Da vent’anni a questa parte, di certezze ne
hanno avute davvero poche. E chi ha cominciato
a insegnare proprio all’inizio degli
anni Ottanta, oggi può vantare all’attivo ben
quattro riforme della Scuola (una è in corso d’opera),
più leggi, leggine e aggiustamenti vari alle riprogrammazioni
che si sono succedute nel tempo:
dall’autonomia di Berlinguer, al riordino dei
cicli di Tullio De Mauro; dalla rivoluzione morattiana,
al "cacciavite" di Giuseppe Fioroni. Una vita
"riformata" tra i banchi,
fatta di pochissimi vantaggi -
cambiamenti hanno forzato
la scuola italiana a un costante
dibattito, all’autoanalisi,
alla ricerca, all’innovazione,
svegliandola dal suo
nobile letargo" - e caratterizzata
da una moltitudine
di riflessi negativi, con la
presenza di norme contraddittorie,
procedure farraginose,
assenza di chiari standard
e di precise direttive
sulle prestazioni da fornire.
Una vita "riformata" dietro
la cattedra, come quella di
Maria Pina Crifò, 56 anni, e
buona parte di questi spesi
ad inerpicarsi lungo i sentieri
del precariato, del pendolarismo
e del caos che
contraddistingue il quadro
normativo del sistema. Ha
iniziato la sua carriera da rivoluzionaria
romantica -
non mi piaceva la scuola ai
miei tempi, e mi sarebbe
piaciuto cambiarla» - e oggi,
pochi anni dalla pensione,
può dire fermamente: «Siamo
tutti disorientati, docenti e alunni (noi, aggiungeremmo
anche i politici, ndc): nessun escluso».
Oggi la prof.ssa Crifò insegna filosofia, pedagogia,
psicologia, sociologia e metodologia della ricerca
al liceo sperimentale "Regina Elena" di Acireale,
ma di strada ne ha dovuta fare tanta, prima di raggiungere
il traguardo prefissato: laureatasi velocemente
in Pedagogia (aveva 22 anni), ha infatti
cominciato a impartire lezioni nelle scuole private
per ottenere punteggio, frequentando frattanto i corsi abilitanti per "Storia e filosofia". Dopo
pochi mesi, è arrivato il (vecchio) concorso nazionale
a cattedra, che l’ha vista partecipare allo
scritto (per insegnare alle Medie) nel lontano ’72:
Eravamo migliaia per pochissimi posti disponibili:
lo superai brillantemente». Ma in attesa di sostenere
gli orali, per ben 7 anni la nostra Maria Pina
è rimasta in bilico, senza ricevere alcuna notizia
da parte del ministero, che le recapitò il messaggio
di convocazione a pochi giorni dal suo
matrimonio. Il tutto, proprio quell’anno (era il
’79) in cui, dopo tanto peregrinare (Adrano e Caltagirone)
aveva finalmente ottenuto una supplenza
annuale allo Spedalieri di Catania: «Il telegramma
ministeriale mi è stato recapitato insieme
a quelli delle nozze - spiega la professoressa
Crifò - tant’è che inizialmente non avevo neanche
capito che si trattava del concorso, visto che era
passato così tanto tempo... Così, presa alla sprovvista,
ho annullato la "luna di miele" e sono partita
con mio marito verso Roma, trascinandomi
dietro due valigie cariche di libri, e chiedendo al
preside dello "Spedalieri" di trovare la supplente
della supplente, in attesa di conoscere l’esito».
Oggi, mentre ripensa a quei tempi, le scappa un
sorriso, tra malinconia e nostalgia. Da lì, l’ambita
conquista e una cattedra "tutta sua" presso una
scuola media della piccola frazione di Nunziata di
Mascali e l’inizio di tutte quelle trasformazioni
che hanno stravolto gli assetti delle scuole. Fino ai
giorni nostri. «Per comprendere tutte queste
Riforme devi essere un pedagogista: è pesante
cambiare di frequente, non
tutti riescono ad adattarsi
dice la professoressa che è
iscritta all’Albo Nazionale
dei Pedagogisti clinici dal
1999 - Hanno combinato
tanti pasticci: nessun processo
di riorganizzazione
è riuscito a concludersi, la politica
non lo ha permesso.
Come se non bastasse, la
scuola italiana vive quello
che alcuni studiosi hanno
chiamato "eccesso di competenze",
cioè il rifiuto di
ogni innovazione in nome
della propria raggiunta eccellenza didattico-pedagogica-organizzativa. Io invece sono favorevole
un cambiamento drastico, purché si raggiunga l’obiettivo
di una scuola Europea, aperta a 360 gradi
e fortemente innovativa».
Tutte le riforme degli ultimi dieci anni hanno
avuto un solo carattere comune: l’incompletezza.
La Moratti ha sì cercato di raggiungere tutti i settori
della sistema dell’istruzione, ma non è riuscita
a portare a termine il suo programma. Così le
riforme e le vecchie norme convivono con una serie
di sovrapposizioni e contraddizioni che producono
non poca inefficienza nel sistema: «Condividevo
molti punti della Riforma del 2003, ma oggi,
con le nuove direttive, siamo di nuovo punto e
capo: basti pensare che quest’anno dovrò andare
presso un altro istituto per valutare i ragazzi dei
miei colleghi, mentre qualcuno verrà qui, per seguire
la Maturità dei miei alunni. Mi sembra assurdo.
Non c’è fiducia nei confronti degli insegnanti
che, dopo cinque anni, conoscono bene i risultati
attesi e quelli raggiunti dalle loro classi».
in attesa di una svolta concreta: «Basta con la
"riformite", che rischia di farci ammalare tutti».
ASSIA LA ROSA (da www.lasicilia.it)