti non compensata dalle
cessazioni dal servizio.
E’ una situazione di cui lo stesso Legislatore già nel 2009 ha mostrato
di avere piena consapevolezza, varando specifiche misure (poi
prorogate per un ulteriore anno scolastico) volte a riconoscere
tutele di tipo economico e giuridico al personale precario
rimasto senza un contratto analogo a quello con cui aveva in precedenza
lavorato.
Si è trattato di interventi che, pur non potendo essere di per sé
risolutivi, hanno in parte attenuato il disagio di una condizione
che avrebbe potuto comportare per gli interessati danni ben più
consistenti: basti pensare alla possibilità che proprio in questi
giorni molti stanno facendo valere, ottenendo la piena
valutazione degli ultimi due anni scolastici nell’aggiornamento delle
graduatorie ad esaurimento, anche nel caso in cui non abbiano lavorato,
o abbiano lavorato su posti o classi di concorso diversi da quelli su
cui hanno interesse a veder incrementato il proprio punteggio.
Al di là delle valutazioni più o meno positive che sulle misure “salva
precari” sono state espresse in questi due anni, non c’è dubbio
che sono stati i diretti interessati e potenziali beneficiari ad
attestarne l’utilità e l’interesse, come dimostra l’elevatissimo numero
di richieste di accesso agli elenchi prioritari per le supplenze.
Laddove poi le Regioni hanno saputo assumere in modo attivo e
tempestivo l’iniziativa, altre opportunità di lavoro sono state create,
consentendo nel contempo al territorio una significativa integrazione
dell’offerta formativa.
Se ci attardiamo con queste considerazioni, è perché ci sorprende non
poco il fatto che nel provvedimento di legge in esame non compaia, come
molti si attendevano e come lo stesso Ministro dell’Istruzione
pareva dare per acquisita, una proroga delle misure straordinar
ie salva precari anche per il prossimo anno scolastico.
Avremo infatti ancora tagli, che per il personale ATA si prevedono in
una misura pari a circa il doppio delle cessazioni dal servizio.
Quale che sia la modalità con cui si darà attuazione al piano
triennale di assunzioni su cui tra poco ci soffermeremo, è evidente
che saranno ancora migliaia le persone destinate a perdere ogni
possibilità di occupazione. Vi chiediamo pertanto di far valere,
nel percorso di conversione in legge del decreto, le ragioni che
rendono necessario e urgente disporre sin d’ora la proroga dei
provvedimenti salva precari, così da consentire
all’Amministrazione la messa in atto delle relative
procedure in tempo utile per l’avvio dell’anno scolastico.
Sul piano triennale di
assunzioni
Sul piano triennale di cui al comma 17, la Cisl Scuola ritiene che si
tratti di una grande opportunità e di un positivo riscontro ad
una rivendicazione che la nostra Organizzazione avanza da tempo e con
forza: già nel settembre dello scorso anno, in un nostro dossier sul
lavoro precario, denunciavamo come non più sostenibile l’eccessivo
ricorso ai contratti a tempo determinato, modalità seguita anche per la
copertura di posti vacanti e disponibili.
Un fenomeno esteso fra i docenti e
abnorme nell’ambito del personale ATA.
Mettevamo già allora in evidenza come la precarietà, oltre all’ovvio
disagio del personale interessato, costretto per lungo tempo ad
una condizione di insopportabile - perché ingiustificata -
provvisorietà lavorativa, si riflettesse in modo pesantemente
negativo sull’erogazione del servizio, come fattore che ostacola
un’ottimale gestione delle risorse, compromettendo ad esempio la
possibilità di assicurare la necessaria continuità didattica.
A queste ragioni preferiamo anche oggi continuare a riferirci, più che
far leva sugli esiti di un diffuso contenzioso che ha visto in più
occasioni soccombente l’Amministrazione, condannata in molti casi
a stabilizzare i rapporti a tempo determinato o a risarcire il
lavoratore per non averlo fatto.
Noi siamo un sindacato, non l’appendice sindacale di uno studio legale;
anche a noi capita di sostenere i nostri associati in azioni di
contenzioso, ma non viviamo di questo, né per questo. Ecco perché
non poniamo eccessiva enfasi su sentenze che mentre paiono
assicurare forti tutele al lavoratore, nello stesso tempo mettono in
discussione le regole che da sempre governano la delicata materia del
reclutamento in un servizio di natura pubblica, come lo è certamente la
scuola statale. Regole che per noi devono continuare ad essere
trasparenti, obiettive, certe.
Di fronte al fatto in sé positivo di una sentenza che “stabilizza” un
lavoratore precario, non ci può lasciare indifferenti il fatto
che ciò possa avvenire a danno delle legittime aspettative di chi
si affida alle procedure ordinariamente previste per l’incontro fra
domanda e offerta di lavoro (concorsi, graduatorie permanenti o
ad esaurimento).
L’abnorme ricorso al lavoro precario è un male che va combattuto alla
radice, e in questo senso per noi la risposta giusta è assumere su
tutti i posti vacanti e disponibili.
E’ una richiesta che non ha nulla di demagogico, tiene conto della
realtà, ivi compresa quella di una spesa pubblica che nessuno può
immaginare di poter dilatare senza limiti: non è la risposta
velleitaria di chi promette tutto a tutti.
Per questo crediamo che la nostra posizione possa risultare vincente,
se il decreto, come ci auguriamo, diventerà la premessa di
un’operazione che veda la copertura immediata di tutti i posti oggi
vacanti e disponibili, soluzione che per noi deve tendere ad
affermarsi come regola anche in prospettiva.
La decorrenza del piano triennale
La messa a punto del piano, che la legge affida al concerto del MIUR,
del MEF e della FP, incrocia una fase di acute e non risolte
tensioni che investono il mondo del precariato e in articolare i più
immediati destinatari del piano stesso, che sul versante dei docenti
sono gli aspiranti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento.
Crediamo che i componenti della Commissione ben conoscano quanto sia
lunga e travagliata la storia di quelle graduatorie, una storia
scritta molto spesso nelle aule dei tribunali amministrativi e,
da ultimo, orientata da un pronunciamento della stessa Corte
Costituzionale di cui è doveroso prendere atto, nonostante non manchino
perplessità e riserve su come siano state argomentate le
motivazioni della sentenza 41/2011.
Lo diciamo col massimo rispetto verso il Giudice delle Leggi, ma
rivendicando fino in fondo il diritto a mantenere le nostre opinioni
circa la natura, il senso e le finalità di uno strumento come le
graduatorie ad esaurimento, pensate e volute come canale di
reclutamento fondato su necessari requisiti di qualità - aver superato
un concorso ordinario e ottenuta un’abilitazione - ma rivolto
soprattutto ad assecondare la stabilizzazione del lavoro laddove esso
si svolge (finalità che è stata resa ancor più
evidente con le modifiche introdotte dalla legge 296/06).
Non vi è dubbio che le modalità con cui si sta procedendo
all’aggiornamento delle graduatorie, consentendo il trasferimento e
l’inclusione “a pettine” in una diversa provincia, vedranno rimesse in
discussione posizioni che si ritenevano consolidate e le connesse
aspettative di assunzione di tanti aspiranti, aspettative che avrebbero
potuto essere soddisfatte se già oggi valesse la regola che
informa il piano straordinario, ovvero la copertura con personale di
ruolo di tutti i posti vacanti e disponibili.
Anche per questo ci sembra giusta e doverosa la previsione che una
quota di assunzioni decorra dall’anno scolastico 2010/11, ovviamente
utilizzando a tal fine le graduatorie vigenti per quell’anno.
Ci auguriamo, sia detto per inciso anche se si tratta di una questione
non certo marginale, che nel frattempo il TAR del Lazio renda
finalmente nota la decisione di merito cui è pervenuto lo scorso
3 marzo esaminando in camera di consiglio i ricorsi sottoposti al suo
esame: si potrà così porre fine ad una situazione di estenuante
incertezza, facendo venir meno le ragioni per cui le graduatorie sono a
tutt’oggi ampiamente segnate dalla provvisorietà di provvedimenti
di natura cautelare.
Alcune brevi considerazioni su quanto contenuto negli ultimi tre commi
dell’art. 9, rinviando per il comma 18 a quanto accennato in precedenza
nell’ambito delle osservazioni sul piano triennale di assunzioni.
31 agosto: non si allenti l’impegno alla tempestività
La decisione di fissare in via definitiva al 31 agosto il termine per
la conclusione delle
operazioni propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico può essere
intesa come
l’adattamento del quadro normativo ad una situazione che tende ormai da
anni a riproporsi
di fatto. Resta la preoccupazione che ciò non allenti l’impegno
dell’Amministrazione, a tutti
i livelli, a predisporre e gestire con la dovuta tempestività i
provvedimenti necessari al
buon funzionamento delle scuole fin dall’inizio dell’anno scolastico.
Triennalità delle graduatorie: ripensare i criteri di aggiornamento
Sulla periodicità di aggiornamento delle graduatorie non poniamo
obiezioni alla scelta di
estendere la loro validità ad un triennio, ma riteniamo quanto mai
necessaria ed opportuna
- anche se ciò esula dai contenuti del decreto in esame - una
rivisitazione delle modalità
con cui ai futuri aggiornamenti si dovrà dare corso.
Fermo restando l’obiettivo di favorire quanto prima il loro
esaurimento, prospettiva che in
molti casi appare tutt’altro che vicina e scontata, è opportuno
individuare soluzioni che
contengano quanto più possibile il continuo sconvolgimento delle
posizioni in graduatoria.
E’ una discussione da tempo aperta, nella quale si affacciano
addirittura ipotesi di un loro
congelamento: per noi sarebbe intanto opportuno contrastare la corsa
all’accaparramento
di titoli diversi dal servizio, su cui fatalmente si alimenta un
mercato di cui davvero non si
avverte il bisogno.
Non basta impedire i movimenti per assicurare la stabilità
Sul comma 21, che estende da tre a cinque anni i vincoli di permanenza
nella provincia di
assunzione a tempo indeterminato, è chiaro che si tratta di una norma
che si prefigge di
contenere l’eccessiva mobilità del personale, nel momento in cui si
accresce la possibilità
di trasferimento fra le graduatorie di province diverse.
Un disagio in più per i diretti interessati - di cui comunque
intendiamo farci carico nelle sedi
negoziali cui è affidata la regolazione della mobilità - che si
vorrebbe giustificare legandolo
ad un interesse più generale dato dall’esigenza di assicurare stabilità
e continuità al
servizio. Ma perché quest’ultima finalità appaia credibile, e non solo
strumentale ad
esigenze di breve respiro, è necessario che sia sostenuta da altre e
più decisive scelte in
materia di assunzioni - e in questo senso va bene la strada imboccata
col piano triennale,
purché segni una direzione di marcia irreversibile - e soprattutto di
governo degli organici.
E’ su questo versante che si gioca la partita decisiva: ricordiamo che
da anni la CISL,
insieme alle altre sigle firmatarie del contratto scuola, si è resa
disponibile a tempi più
distesi per le operazioni di mobilità del personale, se a ciò
corrisponde una stabilità degli
organici assegnati alle scuole.
Quest’ultima condizione ad oggi è clamorosamente mancata, facendo venir
meno il resto.
Sarebbe certamente nell’interesse della scuola se quanto prima si
riuscisse, di queste
cose, a riprendere nelle sedi opportune un approfondito ragionamento.
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