Esami di Stato. Agli orali trionfa il Novecento
Data: Martedì, 03 luglio 2007 ore 20:22:32 CEST
Argomento: Rassegna stampa


"Maturità, t’avessi preso prima…", esclamava Venditti in "Notte prima degli esami", storica canzone, divenuta subito inno sacro e scaramantica preghiera dei maturandi di tutta Italia. Niente da fare, prima o poi, presto o tardi, tocca a tutti. L’esame di maturità è un passaggio obbligato, un appuntamento inderogabile. Una sorta di limes invisibile (eppure c’è) che segna il confine tra la fase della leggera adolescenza e quella di una più responsabile giovinezza, in cui si fanno i conti con se stessi, con le proprie scelte, in cui sei costretto, vuoi o non vuoi, a cavartela da solo. E’ una sorta di indispensabile pass per crescere, per accedere ad un’altra fase della vita, più consapevole di sé, degli altri e di ciò che ti gira intorno. Ma di tutto questo forse i maturandi in fibrillazione neppure si rendono conto. Ma poco importa. A conti fatti, ci sarà tempo per riflettere. Adesso l’importante è ripassare, rileggere, rubacchiare qualche idea e qualche spunto dell’ultima ora. E soprattutto, riordinare il caos generato dalle poche o molte idee un po’ troppo sparpagliate in testa.

E’ la mattina dell’inizio degli esami orali, che andranno avanti fino a metà luglio. C’è attesa, ansia, tensione. Si ride poco, si ironizza ancora meno. A tratti, ci si rilassa, farfugliando qua e là qualche sillaba confusa con i professori appena arrivati. Le tesine ci sono tutte. Le nozioni in testa pure.

O almeno, è quel che si spera. «Non ci posso credere… è quasi finita!», esclama col volto teso e lo zaino traboccante di libri, Martina, 18 anni, studentessa della terza M del liceo classico "Cutelli". Purtroppo (o forse per fortuna), sarà la prima a sostenere i tanto attesi esami orali della maturità 2007 e a esibire il suo (non sappiamo ancora quanto pesante) bagaglio culturale dinanzi alla temuta commissione costituita, secondo la recentissima riforma, per metà da membri interni e per metà da commissari esterni, veri o presunti cerberi, con la funzione di equilibrare qualche slancio di troppo nei confronti dei candidati. «Sto malissimo. Sono molto tesa. Porterò una tesina dal titolo "La lanterna e la lampada". Esaminerò la poetica di Pascoli, parlerò del Fascismo, della lanterninosofia di Pirandello de "Il fu Mattia Pascal" e il relativismo nichilista di Nietzsche», spiega, stringendosi nell’overdose di conforto dell’abbraccio delle sue amiche Roberta, Ludovica e Giulia, accorse già alle 8 di mattina per sostenerla. «Farò medicina - confessa - sono cresciuta con un padre chirurgo e il suo lavoro mi ha sempre appassionato. So che i test di ammissione non saranno per nulla facili, ma va bene così», aggiunge Martina.

Guarda caso, anche Daniele, suo compagno di classe, occhiali da sole e sguardo asettico, sceglierà Medicina. «Credevo che il nuovo esame fosse più duro, invece per fortuna è andato tutto bene e, alla fine, i commissari esterni non sono stati poi così spietati», dice. La sua tesina sarà un percorso sul suggestivo tema dell’inganno e dell’illusione. A farla da padrone, ancora una volta il Novecento, Pirandello, la prima Guerra Mondiale.

«La maturità? Francamente, non ho mai capito a che cosa serva», tuona senza mezzi termini Luigi, pure lui del "Cutelli", appassionato di greco e latino. «Da grande farò l’archeologo», dice convinto. «Perché il passato è molto importante». Soddisfatto, il prof. Alfio Lanaia, membro esterno di discipline classiche. «Il nuovo esame ha spaventato di più gli studenti, e in effetti anche la versione di latino di Seneca presentava qualche difficoltà, soprattutto nella sintassi. Ma alla fine, è stato meglio così. C’è stata una spinta in più a favore dell’impegno nello studio».

ELENA ORLANDO (da www.lasicilia.it)







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