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Precariato: Reclutamento e precariato: la ''memoria'' presentata dalla CISL Scuola a Montecitorio

Sindacati
Memoria della Cisl Scuola depositata in data 31 maggio 2011 presso la  VII Commissione Permanente della Camera dei Deputati in occasione dell’audizione informale sul decreto-legge 70/2011 recante  “Semestre europeo – prime disposizioni urgenti per l’economia”.
Onorevole Presidente, Onorevoli componenti di codesta spettabile Commissione,  grazie per l’opportunità che ci date di sottoporvi le valutazioni e il punto di vista della Cisl Scuola su un provvedimento di legge che contiene misure di notevole rilevanza rispetto a  questioni che riguardano la scuola e in particolare il lavoro precario, così largamente  diffuso tra il personale docente e il personale ATA. (da CislScuola)

In effetti, le nostre osservazioni si concentrano sui commi da 17 a 21 dell’art. 9, che più  direttamente investono le questioni prima accennate: per le modalità con cui si articola,  nella Cisl, la rappresentanza delle diverse categorie, saranno i nostri colleghi della Cisl   università a trattare, con proprie osservazioni, i temi di cui si occupano i commi da 1 a 16.
L’emergenza occupazione non è finita, prorogare il “salva precari”
Già in precedenti occasioni abbiamo avuto modo di esporre alla vostra attenzione le ragioni del nostro dissenso per la perdurante politica di tagli agli organici del personale scolastico e le forti preoccupazioni per le ricadute che ciò comporta in termini di crescente  gravosità del lavoro e di drammatica incertezza per le prospettive di occupazione di tante persone che da anni, in condizioni di precarietà, assicurano comunque il regolare  svolgimento dell’attività nella scuola pubblica statale.
Da due anni non solo si sono fatti più lunghi i tempi necessari per trovare un’opportunità di stabilizzazione del rapporto di lavoro, ma in moltissimi casi è venuta meno tout court la  possibilità di lavorare, a causa di una riduzione dei posti non compensata dalle cessazioni  dal servizio.
E’ una situazione di cui lo stesso Legislatore già nel 2009 ha mostrato di avere piena  consapevolezza, varando specifiche misure (poi prorogate per un ulteriore anno  scolastico) volte a riconoscere tutele di tipo economico e giuridico al personale precario  rimasto senza un contratto analogo a quello con cui aveva in precedenza lavorato.
Si è trattato di interventi che, pur non potendo essere di per sé risolutivi, hanno in parte  attenuato il disagio di una condizione che avrebbe potuto comportare per gli interessati  danni ben più consistenti: basti pensare alla possibilità che proprio in questi giorni molti  stanno facendo valere, ottenendo la piena valutazione degli ultimi due anni scolastici nell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, anche nel caso in cui non abbiano lavorato, o abbiano lavorato su posti o classi di concorso diversi da quelli su cui hanno interesse a veder incrementato il proprio punteggio.
Al di là delle valutazioni più o meno positive che sulle misure “salva precari” sono state  espresse in questi due anni, non c’è dubbio che sono stati i diretti interessati e potenziali  beneficiari ad attestarne l’utilità e l’interesse, come dimostra l’elevatissimo numero di  richieste di accesso agli elenchi prioritari per le supplenze.
Laddove poi le Regioni hanno saputo assumere in modo attivo e tempestivo l’iniziativa, altre opportunità di lavoro sono state create, consentendo nel contempo al territorio una significativa integrazione dell’offerta formativa.
Se ci attardiamo con queste considerazioni, è perché ci sorprende non poco il fatto che nel provvedimento di legge in esame non compaia, come molti si attendevano e come lo  stesso Ministro dell’Istruzione pareva dare per acquisita, una proroga delle misure  straordinar ie salva precari anche per il prossimo anno scolastico.
Avremo infatti ancora tagli, che per il personale ATA si prevedono in una misura pari a  circa il doppio delle cessazioni dal servizio. Quale che sia la modalità con cui si darà  attuazione al piano triennale di assunzioni su cui tra poco ci soffermeremo, è evidente che  saranno ancora migliaia le persone destinate a perdere ogni possibilità di occupazione. Vi  chiediamo pertanto di far valere, nel percorso di conversione in legge del decreto, le ragioni che rendono necessario e urgente disporre sin d’ora la proroga dei provvedimenti  salva precari, così da consentire all’Amministrazione la messa in atto delle relative
procedure in tempo utile per l’avvio dell’anno scolastico.
Sul piano triennale di assunzioni  
Sul piano triennale di cui al comma 17, la Cisl Scuola ritiene che si tratti di una grande  opportunità e di un positivo riscontro ad una rivendicazione che la nostra Organizzazione avanza da tempo e con forza: già nel settembre dello scorso anno, in un nostro dossier sul lavoro precario, denunciavamo come non più sostenibile l’eccessivo ricorso ai contratti a tempo determinato, modalità seguita anche per la copertura di posti vacanti e disponibili.
Un fenomeno esteso fra i docenti e abnorme nell’ambito del personale ATA.
Mettevamo già allora in evidenza come la precarietà, oltre all’ovvio disagio del personale  interessato, costretto per lungo tempo ad una condizione di insopportabile - perché  ingiustificata - provvisorietà lavorativa, si riflettesse in modo pesantemente negativo  sull’erogazione del servizio, come fattore che ostacola un’ottimale gestione delle risorse,  compromettendo ad esempio la possibilità di assicurare la necessaria continuità didattica.
A queste ragioni preferiamo anche oggi continuare a riferirci, più che far leva sugli esiti di un diffuso contenzioso che ha visto in più occasioni soccombente l’Amministrazione,  condannata in molti casi a stabilizzare i rapporti a tempo determinato o a risarcire il lavoratore per non averlo fatto.
Noi siamo un sindacato, non l’appendice sindacale di uno studio legale; anche a noi capita  di sostenere i nostri associati in azioni di contenzioso, ma non viviamo di questo, né per  questo. Ecco perché non poniamo eccessiva enfasi su sentenze che mentre paiono  assicurare forti tutele al lavoratore, nello stesso tempo mettono in discussione le regole che da sempre governano la delicata materia del reclutamento in un servizio di natura pubblica, come lo è certamente la scuola statale. Regole che per noi devono continuare  ad essere trasparenti, obiettive, certe.
Di fronte al fatto in sé positivo di una sentenza che “stabilizza” un lavoratore precario, non  ci può lasciare indifferenti il fatto che ciò possa avvenire a danno delle legittime aspettative  di chi si affida alle procedure ordinariamente previste per l’incontro fra domanda e offerta  di lavoro (concorsi, graduatorie permanenti o ad esaurimento).
L’abnorme ricorso al lavoro precario è un male che va combattuto alla radice, e in questo senso per noi la risposta giusta è assumere su tutti i posti vacanti e disponibili.

E’ una richiesta che non ha nulla di demagogico, tiene conto della realtà, ivi compresa quella di una spesa pubblica che nessuno può immaginare di poter dilatare senza limiti:  non è la risposta velleitaria di chi promette tutto a tutti.
Per questo crediamo che la nostra posizione possa risultare vincente, se il decreto, come  ci auguriamo, diventerà la premessa di un’operazione che veda la copertura immediata di tutti i posti oggi vacanti e disponibili, soluzione che per noi deve tendere ad affermarsi  come regola anche in prospettiva.
La decorrenza del piano triennale
La messa a punto del piano, che la legge affida al concerto del MIUR, del MEF e della FP,  incrocia una fase di acute e non risolte tensioni che investono il mondo del precariato e in articolare i più immediati destinatari del piano stesso, che sul versante dei docenti sono  gli aspiranti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento.
Crediamo che i componenti della Commissione ben conoscano quanto sia lunga e  travagliata la storia di quelle graduatorie, una storia scritta molto spesso nelle aule dei  tribunali amministrativi e, da ultimo, orientata da un pronunciamento della stessa Corte
Costituzionale di cui è doveroso prendere atto, nonostante non manchino perplessità e  riserve su come siano state argomentate le motivazioni della sentenza 41/2011.
Lo diciamo col massimo rispetto verso il Giudice delle Leggi, ma rivendicando fino in fondo il diritto a mantenere le nostre opinioni circa la natura, il senso e le finalità di uno strumento come le graduatorie ad esaurimento, pensate e volute come canale di reclutamento fondato su necessari requisiti di qualità - aver superato un concorso ordinario e ottenuta un’abilitazione - ma rivolto soprattutto ad assecondare la stabilizzazione del lavoro laddove esso si svolge (finalità che è stata resa ancor più
evidente con le modifiche introdotte dalla legge 296/06).
Non vi è dubbio che le modalità con cui si sta procedendo all’aggiornamento delle graduatorie, consentendo il trasferimento e l’inclusione “a pettine” in una diversa provincia, vedranno rimesse in discussione posizioni che si ritenevano consolidate e le connesse aspettative di assunzione di tanti aspiranti, aspettative che avrebbero potuto essere  soddisfatte se già oggi valesse la regola che informa il piano straordinario, ovvero la copertura con personale di ruolo di tutti i posti vacanti e disponibili.
Anche per questo ci sembra giusta e doverosa la previsione che una quota di assunzioni decorra dall’anno scolastico 2010/11, ovviamente utilizzando a tal fine le graduatorie vigenti per quell’anno.
Ci auguriamo, sia detto per inciso anche se si tratta di una questione non certo marginale, che nel frattempo il TAR del Lazio renda finalmente nota la decisione di merito cui è  pervenuto lo scorso 3 marzo esaminando in camera di consiglio i ricorsi sottoposti al suo esame: si potrà così porre fine ad una situazione di estenuante incertezza, facendo venir meno le ragioni per cui le graduatorie sono a tutt’oggi ampiamente segnate dalla  provvisorietà di provvedimenti di natura cautelare.
Alcune brevi considerazioni su quanto contenuto negli ultimi tre commi dell’art. 9, rinviando per il comma 18 a quanto accennato in precedenza nell’ambito delle osservazioni sul piano triennale di assunzioni.

31 agosto: non si allenti l’impegno alla tempestività
La decisione di fissare in via definitiva al 31 agosto il termine per la conclusione delle
operazioni propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico può essere intesa come
l’adattamento del quadro normativo ad una situazione che tende ormai da anni a riproporsi
di fatto. Resta la preoccupazione che ciò non allenti l’impegno dell’Amministrazione, a tutti
i livelli, a predisporre e gestire con la dovuta tempestività i provvedimenti necessari al
buon funzionamento delle scuole fin dall’inizio dell’anno scolastico.
Triennalità delle graduatorie: ripensare i criteri di aggiornamento
Sulla periodicità di aggiornamento delle graduatorie non poniamo obiezioni alla scelta di
estendere la loro validità ad un triennio, ma riteniamo quanto mai necessaria ed opportuna
- anche se ciò esula dai contenuti del decreto in esame - una rivisitazione delle modalità
con cui ai futuri aggiornamenti si dovrà dare corso.
Fermo restando l’obiettivo di favorire quanto prima il loro esaurimento, prospettiva che in
molti casi appare tutt’altro che vicina e scontata, è opportuno individuare soluzioni che
contengano quanto più possibile il continuo sconvolgimento delle posizioni in graduatoria.
E’ una discussione da tempo aperta, nella quale si affacciano addirittura ipotesi di un loro
congelamento: per noi sarebbe intanto opportuno contrastare la corsa all’accaparramento
di titoli diversi dal servizio, su cui fatalmente si alimenta un mercato di cui davvero non si
avverte il bisogno.
Non basta impedire i movimenti per assicurare la stabilità
Sul comma 21, che estende da tre a cinque anni i vincoli di permanenza nella provincia di
assunzione a tempo indeterminato, è chiaro che si tratta di una norma che si prefigge di
contenere l’eccessiva mobilità del personale, nel momento in cui si accresce la possibilità
di trasferimento fra le graduatorie di province diverse.
Un disagio in più per i diretti interessati - di cui comunque intendiamo farci carico nelle sedi
negoziali cui è affidata la regolazione della mobilità - che si vorrebbe giustificare legandolo
ad un interesse più generale dato dall’esigenza di assicurare stabilità e continuità al
servizio. Ma perché quest’ultima finalità appaia credibile, e non solo strumentale ad
esigenze di breve respiro, è necessario che sia sostenuta da altre e più decisive scelte in
materia di assunzioni - e in questo senso va bene la strada imboccata col piano triennale,
purché segni una direzione di marcia irreversibile - e soprattutto di governo degli organici.
E’ su questo versante che si gioca la partita decisiva: ricordiamo che da anni la CISL,
insieme alle altre sigle firmatarie del contratto scuola, si è resa disponibile a tempi più
distesi per le operazioni di mobilità del personale, se a ciò corrisponde una stabilità degli
organici assegnati alle scuole.
Quest’ultima condizione ad oggi è clamorosamente mancata, facendo venir meno il resto.
Sarebbe certamente nell’interesse della scuola se quanto prima si riuscisse, di queste
cose, a riprendere nelle sedi opportune un approfondito ragionamento.








Postato il Mercoledì, 01 giugno 2011 ore 07:51:55 CEST di Pasquale Almirante
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