
Intervista a Salvo Lima
Data: Martedì, 22 febbraio 2011 ore 11:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Nel corso della
settimanale seduta spiritica, finalizzata a influenzare
Antonella Clerici perché riconvocasse il presidente dell’ASASi per “La
Prova del Cuoco” in data martedì 1 marzo 2011 ore 12,00, si è invece
materializzato lo spirito di Salvatore Achille Ettore Lima Vicesindaco
di Palermo dal 1956 al 1958 e primo cittadino del capoluogo siciliano
dal 1959 al 1963 e poi dal 1965 al 1968.
I Garanti dell’Associazione, invece della solita intervista, hanno
deciso di intentargli un vero e proprio processo postumo.
ASASi: On. Lima, l’ispettore
della Polizia di Stato Salvatore Bonferraro, nel 1996, nel processo a
carico di Giulio Andreotti, affermò che lei fu in rapporti di affari
con Ciccio Vassallo, notissimo costruttore palermitano, in odore di
mafia, è vero?
Salvo Lima: non solo è vero, ma
fu lui a darmi la mia bella casa sita al civico 175 della via Marchese
di Villabianca (nota di trascrizione 19866 del 15/07/1961). Io in
cambio feci approvare un Piano regolatore con indice di fabbricabilità
di 12 metri cubi su metro quadro, una cosa mai vista, e invece di
costruire nuove scuole feci affittare dal Comune i suoi appartamenti e
li adibii a scuola. Gli anni dal 1966 al 1968 furono per Palermo anni
meravigliosi, costruttivamente parlando, poi gli studenti riempirono le
piazze contro la mafia e la pacchia terminò.
ASASi: On. Lima, è vero che nel
1974 lei fece dimettere Paolo Sylos Labini dal comitato
tecnico-scientifico del ministero del Bilancio, di cui faceva parte da
circa dieci anni, quando Giulio Andreotti, ministro in carica per quel
dicastero, la nominò come sottosegretario?
Salvo Lima: Guardi io non
c’entro niente. Prima delle dimissioni, Sylos Labini sollevò il
problema col presidente del consiglio Aldo Moro, il quale affermò di
non poter fare nulla in quanto «Lima è troppo forte e troppo
pericoloso». Sylos Labini si rivolse allora direttamente ad Andreotti,
affermando: «O lei revoca la nomina di Lima, che scredita l’immagine
del ministero, o mi dimetto». Andreotti non lo lasciò nemmeno finire e
lo liquidò.
ASASi: On. Lima, il pentito
Tommaso Buscetta rilasciò nel settembre del 1992 alcune dichiarazioni
secondo cui lei aveva avuto rapporti (senza essere affiliato) con la
famiglia mafiosa dei La Barbera (della quale invece era stato parte suo
padre Vincenzo). Egli inoltre affermò di essersi incontrato con lei nel
1980 durante la sua latitanza. È mai possibile?
Salvo Lima: questi pentiti ci
hanno rovinato, speriamo che il Presidente riesca nel suo tentativo e
faccia una legge che li neutralizzi, che impedisca le intercettazioni,
che faccia durare i processi cento anni, altrimenti qui finisce che
Cosa Nostra dovrà chiudere i battenti. Anche il pentito Gaspare Mutolo
ha spiegato ai magistrati inquirenti Pier Luigi Vigna e Paolo
Borsellino il ruolo di mediatore ricoperto da me tra mafia e politica,
riconoscendo responsabilità in capo all’onorevole Giulio Andreotti.
Nella sentenza di primo grado del processo contro lo stesso Andreotti
(pronunciata il 23 ottobre del 1999), la Corte dichiara nella seconda
sezione del provvedimento emanato, che dagli elementi di prova
acquisiti si desume che già prima di aderire alla corrente
andreottiana, l’on. Lima aveva instaurato un rapporto di stabile
collaborazione con “Cosa Nostra”.
ASASi: On. Lima, e del pentito
Leonardo Messina, che effettuò dichiarazioni ai giudici in merito alle
sue responsabilità nei tentativi di aggiustamento del maxiprocesso alla
mafia, che dice?
Salvo Lima: Eravamo quasi
riusciti ad aggiustare il maxiprocesso! Avevamo fatto inserire un
pubblico ministero da noi ricattato. Ci hanno rovinati il Giudice
Giovanni Falcone, il Giudice Alfonso Giordano che ci sembrava un ometto
innocuo e invece si rivelò una roccia di Capo Gallo (800 kg. su cmq.
alle prove di schiacciamento a rottura in laboratorio) e quegli
studenti che venivano a vedere le udienze del processo. Cari presidi,
voi non dovete mandare gli studenti alle udienze dei processi di mafia:
senza di loro i parenti dei mafiosi intimidiscono carabinieri e
giudici, con loro presenti cambia l’atmosfera. I giudici si
ringalluzziscono, i carabinieri fanno la faccia feroce, insomma, così
non ci date tregua.
ASASi: On. Lima, la sua fine fu
violenta: il 12 marzo del 1992, mentre stava per recarsi a lavoro dalla
sua villa di Mondello a bordo di un’auto civile guidata da un docente
universitario, con un suo collaboratore ed assessore provinciale, un
commando con alla testa due uomini in motocicletta sparò alcuni colpi
di arma da fuoco contro la vettura bloccandola. Gli altri occupanti del
mezzo non furono presi di mira dagli assassini che, contrariamente
all’abitudine, non distrussero la moto impiegata per il delitto. Mentre
scendeva dall’auto cercando di mettersi in salvo venne raggiunto dai
killer e ucciso a colpi di pistola. Non fu neppure possibile farle il
processo.
Salvo Lima: Macché, appena
arrivato al cospetto di Dio, quel gran corn… di S. Pietro mi ha
condannato subito all’Inferno, senza tenere conto del difetto di
notifica, delle attenuanti, senza interrogare i mille testimoni che
avevo citato, senza spostare l’udienza visto che il mio avvocato aveva
presentato un falso certificato medico che attestava un grave
raffreddore, senza prendere in considerazione l’appello, né la mia
richiesta di ricusazione! Ma è un’ingiustizia però!
R.T. dalla
letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia (
asasisicilia@alice.it )
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