SCIASCIA BOCCIO' IL LIBRO DI MONTALBANO
Data: Venerd́, 10 novembre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


SCIASCIA BOCCIO' IL LIBRO DI MONTALBANO

 

Il rapporto tra scrittori ed editori è un aspetto a volte poco indagato della produzione letteraria. Eppure, se esiste chi scrive, deve esistere anche un editore volenteroso che apprezzi e pubblichi i suoi scritti. E se poi l’autore è un uomo che non ha il dono dell’opportunità e della prudenza come Leonardo Sciascia, il rapporto può configurarsi difficile e complesso e svilupparsi in modo tormentato, sempre sul filo del rasoio e sull’orlo della rottura.
Così giunge a illuminarci su questo interessante, ma poco sondato aspetto della vita e dell’opera dello scrittore siciliano un saggio di Giovanna Lombardo, da poco uscito sulla rivista La fabbrica del libro, bollettino di storia dell’editoria italiana pubblicato da Franco Angeli. Attraverso una minuziosa ricostruzione delle difficili relazioni di Sciascia con i suoi numerosi editori, prima Laterza, poi Einaudi, Bompiani, Sellerio e infine Adelphi, la studiosa mette in evidenza intemperanze e casi eclatanti, mescolati ad una corposa serie di progetti non realizzati, che Sciascia faceva poi diventare introduzioni per altri libri e saggi.
Il risultato è il ritratto di un temperamento fiero e poco incline al compromesso, sempre desideroso di trovare per le sue opere la giusta collocazione e di fornire pareri onesti e motivati sulle opere altrui. Non senza conseguenti guai derivati da giudizi negativi, frutto spesso di antiche acrimonie, di cui è testimonianza un caso emblematico, quello che contrappose lo scrittore al deputato comunista Giuseppe Montalbano, penalista e professore universitario, autore di saggi sulla criminalità.
Nel lontano 1963 Sciascia, invitato da Vito Laterza a esaminarlo, cassa, con un giudizio negativo, un manoscritto sulla mafia di Montalbano, accusandolo di insincerità e malafede. Cosa c’era dietro questa decisa, seppur garbata stroncatura? Semplicemente un’accusa calunniosa di Montalbano nei confronti di Sciascia per avere fatto pressioni sul colonnello dei carabinieri Renato Candida con un unico obiettivo: fargli tacere le collusioni con la mafia di alcuni comunisti e di certi notabili democristiani. Niente di più falso, dichiara Sciascia, che considera dunque il libro di Montalbano poco attendibile tanto quanto il suo autore.
Accanto a questo, tra i numerosi episodi della quarantennale avventura editoriale di Sciascia, un altro ci stupisce, invitandoci a una profonda riflessione. E’ il 1976, è passato appena un anno dalla morte di uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento: Pier Paolo Pasolini. Sciascia propone ad Einaudi un volume che raccolga tutti i materiali sulla sua morte apparsi su giornali e riviste. Giulio Einaudi, entusiasta, propone il titolo: La seconda morte di Pier Paolo Pasolini.Chissà perché poi non se ne fa niente e il meritorio progetto sfocia nel nulla, a testimoniare che è sempre controverso il rapporto tra intellettuale e potere. Anche se si tratta di una mente lucida e acuta come quella del siculo scrittore di Racalmuto.

SILVANA LA PORTA

 








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