I prof «distratti» accusati di violenza sessuale
Cosa può fare una ragazzina di dodici anni molestata
a scuola dal compagno di classe? Protestare?
Certo. Prendere a pugni il molestatore
che la segue anche in bagno per palpeggiarla?
Perché no?
A patto, però, che la vittima non venga poi
costretta a salire sul banco degli imputati dal
professore zelante che, nel tentativo di mettere
a posto le cose, non trovi di meglio da fare
che scrivere sul diario della studentessa: «Messaggio
per i genitori. Fate vestire vostra figlia in
maniera più consona». Un modo per trasformare
una dodicenne molestata da vittima in carnefice,
solo per il fatto che magari ha indossato
una minigonna o mostrato l’ombelico.
Ma la storia, accaduta due anni fa in una
scuola bene di Palermo, secondo quanto raccontava
ieri il quotidiano «La Repubblica», è finita
sulla scrivania del sostituto procuratore
Maurizio Agnello che, dopo aver vagliato il caso,
ha indagato quattro insegnanti per violenza
sessuale in quanto non avrebbero vigilato adeguatamente
sulla classe permettendo, di fatto,
l’atteggiamento molesto nei confronti della ragazzina.
A squarciare il velo sulla vicenda, riferisce il
quotidiano, sono stati i genitori della ragazzina
molestata (che nel frattempo ha cambiato scuola)
con un esposto presentato alle autorità scolastiche
e alla magistratura nel quale denunciavano
l’accaduto mettendo l’accento sulla «distrazione» dei docenti.
L’esposto, in realtà, avrebbe preso una strada
diversa se soltanto la preside e uno degli insegnanti
chiamati in causa dal genitore non avessero
presentato una controquerela e non si fossero
opposti all’archiviazione della denuncia
per diffamazione e calunnia che avevano presentato
contro il papà della ragazzina, reo di
averli invischiati in un affare nel quale non
c’entravano alcunché infangando il loro buon
nome.
Il gip, così, ha deciso di continuare ad indagare.
Soltanto a quel punto otto degli ex compagni
di classe della ragazzina, chiamati in causa come
testimoni, hanno confermato i racconti delle
molestie facendo pendere la bilancia per
l’accusa di violenza sessuale visto che la legislazione
penale italiana considera alla stessa stregua
il molestatore (in questo caso non imputabile
in quanto appena dodicenne) e chi ha l’obbligo
giuridico di impedire le molestie. E non è
in discussione che, in una scuola, l’obbligo di vigilare
e di impedire che accadano di queste cose,
tocchi ai professori.
Alla vicenda - cominciata per scherzo e proseguita
sul binario del bullismo becero con il ragazzino
che sarebbe stato preso a pugni dalla
sua vittima dopo che più volte l’avrebbe seguita
in bagno arrivando ad aggredirla mimando
l’atto sessuale - dopo due anni, non è ancora
stata messa la parola fine. La Procura, infatti, pare
intenzionata a sentire tutti i testimoni del caso,
professori compresi che si difendono affermando
di aver sempre fatto il proprio dovere e
di non aver mai assistito ad alcuna violenza.
M.C. (da www.lasicilia.it)