50 miliardi di euro per il programma di ricerca 2007-2013
Data: Sabato, 24 giugno 2006 ore 14:24:13 CEST Argomento: Ministero Istruzione e Università
L'Aula ha adottato la relazione di Jerzy
BUZEK (PPE/DE, PL) sulla
proposta di decisione relativa al Settimo programma quadro di attività
comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione per il periodo
2007-2013. Alla luce dell'accordo raggiunto con il Consiglio, il Parlamento ha
allineato la dotazione del Programma alle nuove prospettive finanziarie che
coprono lo stesso periodo. L'importo globale, escluse le spese per il programma
Euratom, sarà quindi di 50,524 miliardi di euro, contro i 72,726 miliardi
proposti inizialmente dalla Commissione. Va però considerato che la dotazione
del programma per il periodo precedente ammontava a 16,279 miliardi per cinque
anni e, pertanto, gli stanziamenti annuali sarebbero più che raddoppiati. I
deputati propongono una ripartizione della dotazione globale che privilegi la
cooperazione tra industrie e università. Precisano poi che non si possono
finanziare attività di ricerca volte alla clonazione umana o che siano intese a
produrre modificazioni ereditabili del genoma umano o a creare embrioni umani
per l'approvvigionamento di cellule staminali.
Il programma quadro si articolerà in quattro programmi
specifici:
-
Il programma
Cooperazione, che promuoverà
la collaborazione tra l’industria e la ricerca accademica in tutta Europa
per conseguire la leadership nei settori chiave della tecnologia. E'
suddiviso nei seguenti temi prioritari: Salute, Prodotti alimentari,
agricoltura e biotecnologie; Tecnologie dell'informazione e della
comunicazione; Nanoscienze e nanotecnologie; Energia, Ambiente, Trasporti,
Scienze socioeconomiche, Sicurezza e spazio.
-
Il programma
Idee, da realizzare sotto la
guida del Consiglio europeo per la ricerca, che sosterrà la ricerca di
frontiera tenendo conto unicamente del criterio dell’eccellenza scientifica.
-
Il programma
Persone, che offrirà un
sostegno significativo alla mobilità e allo sviluppo di carriera dei
ricercatori sia in Europa sia su scala mondiale.
-
Il programma
Capacità, destinato a
contribuire allo sviluppo delle capacità di cui l’Europa ha bisogno per
essere una fiorente economia fondata sulla conoscenza, e che per la prima
volta sosterrà infrastrutture di ricerca su larga scala a livello europeo.
E' così suddiviso: Infrastrutture di ricerca; Ricerca a favore delle PMI,
Regioni della conoscenza; Potenziale di ricerca, Scienza e società; Attività
di cooperazione internazionale.
Alcuni emendamenti avanzati dai deputati, prevedono anche
una ridistribuzione dei fondi
tra le diverse componenti del Programma, sia tra i quattro programmi specifici
sia al loro interno. Così, rispetto a quanto proposto dalla Commissione, i
deputati assegnano una quota maggiore di fondi al programma Cooperazione e la
riducono agli altri. Inoltre, contrariamente alla proposta iniziale, destinano
più fondi al programma Persone che a quello Capacità.
Più in particolare, per il programma Cooperazione
prevedono il 64% degli stanziamenti (32,492 miliardi di euro), a Idee è
assegnato il 15% (7,560 miliardi), a Persone il 9,5% (4,777 miliardi) ed a
Capacità il 7,8% (3,944 miliardi). Alle azioni non nucleari del Centro comune di
ricerca, invece, destinano il 3,5% delle risorse (1,751 miliardi), ossia una
proporzione più elevata rispetto alla proposta della Commissione (2,5%).
All'interno del programma Cooperazione, i deputati hanno poi privilegiato, in
proporzione, i temi dell'energia e delle scienze economiche. Più in particolare,
un emendamento chiede che «circa due terzi della dotazione» devono essere
destinati alla ricerca in merito all'energia rinnovabile nonché all'efficienza e
ai risparmi energetici. Nel programma Capacità, invece, sono stati sacrificati
campi delle infrastrutture di ricerca e delle attività internazionali a favore
di tutti gli altri.
Occorre anche precisare che numerosi emendamenti
riguardano i nove temi prioritari individuati dalla Commissione nel programma
Cooperazione. Pur accogliendo con favore questa selezione, i deputati ne
ampliano e chiariscono le definizioni. Inoltre, auspicano che ad essi siano
aggiunte una serie di attività che, ai loro occhi, meritano il sostegno dell'UE.
Propongono, peraltro, la scissione del tema Sicurezza e Spazio in due rubriche
distinte, dotate di pari finanziamento. I temi diverrebbero quindi dieci.
Questioni etiche -
clonazione e cellule staminali
Le questioni etiche sono state al centro del dibattito
tenutosi in Aula (in proposito si veda il resoconto). I deputati sostengono che
il 7PQ non debba finanziare le attività di ricerca «volte alla clonazione umana
a fini riproduttivi» né quelle intese a modificare il patrimonio genetico degli
esseri umani che potrebbe rendere ereditabili tali modifiche. Con 284 voti
favorevoli, 249 contrari e 32 astensioni, il Parlamento ha accolto l'emendamento
proposto dalla commissione per l'industria e la ricerca sulle cellule staminali
che vieta il ricorso a fondi comunitari per finanziare la ricerca volta «a
creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per
l'approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di
nuclei di cellule somatiche».
D'altra parte, la ricerca sull'utilizzo delle cellule
staminali umane, adulte o embrionali, può essere finanziata nell'ambito del
programma quadro, «in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica che
del contesto giuridico esistente nello Stato membro/negli Stati membri
interessati». Tuttavia, il Parlamento precisa che un'eventuale richiesta di
finanziamento in tale campo «deve comprendere i particolari delle misure
adottate in materia di licenza e di controllo da parte delle autorità competenti
degli Stati membri». E, per quanto concerne l'uso di cellule staminali
embrionali umane, le istituzioni, gli organismi e i ricercatori «devono essere
soggetti a un regime rigoroso in materia di licenze e di controllo conformemente
al quadro giuridico dello Stato membro/degli Stati membri interessati». Riguardo
alle questioni etiche, i deputati ritengono poi che i campi di ricerca
dovrebbero essere riesaminati in occasione della seconda fase del Programma, in
funzione dei progressi scientifici.
In proposito, giova sottolineare che - con 238 voti
favorevoli, 287 contrari e 40 astensioni - l'Aula non ha accolto un emendamento
molto restrittivo del finanziamento comunitario alla ricerca presentato da
Giuseppe GARGANI
(PPE/DE, IT). Più in particolare, proponeva di non finanziare i progetti
«vietati negli Stati membri per ragioni legate al rispetto dei diritti umani
fondamentali e dei principi costituzionali» nonché tutte le attività di ricerca
«che compromettono i valori fondamentali della dignità umana». Oltre alla
clonazione umana, vietava il sostegno a interventi sulla linea germinale umana
nonché all'impiego e la creazione di embrioni e cellule staminali embrionali,
«in quanto l'essere umano è fine a se stesso e il corpo umano, in particolare
quello della donna, non deve essere commercializzato. L'UE, infine, non avrebbe
dovuto erogare fondi alla ricerca sulle chimere.
Parimenti - con 255 voti favorevoli, 274 contrari e 35
astensioni - il Parlamento ha respinto un emendamento che chiedeva di limitare
il finanziamento della ricerca alle sole linee di cellule staminali embrionali
create prima del 31 dicembre 2003.
Sostegno alle PMI, ai
giovani e alle donne
I deputati propongono di rafforzare l'implicazione delle
PMI nel Settimo Programma Quadro (7PQ) e di incoraggiare la partecipazione dei
giovani ricercatori e delle donne nel mondo scientifico. In proposito, adottano
a larghissima maggioranza un emendamento proposto dai Verdi con il sostegno di
deputati di altri gruppi - tra cui gli italiani Patrizia
TOIA (ALDE/ADLE, IT), Umberto
PIRILLI (UEN, IT) e Pia
Elda LOCATELLI (PSE, IT)
- il Parlamento chiede «particolare attenzione» all'esigenza di garantire la
partecipazione adeguata delle piccole e medie imprese, «mirando a destinare alle
PMI almeno il 15% della dotazione del programma Cooperazione». Al fine di
conseguire tale obiettivo, è precisato, la loro partecipazione sarà agevolata
«attraverso progetti strategici o cluster
collegati a temi particolari o a progetti che fanno capo alla piattaforma
tecnologica europea».
Le PMI dovrebbero inoltre beneficiare di un migliore
accesso al prefinanziamento. Se gli strumenti destinati specificatamente alla
PMI dovessero venire a mancare, i deputati reclamano che il finanziamento di
altri programmi sia rivisto al fine di stornare i fondi verso quegli strumenti
che hanno esaurito le risorse. Per sostenere la diffusione delle conoscenze,
poi, propongono l'applicazione di un sistema di "buoni di conoscenza" per le
PMI, finanziato a livello degli Stati membri con il sostegno del 7PQ. Questi
"buoni" offrirebbero gratuitamente alle PMI conoscenze e
know how suscettibili di essere
trasformati direttamente in prodotti commerciali innovativi.
Una vera autonomia per
il Consiglio europeo della ricerca
I deputati accolgono con favore l'idea di creare un
Consiglio europeo della ricerca (CER), un nuovo strumento teso a sostenere la
ricerca di punta, ma chiedono che sia dotato di una vera autonomia. In un primo
tempo, il CER dovrebbe avere la forma di un'agenzia esecutiva che, dopo un breve
periodo di transizione, diverrebbe una struttura indipendente. La Commissione
europea dovrebbe quindi presentare una proposta in questo senso al Parlamento e
al Consiglio, da esaminare con la procedura di codecisione. Per evitare
un'amministrazione pesante, i deputati hanno adottato un emendamento che
stabilisce che il CER dovrebbe sostenere un costo di amministrazione e personale
non superiore al 3% della sua dotazione.
Revisione
I deputati chiedono che il Programma sia oggetto di una
revisione continua e sistematica. A loro parere, infatti, la Commissione non
dovrebbe limitarsi ad una sola valutazione di metà percorso nel 2010, bensì a
due revisioni intermedie nel 2009 e nel 2011.
Altri emendamenti tendono a incoraggiare i giovani
ricercatori e a offrire loro un sostegno finanziario all'inizio della loro
carriera scientifica. Sono poi introdotte misure volte a ridurre la "fuga di
cervelli" attraverso contributi per la reintegrazione. I deputati auspicano
anche maggiori sforzi per favorire la partecipazione ai programmi di un numero
superiore di donne. Infine, una serie di emendamenti introducono tra i temi del
programma Cooperazione quello della "Pesca e sfruttamento sostenibile degli
oceani e le attività "Ricerca urbana".
Programma EURATOM
Il Parlamento ha anche adottato a larga maggioranza la
relazione relativa al settimo programma quadro della Comunità europea
dell'energia atomica (EURATOM) per le attività di ricerca e formazione nel
settore nucleare che sarà dotato di un budget complessivo di 2,751 miliardi di
euro.
15/06/2006
Jerzy
BUZEK (PPE/DE, PL) Relazione sulla proposta di decisione del
Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro di
attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione
(2007-2013)
Procedura: Codecisione, prima lettura
&
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio
concernente il settimo programma quadro della Comunità europea dell'energia
atomica (Euratom) per le attività di ricerca e formazione nel settore nucleare
(2007-2001)
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 15.6.2006
Programma di ricerca a favore della crescita, nel rispetto delle
questioni etiche
I deputati concordano sulla necessità di un
Programma di ricerca che contribuisca alla crescita e alla competitività
dell'UE. Per tale ragione deplorano la dotazione finanziaria inadeguata agli
obiettivi. Il sostegno alle PMI e le piattaforme tecnologiche, la creazione di
un clima favorevole ai ricercatori e la fuga dei cervelli, il Consiglio europeo
della Ricerca e il controverso tema delle cellule staminali, sono stati i
principali argomenti affrontati nel corso del dibattito in Aula.
Intervento in nome della Commissione
Janez POTOČNIK
ha affermato che, quella di oggi, «è una giornata importante per la scienza» ed
ha sottolineato che i 54 miliardi stanziati sono meno di quanto proposto dalla
Commissione, ma rappresentano comunque una somma rilevante che sarà in grado di
incentivare la ricerca. Il commissario ha poi precisato che l'Esecutivo accetta,
in tutto o in parte, 2/3 degli emendamenti proposti dal Parlamento. Dopo aver
sottolineato l'importanza di piattaforme tecnologiche flessibili, ha insistito
sul fatto che al Consiglio europeo della Ricerca (CER) dovrà essere garantita
l'indipendenza. Tuttavia, ha sostenuto che «non ha molto senso» procedere a una
revisione della sua struttura nel 2008 proponendo che ciò avvenga nel 2010, in
consultazione con il Parlamento. Ha poi precisato che i costi amministrativi del
CER non dovranno ledere il suo funzionamento.
I merito alla ricerca sulle cellule staminali, il
commissario ha premesso di rispettare tutte le opinioni personali e si è detto
convinto che, vista la diversità delle impostazioni negli Stati membri, occorre
avere un approccio «cauto e pragmatico», che si basi caso per caso. In proposito
ha poi sottolineato che le sfide per i pazienti dovranno essere trattate nel
rispetto delle questioni etiche. La Commissione, ha aggiunto, riconosce il
lavoro utile realizzato dai deputati in quanto fornisce utili chiarimenti e
ritiene che sinon debba deviare da questo approccio. Ha quindi messo l'accento
sulla necessità di garantire il principio della sussidiarietà su tale
questione.
Intervento del relatore
Dopo aver ringraziato le Presidenze che si sono succedute
e i numerosi colleghi implicati nei dibattiti, Jerzy
BUZEK (PPE/DE, PL) ha
sottolineato che la dotazione finanziaria «non è da sogno», ma i 54 miliardi di
euro dimostrano comunque l'impegno dell'Unione sulla via dell'Agenda di Lisbona.
Ha quindi evidenziato che il Settimo Programma Quadro (7PQ) propone nuove idee e
nuovi strumenti, ma garantisce al contempo la continuità con il programma
precedente. Il relatore ha poi sostenuto che il Parlamento contempla tra le sue
priorità la garanzia dell'eccellenza delle strutture e dei ricercatori, anche
per frenare la fuga di cervelli, nonché l'attenzione da attribuire alla ricerca
di base per dare impulso all'innovazione e fare in modo che «l'industria e la
scienza si avvicinino». Inoltre, ha sottolineato l'importanza delle piattaforme
tecnologiche e del sostegno alle PMI.
Il deputato ha poi notato che, grazie al raggiungimento di
numerosi compromessi, la commissione è riuscita a limitare a 315 il numero di
emendamenti alla proposta dell'Esecutivo, senza tuttavia inficiare la struttura
del 7PQ. Ciò, ha aggiunto, è di importanza cruciale per il Parlamento ai fini
dei futuri negoziati con il Consiglio e la Commissione, anche sul bilancio. In
proposito, ha posto in rilievo gli accordi raggiunti sul tema della scienza
della vita, sul CER e sulla razionalizzazione delle procedure. Ma anche sulla
promozione della preparazione degli scienziati a inizio carriera, sullo sviluppo
della ricerca in merito alla sicurezza e allo spazio, nonché il compromesso
sulle cellule staminali. Sottolineando infine come il lavoro «rapido ed
efficiente» del Parlamento abbia dimostrato il suo senso di responsabilità
politica, il relatore ha auspicato che il Programma possa essere avviato il 1°
gennaio 2007.
Interventi in nome dei
gruppi
Paul RÜBIG
(PPE/DE, AT) ha affermato che tutti vogliamo vivere più a lungo e in
salute e che è importante prestare particolare attenzione alla prevenzione. Ha
quindi sottolineato come la politica debba corrispondere alla sanità nonché
l'importanza che la ricerca protegga l'economia europea contro la
globalizzazione, favorendo lo sviluppo di ottimi prodotti che siano in grado di
competere sui mercati internazionali. Il deputato ha poi concluso esprimendo
l'auspicio che il Programma possa essere lanciato sin dal 1° gennaio 2007.
Philippe BUSQUIN
(PSE, BE), ex commissario europeo alla ricerca, ha sottolineato
come gli emendamenti di compromesso indichino la volontà del Parlamento di
chiarire alcuni punti. Ha quindi insistito sul ruolo «essenziale» del Consiglio
europeo della Ricerca per la comunità scientifica e, in proposito, ha espresso
preoccupazione per il suo funzionamento. Dicendosi poi deluso per la dotazione
finanziaria del Programma ha però rilevato che occorre tenere conto anche del
suo effetto moltiplicatore, del ruolo delle piattaforme tecnologiche e del
partenariato pubblico/privato. Il deputato ha poi insistito sull'importanza di
garantire ai ricercatori delle borse di qualità, anche per evitare la fuga di
cervelli.
In merito alla ricerca sulle cellule staminali, ha
sottolineato che questo tema rappresenta un millesimo dell'intero programma e
che il compromesso ricalca quanto avviene con il Sesto Programma Quadro,
garantendo così la qualità etica dei progetti europei. Al riguardo ha quindi
osservato che l'emendamento mira a continuare la prassi di esaminare i progetti
caso per caso. Infine, il deputato ha affermato che la priorità va attribuita al
CER, alle borse Marie Curie, all'energia e all'ambiente, al tema "scienza e
società", ed ha sottolineato l'importanza del Centro Comune di Ricerca nelle
attività nucleari che, a suo parere, rappresentano un modo per armonizzare a
livello europeo le norme di sicurezza.
Vittorio PRODI
(ALDE/ADLE, IT) ha innanzitutto sottolineato «l'aspetto
politico» del Settimo programma quadro «che rappresenta la ricerca
dell'eccellenza a livello europeo». Ciò, ha spiegato, costituisce un tema
importante poiché, a causa della globalizzazione, occorre che la ricerca assuma
una dimensione europea, «altrimenti rischieremo di essere cancellati dalla carta
politica e scientifica del mondo». Il deputato ha poi rilevato che il 7PQ
contiene delle innovazioni importanti, tra le quali ha citato il Consiglio
europeo delle ricerca.
Ha poi rilevato l'importanza delle piattaforme
tecnologiche che sono state introdotte nel corso dell'esame in commissione «come
testimonianza di un ampio coinvolgimento delle nostre piccole, medie e grandi
industrie nello sforzo di ricerca, sviluppo, innovazione» al fine di creare un
clima favorevole allo sviluppo e, di conseguenza, alla competitività
complessiva. Queste piattaforme tecnologiche, ha aggiunto, «costruite attorno
alle imprese» anche grazie alla partecipazione delle istituzioni locali, delle
università e dei centri di ricerca, rappresentano altresì un'incentivazione alla
partecipazione per le piccole e medie imprese, pur lasciando loro la libertà di
prendere decisioni indipendenti.
Nell'evidenziare poi l'importanza del programma scienza e
società, il deputato ha sostenuto che l'analisi e la gestione del rischio sono
esempi «di un'educazione da dare ai cittadini affinché si possa avere capacità
di prendere delle decisioni in modo consapevole». Infine, ha espresso a propria
delusione per le risorse attribuite al Programma, ritenendole inadeguate «al
ruolo che la ricerca e lo sviluppo dovrebbero avere in Europa».
Per David
HAMMERSTEIN MINTZ (Verdi/ALE, ES), il 7PQ rappresenta tutte le
opportunità e i limiti dell'Unione europea e riflette la crisi dell'Europa «che
vuole ma non può, ha mete e obiettivi ma anche enormi difficoltà per
finanziarli». Il Programma, per il deputato, rappresenta anche una grande
occasione per puntare sull'innovazione e, quindi, su «una nuova Europa», che
sviluppi tecnologie pulite a favore delle PMI. Ha quindi sottolineato
l'importanza della scienza di base e definito prioritario il CER, insistendo
sulla necessità di «aprire le porte alle PMI» che, attualmente, hanno solo un
ruolo marginale nei programmi di ricerca. Il deputato ha poi deplorato la scarsa
rilevanza attribuita alla ricerca nei campi delle energie rinnovabili e
dell'efficienza energetica, stigmatizzando gli ingenti fondi che, invece, sono
forniti all'energia nucleare. In conclusione, ha posto il problema della
trasparenza dei finanziamenti dei progetti in quanto, a suo dire, risulta
difficile sapere come è speso il denaro comunitario.
Pur riconoscendo lo sforzo del Commissario per raddoppiare
il finanziamento del Settimo programma quadro, Umberto
GUIDONI (GUE/NGL, IT) ha
osservato che, con l'accordo al ribasso sulle prospettive finanziarie, «l'Europa
ha mancato un'occasione storica per puntare a quella società della conoscenza
troppo spesso evocata nella strategia di Lisbona e che, se priva di crescita
culturale e di coesione sociale, rischia di diventare un obiettivo puramente
mercantile». Nondimeno ha accolto con favore la decisione della Commissione di
rilanciare la ricerca fondamentale in Europa - «dopo anni di priorità quasi a
senso unico verso il sostegno della ricerca applicata all'industria» -
introducendo un apposito programma di finanziamento con nuove regole di
partecipazione e istituendo un nuovo organismo indipendente per valutare
l'eccellenza scientifica.
Tra gli elementi positivi del Settimo programma quadro, il
deputato ha citato l'attività di sostegno e di formazione dei ricercatori
europei. La ricerca, ha infatti spiegato, è uno dei campi in cui il potenziale
umano «conta forse più degli strumenti economici e delle infrastrutture». In
proposito, ha sottolineato la necessità di creare le condizioni per favorire la
circolazione degli scienziati in Europa, invertire la fuga dei cervelli e
attrarre invece nuovi ricercatori dai paesi extraeuropei. Ha però espresso
preoccupazione per i possibili ritardi nell'attuazione del Programma nel gennaio
del prossimo anno, «dal momento che dobbiamo ancora attraversare la fase di
approvazione dei programmi specifici e delle regole di partecipazione».
Ha poi sottolineato che occorre aumentare l'attenzione
sulla ricerca medica privilegiando soprattutto la prevenzione, per esempio nel
campo delle malattie professionali e della sicurezza sul lavoro. Per quanto
riguarda i problemi etici della ricerca medica, ha affermato che il testo
approvato dalla commissione ITRE rappresenta un punto di equilibrio «in quanto
si stabilisce che non possono essere finanziate attività di ricerca volte alla
clonazione umana, che inducano mutazioni ereditabili nel genoma umano o che
servano a creare embrioni umani». Tuttavia, ha aggiunto, è riconosciuta la
necessità di una ricerca medica pubblica nel campo delle cellule staminali «non
finalizzata al profitto, ma piuttosto al miglioramento delle conoscenze
mediche».
Per il deputato è inoltre necessario rilanciare il
software aperto e puntare sull'energia, «in quanto nel programma non viene data
abbastanza attenzione al tema delle fonti rinnovabili». Al riguardo ha precisato
che, personalmente, ritiene importante lo sforzo europeo nella ricerca sulla
fusione «da contrapporre all'energia nucleare da fissione». Infine, pur notando
che sia mancato «il salto di qualità», ha concluso affermando che il Programma
quadro «rappresenta un passo avanti verso la creazione di un'area di ricerca
autenticamente europea».
Umberto PIRILLI
(UEN, IT), soffermandosi sulla filosofia dell'impianto
legislativo e sul dato politico, ha sottolineato che la filosofia era quella di
costruire uno Spazio Europeo della Ricerca che fosse autonomo e nel contempo
capace di attrarre nuovi talenti e di far sì che quelli nati e cresciuti in
Europa non emigrassero. Inoltre, mirava a coinvolgere le industrie e le PMI e ad
aprire gli orizzonti e i finanziamenti della ricerca alle tecnologie innovative.
L'obiettivo, ha quindi affermato, «è stato raggiunto quanto all'impianto, ma non
certo per quanto riguarda le risorse». Per il deputato, il dato politico è
strettamente collegato a quello finanziario ed entrambi lo sono «alla tanto
abusata e inflazionata Strategia di Lisbona». In proposito, ha affermato che «il
pessimismo della ragione» induce a ritenere che l'obiettivo di Lisbona «non
potrà essere realizzato». Infatti, ha spiegato, «altri agguerriti e potenti
attori operano sullo scenario mondiale con ricchezza di mezzi e di risorse, tali
da rendere poco significativo il nostro sforzo che non è stato e non è, quanto
alle risorse finanziarie, all'altezza del compito». Di ciò, ha aggiunto, va dato
atto «alla miopia degli Stati Membri che hanno sacrificato l'interesse generale
a quello dei rispettivi bilanci».
Tuttavia, ha proseguito, è giusto prendere coscienza -
«con l'ottimismo della speranza» - che molti significativi progressi sono stati
compiuti. Al riguardo, ha fatto riferimento alla creazione dello Spazio Europeo
della Ricerca, all'obbligo per gli Stati membri di applicare la carta europea
del ricercatore, all'inserimento delle PMI tra i soggetti competitori e fruitori
di progetti di ricerca, all'introduzione del finanziamento della ricerca per le
energie rinnovabili e alternative, e al finanziamento di progetti per la
conservazione dei beni culturali.
Quanto al programma specifico "People", di cui il deputato
è relatore, ha sottolineato che la figura del ricercatore «diventa sistematica,
acquista una sua dignità e una sua precipua fisionomia, diventa professione e
come tale va tutelata e regolamentata». Il ricercatore - cui viene riconosciuto
il diritto alla maternità e alla propria sfera familiare senza che ciò
costituisca più pregiudizio per la propria carriera - è l'elemento più
importante della ricerca: «niente ricercatori, niente ricerca, pochi
ricercatori, poca ricerca, molti ricercatori, molta ricerca». Ricercatori
tutelati economicamente e socialmente, assistiti, mobili, dotati di una loro
carta finalmente applicata da tutti gli Stati Membri, ha concluso, «significa
per l'Europa ricchezza di talenti e conseguente avanguardia nel campo
dell'innovazione, passo essenziale per conseguire la società della conoscenza».
Gerard BATTEN
(IND/DEM, UK) ha evidenziato il declino dell'approvvigionamento
energetico nel Regno Unito sostenendo la necessità di costruire nuove e più
moderne centrali nucleari e di sviluppare la fusione nucleare. D'altra parte, ha
affermato di non condividere che tali attività siano finanziate con fondi
europei.
Interventi dei deputati
italiani
Roberta ANGELILLI
(UEN, IT) ha affermato di accogliere con soddisfazione il
Settimo programma quadro «in quanto rappresenta, finalmente, un primo strumento
concreto ed efficace per il rilancio della competitività europea a livello
globale, uno stimolo importante per gli investimenti nell'innovazione a sostegno
delle imprese europee e, soprattutto, delle piccole e medie imprese». Si tratta,
ha aggiunto, di un primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi di
Lisbona, «sui quali finora si era detto molto ma realizzato molto poco».
Infatti, ha spiegato, per la crescita e lo sviluppo dell'Europa «è
indispensabile finanziare programmi che seguano la strada dello sviluppo
tecnologico e della ricerca scientifica». Ed è anche per questo che è
fondamentale che il programma miri a valorizzare le risorse umane e, in special
modo, «a incoraggiare i giovani a intraprendere la carriera di ricercatori,
evitando così la fuga dei cervelli».
La deputata ha tuttavia precisato che con i fondi del
settimo programma quadro «non si dovranno in alcun modo finanziare attività di
ricerca sulla clonazione umana, sulle mutazioni genetiche e sull'utilizzo di
cellule staminali embrionali». Ed è per tale motivo che ha sottoscritto degli
emendamenti che chiariscono la destinazione dei fondi, nel rispetto delle
legislazioni nazionali. A suo parere, la ricerca deve certamente andare avanti
ma «non ad ogni costo». In proposito ha quindi sostenuto che occorre «essere
chiari e intransigenti contro qualsiasi finanziamento di studi che prevedano
manipolazioni genetiche ed embrionali», che non vanno solo contro i valori etici
e il rispetto della vita e della dignità umana, «ma anche contro la tutela della
salute pubblica».
Per Renato
BRUNETTA (PPE/DE, IT), il Settimo programma quadro «è figlio di
un'Europa purtroppo al ribasso». La sua dotazione di 50,524 miliardi per sette
anni, ha spiegato, corrisponde e 7,217 miliardi in media all'anno che, in
Italia, si traduce in mezzo punto di prodotto interno lordo, in Francia in una
percentuale minore, in Gran Bretagna in una percentuale ancora inferiore e in
Germania in un quarto di punto di prodotto interno lordo. «L'Europa è debole»,
ha affermato e l'unico compromesso che è stato possibile raggiungere sulle
prospettive finanziarie 2007-2013 «è insufficiente per il Parlamento europeo,
per la Commissione europea e anche per la ricerca europea». Lasciatoci in
eredità da un'Europa ancora disorientata dalla mancata ratifica del Trattato
costituzionale, l'accordo di bilancio pluriennale «è lo specchio delle
difficoltà di un ciclo economico non esaltante» che non ha permesso l'auspicato
raddoppio degli impegni finanziari per la ricerca europea, «con buona pace
dell'agenda di Lisbona».
Secondo il deputato, questo programma quadro si presenta
come una scelta di sostanziale continuità con il precedente. In proposito, ha
rilevato che quest'ultimo riconosce l'importanza della cooperazione della
ricerca, «che è il carattere di un'Europa a somma positiva», ha un occhio di
riguardo verso le piccole e medie imprese, «per le quali agevola il
trasferimento dei contenuti dalla ricerca attraverso piattaforme tecnologiche»
e, infine, è attento nel bilanciare i costi burocratici. Il programma, ha però
precisato, vuole anche innovare attraverso il Consiglio europeo della ricerca,
«un nuovo strumento che dovrà distinguersi per la capacità di aggregare la
ricerca europea fungendo da terminale per le eccellenze». Al riguardo, tuttavia,
ha sottolineato i dubbi che sono sorti quanto alla necessità di creare questo
nuovo organo. Dubbi, ha aggiunto, «che rimangono alla luce del dibattito fatto
sulla sua indipendenza e autonomia ma che possono sparire di fronte ai
comportamenti e ai risultati che il Consiglio europeo della ricerca saprà tenere
e produrre». Ha quindi affermato che «vigileremo con la massima attenzione
perché il Consiglio europeo della ricerca non diventi l'ennesimo baraccone
burocratico europeo».
Infine, sulla questione etica, «che più di altre tocca la
nostra coscienza con sensibilità diverse», ha sottolineato che non è scritto che
l'Unione europea vuole finanziare la clonazione umana e si lascia invece la
libertà di finanziare progetti che superano una valutazione doppia sui contenuti
del singolo progetto e sulla base delle normative nazionali vigenti. E questo, a
suo parere, sembra «un buon compromesso accettabile per tutti».
Per Pia LOCATELLI
(PSE, IT), l'Europa «deve compiere grandi miglioramenti per
produrre nuova conoscenza attraverso la ricerca di base, nel diffonderla
attraverso l'educazione e la formazione, nell'applicarla attraverso
l'innovazione, anche nelle piccole e medie imprese». Queste, ha detto, «sono le
condizioni affinché gli obiettivi della strategia di Lisbona possano essere
conseguiti» e il Settimo programma quadro va in tale direzione. Dicendosi felice
dell'istituzione del Consiglio europeo per la ricerca, «il motore della ricerca
di base», la deputata ha affermato che questo nuovo organismo, «che risponde
alla richiesta pressante della comunità scientifica europea», dovrà essere
caratterizzato dall'indipendenza nella valutazione scientifica, dalla snellezza
nelle procedure e dalla rapidità di decisione. In proposto, ha poi posto in
evidenza il fatto che il Parlamento sottolinea che «l'eccellenza dovrà essere il
solo criterio che guida la selezione».
Le risorse umane «contano e contano molto». Per la
deputata, i ricercatori «sono un link vitale tra la nuova conoscenza e la sua
applicazione a tecnologie e processi innovativi». Tuttavia, ha osservato che
questo nesso «non funziona bene in Europa» e, in proposito, è sintomatico che,
sebbene l'Europa produca un numero di PHD doppio rispetto agli Stati Uniti,
negli USA il numero di PHD nell'industria è doppio rispetto a quello
dell'Europa. Non a caso, ha aggiunto, 400.000 ricercatori laureati in Europa in
scienze e tecnologie si trovano attualmente negli Stati Uniti. Vi è quindi il
bisogno di nuovi ricercatori per arrivare a 8 ricercatori per mille addetti,
uomini e donne. In proposito ha sottolineato che le donne devono dare un grande
contributo, dal momento che rappresentano soltanto il 29% della comunità
scientifica ed è necessario che vengano individuati strumenti che facilitino il
loro ingresso in questa carriera come, ad esempio, le misure di conciliazione
tra vita familiare per uomini e donne.
Ricordando poi che il nuovo trattato costituzionale
prevedeva la creazione dello Spazio europeo della ricerca, la deputata ha voluto
ribadire il concetto parlando di "spazio europeo dei ricercatori", «cioè di un
mercato del lavoro unico che può essere aiutato nella sua formazione anche dalla
creazione di un'associazione europea «che può rappresentare uno strumento utile
al rafforzamento del loro ruolo nel contesto europeo». Sulle cellule staminali
embrionali, infine, ha osservato come si tratti «di affermare il principio della
libertà della ricerca, che deve avere come vincolo fondamentale il rigore
scientifico». Inoltre, rilevando la necessità di dare alla ricerca la
possibilità di eseguire un controllo pubblico negli ambiti di ricerca
particolarmente delicati, ha chiesto di confermare la posizione assunta dalla
commissione per l'industria e la ricerca «che mette insieme le opinioni dei
favorevoli e contrarie alla ricerca sulle cellule staminali embrionali».
Secondo Patrizia
TOIA (ALDE/ADLE, IT) l'Europa deve camminare a un ritmo più
elevato nella sua crescita e, per farlo, ha puntato sulla conoscenza «che è
ricerca, formazione, informazione, sviluppo della ICT, e così via. Al riguardo,
ha osservato che l'obiettivo forse, più ambizioso dell'UE è proprio il Settimo
programma quadro, «che rappresenta oggi quel valore aggiunto europeo
indispensabile per questo risultato». Ha poi sottolineato che occorre garantire
una diffusa accessibilità - «che non è il contrario della selettività ma ne è la
condizione » - per garantire che tutte le realtà del mondo della ricerca «siano
messe in condizione di poter partecipare». Ciò, ha aggiunto, vale per le donne
scienziato, ma anche per piccole e medie imprese «che hanno un vitale bisogno di
innovazione ma richiedono un'attenzione particolare». In proposito ha quindi
chiesto che, nella fase attuativa, siano semplificate le procedure e si facciano
maggiori sforzi per agevolare e sostenere le PMI.
Rispetto alla questione etica, la deputata ha affermato
che «solo un ottuso cinismo, una visione di puro scientismo, possono far
ignorare questi aspetti». Pertanto, occorre trovare, se possibile, soluzioni che
rispettino i profili etici, «che riguardano l'uomo e la sua dignità». In merito
alle cellule staminali embrionali, che ha portato a divisione all'interno dei
gruppi, ha affermato che «nessuno di noi pensa di fermare la scienza, ma molti
di noi pensano che un criterio guida, non un limite, sia comunque il rispetto
della vita e che, nell'incertezza scientifica, si addotti il principio di
precauzione». Le risorse comunitarie, già molto ridotte, potrebbero quindi
essere «più utilmente concentrate in quei campi che oggi offrono già per il loro
sviluppo di ricerca più ravvicinate prospettive di successo per la salute umana
- come l'utilizzo di cellule staminali adulte e di altre alternative - lasciando
ai singoli Stati membri ogni altro campo di sviluppo della ricerca». Ha quindi
concluso sottolineando la necessità di maggiore saggezza e dialogo su tali
tematiche.
Per Roberto
MUSACCHIO (GUE/NGL, IT), «sarebbe ben strano che in un'Europa
ancora attardata da tecnologie arcaiche e pericolose come quelle nucleari, che
sarebbe bene dismettere, si ponesse invece una sorta di veto verso la ricerca e
la pratica di nuove tecnologie che possono risultare fondamentali per salvare la
vita a molte persone grazie all'uso di cellule staminali». In proposito,
dicendosi contrario alla clonazione umana, ha spiegato che non si tratta «di non
avere un'etica importante su queste materie», ma non si deve nemmeno «volere
imporre punti di vista ideologici e aprioristici che compromettono non solo la
ricerca e la scienza ma soprattutto il diritto di tutte e tutti alla propria
vita». Il Parlamento europeo, ha concluso il deputato, ha il diritto ma anche il
dovere di corrispondere appieno a queste aspettative.
Secondo Luca
ROMAGNOLI (NI, IT), «la sfida per la competitività e lo sviluppo
delle nazioni dell'intero continente passa per il rilancio delle opportunità di
ricerca» e, pertanto, si è detto favorevole ad un rafforzamento dello sforzo
finanziario. Infatti, ha spiegato, se entro il 2010 il 3% degli investimenti
nell'Unione andrà in ricerca e sviluppo «sarà forse possibile attenuare la
mancanza dei circa 700.000 ricercatori che lamenta ad oggi l'Unione». A suo
parere, inoltre, il sostegno pubblico alla ricerca rimane necessario in settori
sensibili quali la sanità, l'energia, l'ambiente ma ha precisato che «tale
sostegno non può solo provenire dalle istituzioni europee» che, invece,
dovrebbero spingere i governi nazionali ad aumentare la loro dotazione
finanziaria per la ricerca. Così facendo, inoltre, potrebbero migliorare le
condizioni di lavoro nel settore, «tanto nelle possibilità di sviluppo delle
risorse umane pubbliche che nella promozione degli investimenti privati e delle
sinergie pubblico-privato».
Ha poi sottolineato che i problemi della ricerca e dello
sviluppo non sono gli stessi in Europa: «diverse sono le condizioni di lavoro e
le prospettive per i giovani ricercatori e per la loro transizione dagli studi
accademici al mondo del lavoro». Ha portato quindi ad esempio il caso
dell'Italia, dove ciò che manca nel rapporto tra università e imprenditoria,
«sono concrete opportunità di formazione e apprendistato e anche il semplice
scambio di informazioni». Inoltre, le retribuzioni assai basse e le limitate
dotazioni finanziarie per la ricerca «spingono o all'emigrazione o, il più delle
volte, all'abbandono della ricerca pubblica, per tentare vie di realizzazione
personale più gratificanti». Ed è per tale motivo che ha accoglie con favore
l'istituzione di un Consiglio europeo della ricerca , auspicando che «possa
sopperire alle lacune dei sistemi nazionali».
Carlo CASINI
(PPE/DE, IT) ha subito precisato che avrebbe affrontato
unicamente il tema dei problemi etici. Ha quindi sottolineato che non si tratta
di decidere se si debba fare sperimentazione sugli embrioni o meno, ma solo se
l'Unione possa o meno finanziare progetti di ricerca - «inevitabilmente
distruttiva» - ossia «con denaro che proviene anche da Stati che considerano
gravemente lesiva dei diritti fondamentali la distruzione di embrioni a scopi
sperimentali». Inoltre, ha rilevato che occorre anche considerare i prevedibili
effetti della ricerca in quanto, fino ad oggi, «nessuna efficacia terapeutica
derivante dalle cellule staminali embrionali è stata dimostrata» e, al
contrario, è stata dimostrata «la loro capacità cancerogena nei topi».
Ha poi insistito, sostenendo che «non esiste una sola
pubblicazione al mondo che dimostri l'attuazione di effetti terapeutici delle
cellule staminali embrionali fino ad oggi». Viceversa, le cellule staminali
cosiddette adulte «già guariscono numerose malattie e le prospettive sono
estremamente promettenti». A suo parere, quindi, ciò significa che, se si vuole
davvero salvare la salute delle persone, occorre concentrare «i pochi mezzi
finanziari laddove è più facile e più rapido il conseguimento dello scopo che
non altrove».
Il deputato ha poi sottolineato la necessità di
richiamarsi al principio di sussidiarietà, poiché vi sono dei paesi per i quali
la sperimentazione sull'embrione «mette in discussione il concetto stesso di
dignità umana e cioè il fondamento dei diritti umani» in quanto, ha spiegato,
«ammettere la sperimentazione sull'essere umano significa in altri termini
considerarlo di fatto una cosa e non un essere umano». Ha quindi concluso,
affermando che gli Stati che ammettono la sperimentazione embrionale non possono
imporre a quelli che non la consentono «di contribuire con il loro denaro a fare
la sperimentazione negli altri paesi».
13/06/2006
Jerzy
BUZEK (PPE/DE, PL)
Relazione sulla proposta di
decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo
programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e
dimostrazione (2007-2013)
Procedura: Codecisione,
prima lettura
&
Relazione sulla proposta di
decisione del Consiglio concernente il settimo programma quadro della Comunità
europea dell'energia atomica (Euratom) per le attività di ricerca e formazione
nel settore nucleare (2007-2001)
Procedura: Consultazione
legislativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 15.6.2006
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