Insultano e picchiano un compagno di classe diversamente abile
Data: Lunedì, 13 novembre 2006 ore 10:15:40 CET
Argomento: Rassegna stampa


diversamenteabileMILANO - Un'impronta digitale informatica. I ragazzi che hanno messo su Internet il video in cui deridevano, insultavano e picchiavano un compagno di classe down avrebbero lasciato una traccia che potrebbe portare la polizia postale al loro computer. Ma non solo: su Google fino a pochi giorni fa era visibile un secondo filmato, girato dallo stesso "regista", in cui compariva anche una professoressa.
Entrambi i video sono stati rimossi dagli stessi responsabili di Google contattati dagli investigatori. Gli investigatori sono piuttosto ottimisti, due strade potrebbero portare nel giro di poche ore a individuare i protagonisti del video che nelle scorse settimane era visibile sul sito www. video. google. it.

La prima novità, appunto, è l'impronta lasciata dagli stessi colpevoli che avrebbero agito senza nessuna particolare cautela, sicuri che nessuno sarebbe andato a cercarli. Così i gestori del motore di ricerca Google potranno indicare alla magistratura il sito su cui il filmato è comparso per la prima volta. Da qui, grazie ai programmi utilizzati dagli investigatori, sarà possibile risalire all'utente che ha messo in rete le immagini. Il gestore infatti conserva traccia di tutti i video che transitano tramite www. video. google. it: è il "log", una sorta di registro di tutte le operazioni compiute sui server in cui è racchiuso l'identificativo del primo computer che ha messo in rete il file.

Ma non basta. Agli atti dell'inchiesta che per il momento è ancora nelle mani della procura ci sarebbe anche un secondo video. Oggetto: una lezione nella classe frequentata dal ragazzo down. In questo secondo spezzone non sono documentate crudeltà nei confronti di Mario (il nome è di fantasia), ma i protagonisti sono gli stessi. È però visibile anche una donna, probabilmente la professoressa, che vedendo le immagini pubblicate da "Repubblica" potrebbe farsi avanti permettendo di individuare la classe e di capire se gli studenti sono minorenni oppure no.
Dall'analisi del video emergono singoli elementi che potrebbero portare a una prima localizzazione della scuola: l'accento dei ragazzi ripresi, il giornale in mano a una studentessa e forse un quaderno con lo stemma di una squadra di calcio. La qualità delle immagini, infatti, è buona e permette di esaminare i dettagli ripresi con la telecamera.

Intanto accusa Edoardo Censi, 65 anni, presidente dell'associazione Vividown: "La classe ha taciuto". La querela dell'associazione non riguarda però soltanto gli autori del video, ma lo stesso motore di ricerca attraverso il quale era visibile su Internet: "Questa è un'indagine molto delicata - spiega l'avvocato Guido Camera che rappresenta l'associazione - noi non vogliamo creare ulteriore disagio al ragazzo vittima dello scherzo dei compagni. Più che il singolo episodio siamo interessati a che sia affrontato il fenomeno nel suo complesso. Abbiamo querelato anche Google perché ci sembra impossibile che un filmato così possa essere messo in rete senza un adeguato controllo. Un caso analogo recentemente ha portato alla condanna di un motore di ricerca da parte del Tribunale di Aosta".

Se la procura avvierà un'indagine affermando la responsabilità del motore di ricerca, la decisione potrebbe essere una rivoluzione nel mondo di Internet. E c'è infine l'eventuale responsabilità della scuola: "Bisogna fare piena luce - chiede Roberto Giachetti, deputato della Margherita - sul comportamento dell'insegnante e del dirigente scolastico. Se emergesse la loro responsabilità, le sanzioni dovrebbero essere esemplari".







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