LA «PROF» RACCONTA: Vita da «riformata» dietro a una cattedra
Data: Mercoledì, 21 febbraio 2007 ore 13:53:44 CET
Argomento: Rassegna stampa


Da vent’anni a questa parte, di certezze ne hanno avute davvero poche. E chi ha cominciato a insegnare proprio all’inizio degli anni Ottanta, oggi può vantare all’attivo ben quattro riforme della Scuola (una è in corso d’opera), più leggi, leggine e aggiustamenti vari alle riprogrammazioni che si sono succedute nel tempo: dall’autonomia di Berlinguer, al riordino dei cicli di Tullio De Mauro; dalla rivoluzione morattiana, al "cacciavite" di Giuseppe Fioroni. Una vita "riformata" tra i banchi, fatta di pochissimi vantaggi - cambiamenti hanno forzato la scuola italiana a un costante dibattito, all’autoanalisi, alla ricerca, all’innovazione, svegliandola dal suo nobile letargo" - e caratterizzata da una moltitudine di riflessi negativi, con la presenza di norme contraddittorie, procedure farraginose, assenza di chiari standard e di precise direttive sulle prestazioni da fornire. Una vita "riformata" dietro la cattedra, come quella di Maria Pina Crifò, 56 anni, e buona parte di questi spesi ad inerpicarsi lungo i sentieri del precariato, del pendolarismo e del caos che contraddistingue il quadro normativo del sistema. Ha iniziato la sua carriera da rivoluzionaria romantica - non mi piaceva la scuola ai miei tempi, e mi sarebbe piaciuto cambiarla» - e oggi, pochi anni dalla pensione, può dire fermamente: «Siamo tutti disorientati, docenti e alunni (noi, aggiungeremmo anche i politici, ndc): nessun escluso».
Oggi la prof.ssa Crifò insegna filosofia, pedagogia, psicologia, sociologia e metodologia della ricerca al liceo sperimentale "Regina Elena" di Acireale, ma di strada ne ha dovuta fare tanta, prima di raggiungere il traguardo prefissato: laureatasi velocemente in Pedagogia (aveva 22 anni), ha infatti cominciato a impartire lezioni nelle scuole private per ottenere punteggio, frequentando frattanto i corsi abilitanti per "Storia e filosofia". Dopo pochi mesi, è arrivato il (vecchio) concorso nazionale a cattedra, che l’ha vista partecipare allo scritto (per insegnare alle Medie) nel lontano ’72: Eravamo migliaia per pochissimi posti disponibili: lo superai brillantemente». Ma in attesa di sostenere gli orali, per ben 7 anni la nostra Maria Pina è rimasta in bilico, senza ricevere alcuna notizia da parte del ministero, che le recapitò il messaggio di convocazione a pochi giorni dal suo matrimonio. Il tutto, proprio quell’anno (era il ’79) in cui, dopo tanto peregrinare (Adrano e Caltagirone) aveva finalmente ottenuto una supplenza annuale allo Spedalieri di Catania: «Il telegramma ministeriale mi è stato recapitato insieme a quelli delle nozze - spiega la professoressa Crifò - tant’è che inizialmente non avevo neanche capito che si trattava del concorso, visto che era passato così tanto tempo... Così, presa alla sprovvista, ho annullato la "luna di miele" e sono partita con mio marito verso Roma, trascinandomi dietro due valigie cariche di libri, e chiedendo al preside dello "Spedalieri" di trovare la supplente della supplente, in attesa di conoscere l’esito».
Oggi, mentre ripensa a quei tempi, le scappa un sorriso, tra malinconia e nostalgia. Da lì, l’ambita conquista e una cattedra "tutta sua" presso una scuola media della piccola frazione di Nunziata di Mascali e l’inizio di tutte quelle trasformazioni che hanno stravolto gli assetti delle scuole. Fino ai giorni nostri. «Per comprendere tutte queste Riforme devi essere un pedagogista: è pesante cambiare di frequente, non tutti riescono ad adattarsi dice la professoressa che è iscritta all’Albo Nazionale dei Pedagogisti clinici dal 1999 - Hanno combinato tanti pasticci: nessun processo di riorganizzazione è riuscito a concludersi, la politica non lo ha permesso. Come se non bastasse, la scuola italiana vive quello che alcuni studiosi hanno chiamato "eccesso di competenze", cioè il rifiuto di ogni innovazione in nome della propria raggiunta eccellenza didattico-pedagogica-organizzativa. Io invece sono favorevole un cambiamento drastico, purché si raggiunga l’obiettivo di una scuola Europea, aperta a 360 gradi e fortemente innovativa».
Tutte le riforme degli ultimi dieci anni hanno avuto un solo carattere comune: l’incompletezza. La Moratti ha sì cercato di raggiungere tutti i settori della sistema dell’istruzione, ma non è riuscita a portare a termine il suo programma. Così le riforme e le vecchie norme convivono con una serie di sovrapposizioni e contraddizioni che producono non poca inefficienza nel sistema: «Condividevo molti punti della Riforma del 2003, ma oggi, con le nuove direttive, siamo di nuovo punto e capo: basti pensare che quest’anno dovrò andare presso un altro istituto per valutare i ragazzi dei miei colleghi, mentre qualcuno verrà qui, per seguire la Maturità dei miei alunni. Mi sembra assurdo. Non c’è fiducia nei confronti degli insegnanti che, dopo cinque anni, conoscono bene i risultati attesi e quelli raggiunti dalle loro classi». in attesa di una svolta concreta: «Basta con la "riformite", che rischia di farci ammalare tutti».

ASSIA LA ROSA (da www.lasicilia.it)







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