Stabilire nuovi rapporti relazionali con le persone autistiche .
Data: Venerdì, 23 aprile 2010 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


L’autismo non è un disturbo  legato alla sfera cognitiva come forse molti erroneamente credono. E’ un disturbo relazionale che attiene al rapporto tra l’individuo e il mondo esterno, laddove per disturbi della personalità si riferiscono più che altro tutti quei  problemi  conseguenti ad una parziale o disomogenea strutturazione della personalità. In realtà, nell’età evolutiva esiste un periodo di autismo naturale che avviene soprattutto nella fase simbiotica;  ovvero nella fase del narcisismo primario in cui per il bambino il mondo esterno è limitato solo all’oggetto della sua gratificazione, il seno materno ad esempio.


L’autismo non è un disturbo  legato alla sfera cognitiva come forse molti erroneamente credono. E’ un disturbo relazionale che attiene al rapporto tra l’individuo e il mondo esterno, laddove per disturbi della personalità si riferiscono più che altro tutti quei  problemi  conseguenti ad una parziale o disomogenea strutturazione della personalità. In realtà, nell’età evolutiva esiste un periodo di autismo naturale che avviene soprattutto nella fase simbiotica;  ovvero nella fase del narcisismo primario in cui per il bambino il mondo esterno è limitato solo all’oggetto della sua gratificazione, il seno materno ad esempio.L’ego è ripiegato in se stesso, non vi è separazione tra l’Io e l’Es, ed i prototipi di questa prima età evolutiva sono la condizione uterina ed il sonno.  B. Bettelheim nella sua opera “La fortezza vuota”, identificò infatti l’autismo infantile alla fase in cui interamente la libido è ripiegata sull’individuo ancorchè sugli oggetti esterni.
In realtà è piuttosto difficile tracciare un netto limite tra autismo “normale” ed uno che invece esubera i limiti della norma. Ogni persona è caratterizzata, come diceva Husserl da una capacità intenzionale, ovvero è la naturale tendenza verso l’altro ( i simili, la natura, il mondo..) che ci rende possibile il conoscere e fare esperienza della vita. Quando tale “intenzionalità” segue vie impervie, ovvero differenti dalla nostra consuetudine e dalla norma, si parla di disturbi affettivo-relazionali. L’isolamento è spesso associato a disturbi del linguaggio ( ecolalia),azioni stereotipate o coazioni a ripetere. Questi fattori  determinarono in una corrente psichiatrica statunitense degli ultimi decenni un avvicinamento dell’autismo alla schizofrenia: ad esempio le catatonìe dello schizofrenico hanno molte somiglianze con le coazioni e le stereotipie autistiche. Tuttavia Kanner , ed altri psichiatri europei, preferiscono parlare di “disturbo autistico del rapporto affettivo”.
Nonostante sembri del tutto infruttuoso, il rapporto che si stabilisce con un individuo affetto da autismo è molto importante. Un tempo si provvedeva ad internare gli autistici , accomunandoli con gli individui affetti da schizofrenie e da altri gravi disturbi psichiatrici, ma la legge 180/78, la famosa legge -quadro Basaglia, sembrò cambiare molte cose atte a ridare una maggiore dignità alle persone affette da tali problemi. Le sue concezioni devono molto alle teorie dello psichiatra statunitense Stack Sullivan, padre della terapia interpersonale dei “malati di mente”. Secondo Stack Sullivan era da rigettare il rapporto autoritativo tra il medico e il malato;  esiste piuttosto un campo relazionale secondo cui la personalità è forgiata  ed influenzata dalle altre personalità con cui entra a contatto. Per questa ragione i trattamenti a cui si sottoponevano i malati di mente, a volte semplicemente atroci come lo shock insulinico indotto nei momenti di crisi oltrechè la famosa”camicia di forza”, erano più deleteri che altro. Da un punto di vista giuridico anche illeciti, diremo oggi. Sebbene,  è consigliabile conservarne di quest’ultima  almeno un esemplare come un cimelio storico, più gelosamente del cappio di Dongo, a pensarci bene, in quanto può improvvisamente tornare utile, non si sa mai, per persone finora considerate “normali”. Con la legge Basaglia si cercò di ridare una dignità, dicevo, a tutte quelle persone affette da disturbi molto gravi che compromettono l’intera personalità… financo a quella che è forse una delle peggiori; la sindrome persecutoria-paranoide in cui il malato vede il mondo coalizzato contro di sé, vede nemici dappertutto sino al limite critico in cui non si distingue più “l’amico più fidato dal nemico”, insomma, una sindrome davvero devastante, che pare peggiorare con l’età  senile, per chi n’è soggetto e per chi è soggetto a doverne subire le conseguenze.
 Tuttavia la legge Basaglia, come molte altre leggi ispirate a grandi idee ma nella sostanza fatte “all’italiana”, pur avendo il merito di aver fatto pressocchè sparire quei veri e propri lager che erano i manicomi, non ha dato però risposte esaustive in merito a questo grande problema sociale. La legge Basaglia prevedeva, in teoria, tutto un sistema collaterale di supporto e di assistenza esterna  ai malati;cioè la creazione di quei campi relazionali atti a ricreare un rapporto sociale tra l’individuo ed il mondo, nei limiti del possibile. Ma l’aiuto ed il sostegno che ciò avrebbero dovuto comportare al posto dell’internamento spesso è stato insufficiente. Essendo una legge-quadro essa delineava a grosse linee le direttive entro cui , poi le Regioni avrebbero legiferato con l’autonomia a loro riconosciuta dall’art.117 Costituzione. Ecco, a questa serviva una legge quadro ( parlo al passato perché con la riforma costituzionale del 2001 non ce ne sono più sebbene siano ancora vigenti quelle precedenti). Serviva  a stabilire il percorso entro cui le Regioni potevano avvalersi di varie risorse del territorio e delle loro funzioni per poterne realizzare i contenuti, ecco , questo è il significato di una legge-quadro e non certo quello più prosaico, ma più usato, di un ornamento da appendere al muro e non se ne parla più.

Tecla Squillaci
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