INSEGNANTI DI SOSTEGNO E DOCENTI PRECARI: VITTIME DELLA FINANZIARIA?
Data: Sabato, 30 settembre 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Insegnanti di sostegno, docenti precari e supervisori: vittime sacrificali della prima finanziaria dell’Unione?

I numerosi interventi del Ministro T. P. S. in merito ai supposti danni subiti dal malfunzionamento della P. A., avvenuti nei mesi scorsi, e i continui attacchi subiti dalla Scuola e dall’Università pubblica avevano preannunciato la scure che ora sta cadendo sugli insegnanti di sostegno, i docenti precari, i supervisori delle SSIS, così come paventato dalle prime indiscrezioni che circolano nei vari siti sindacali e nelle riviste di settore sui possibili articoli della nuova finanziaria.
La speranza è sempre l’ultima a morire, ed è pur vero che la finanziaria in genere è riscritta almeno diverse volte prima della sua approvazione, ma non possiamo esimerci dal valutare negativamente quegli articoli, sulla Scuola, della finanziaria, che in queste ore circolano, in particolare:
- su un eventuale innalzamento del numero degli insegnanti rispetto al numero degli alunni, da 10,6 a 12 alunni per insegnante;
- su un eventuale innalzamento del numero di alunni necessario per la nomina di un insegnante di sostegno, da 138 a 168 alunni per insegnante di sostegno;
- su l’abolizione della figura del supervisore e la messa in cantiere delle SSIS a partire dal prossimo anno accademico.
Di certo abbiamo assistito in questi mesi al solito dibattito sordo tra le mura del ministero dell’Economia e quello dell’Istruzione, ci aspettavamo (non senza protestare) anche delusi il solito baratto del blocco delle assunzioni in cambio della messa in cantiere dell’idea di nominare un supplente dopo tre mesi di assenza del titolare (nella scorsa legislatura si arrivò a 15 giorni), ma mai nessuno si immaginava che dopo la convocazione recente di un tavolo tecnico sulla Disabilità si arrivasse a diminuire il numero di insegnanti di sostegno, che dopo gli appelli delle associazioni di categoria (SFIDA, FISH) denuncianti la mancanza di personale educativo specializzato nelle aree di sostegno, si giungesse alla mortificazione della persona umana, all’abolizione di una normativa invidiata dall’Europa proprio perché non si sa dove prendere i soldi reclamati dalla stessa Europa.
E che dire del falso rapporto di 10,6 alunni per insegnante, denunciato dal Ministro T.P.S., perché considera i migliaia di docenti di religione recentemente immessi in ruolo dallo Stato e i non sufficienti insegnanti di sostegno (rispetto al fabbisogno), nel numero generale utile al confronto con gli altri paesi Europei (numero lì non calcolato)?. Ma chi entra nelle classi della Scuola italiana non trova neanche i banchi e le sedie, visto l’alto numero degli alunni (30 per classe) e le poche risorse rimaste a disposizione per la cura dei locali.
L’ultima ciliegina non poteva che riguardare le SSIS, perché già, invece di bloccare i corsi riservati per 70.000 docenti, si pensa di risparmiare i costi dei futuri percorsi ordinari delle SSIS che abilitano 12.000 persone ogni due anni a dispetto proprio dei sistemi formativi vigenti in Europa e in mora di una futura formazione degli insegnanti di là a venire. I supervisori possono raccogliere i bagagli e andare a casa senza neanche un grazie per il lavoro svolto: bisogna risparmiare.
Oh, finalmente qualcuno si è accorto che si stanno abilitando troppi insegnanti senza alcun criterio selettivo e numero programmato, pardon, forse questa osservazione serve soltanto per la letteratura scolastica, visto che neanche le richieste sindacali (ANP, 26-09-06) di una selezione del personale e in particolare di un reclutamento immediato dei docenti abilitati presso le SSIS e le Facoltà di Scienze della Formazione Primaria trovano ascolto.
Potremmo ripetere in sintesi gli slogans trascritti nel programma dell’Unione: rivalutazione della Scuola pubblica, valorizzazione della formazione universitaria, sostegno alla persona, già ripeterli …alle prossime elezioni…sperando in una finanziaria vera che rilanci lo sviluppo, valorizzi il personale educativo, metta al centro i bisogni dell’alunno e non quelli della cassa.
Per ora ci attendono soltanto nuove manifestazioni, scioperi e la coscienza di portare avanti nelle nostre aule il sistema educativo del Paese.
Evitateci almeno i rimpianti di una Scuola pubblica di qualità, come le accuse di incapacità o di indolenza…sperando sempre di sbagliare.

26 settembre 2006
Il Collegio Nazionale di Presidenza






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