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Progetti: 50 miliardi di euro per il programma di ricerca 2007-2013

Ministero Istruzione e Università

L'Aula ha adottato la relazione di Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL) sulla proposta di decisione relativa al Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione per il periodo 2007-2013. Alla luce dell'accordo raggiunto con il Consiglio, il Parlamento ha allineato la dotazione del Programma alle nuove prospettive finanziarie che coprono lo stesso periodo. L'importo globale, escluse le spese per il programma Euratom, sarà quindi di 50,524 miliardi di euro, contro i 72,726 miliardi proposti inizialmente dalla Commissione. Va però considerato che la dotazione del programma per il periodo precedente ammontava a 16,279 miliardi per cinque anni e, pertanto, gli stanziamenti annuali sarebbero più che raddoppiati. I deputati propongono una ripartizione della dotazione globale che privilegi la cooperazione tra industrie e università. Precisano poi che non si possono finanziare attività di ricerca volte alla clonazione umana o che siano intese a produrre modificazioni ereditabili del genoma umano o a creare embrioni umani per l'approvvigionamento di cellule staminali.
 
Il programma quadro si articolerà in quattro programmi specifici:

  • Il programma Cooperazione, che promuoverà la collaborazione tra l’industria e la ricerca accademica in tutta Europa per conseguire la leadership nei settori chiave della tecnologia. E' suddiviso nei seguenti temi prioritari: Salute, Prodotti alimentari, agricoltura e biotecnologie; Tecnologie dell'informazione e della comunicazione; Nanoscienze e nanotecnologie; Energia, Ambiente, Trasporti, Scienze socioeconomiche, Sicurezza e spazio.
  • Il programma Idee, da realizzare sotto la guida del Consiglio europeo per la ricerca, che sosterrà la ricerca di frontiera tenendo conto unicamente del criterio dell’eccellenza scientifica.
  • Il programma Persone, che offrirà un sostegno significativo alla mobilità e allo sviluppo di carriera dei ricercatori sia in Europa sia su scala mondiale.
  • Il programma Capacità, destinato a contribuire allo sviluppo delle capacità di cui l’Europa ha bisogno per essere una fiorente economia fondata sulla conoscenza, e che per la prima volta sosterrà infrastrutture di ricerca su larga scala a livello europeo. E' così suddiviso: Infrastrutture di ricerca; Ricerca a favore delle PMI, Regioni della conoscenza; Potenziale di ricerca, Scienza e società; Attività di cooperazione internazionale.
Alcuni emendamenti avanzati dai deputati, prevedono anche una ridistribuzione dei fondi tra le diverse componenti del Programma, sia tra i quattro programmi specifici sia al loro interno. Così, rispetto a quanto proposto dalla Commissione, i deputati assegnano una quota maggiore di fondi al programma Cooperazione e la riducono agli altri. Inoltre, contrariamente alla proposta iniziale, destinano più fondi al programma Persone che a quello Capacità.
 
Più in particolare, per il programma Cooperazione prevedono il 64% degli stanziamenti (32,492 miliardi di euro), a Idee è assegnato il 15% (7,560 miliardi), a Persone il 9,5% (4,777 miliardi) ed a Capacità il 7,8% (3,944 miliardi). Alle azioni non nucleari del Centro comune di ricerca, invece, destinano il 3,5% delle risorse (1,751 miliardi), ossia una proporzione più elevata rispetto alla proposta della Commissione (2,5%). All'interno del programma Cooperazione, i deputati hanno poi privilegiato, in proporzione, i temi dell'energia e delle scienze economiche. Più in particolare, un emendamento chiede che «circa due terzi della dotazione» devono essere destinati alla ricerca in merito all'energia rinnovabile nonché all'efficienza e ai risparmi energetici. Nel programma Capacità, invece, sono stati sacrificati campi delle infrastrutture di ricerca e delle attività internazionali a favore di tutti gli altri.
 
Occorre anche precisare che numerosi emendamenti riguardano i nove temi prioritari individuati dalla Commissione nel programma Cooperazione. Pur accogliendo con favore questa selezione, i deputati ne ampliano e chiariscono le definizioni. Inoltre, auspicano che ad essi siano aggiunte una serie di attività che, ai loro occhi, meritano il sostegno dell'UE. Propongono, peraltro, la scissione del tema Sicurezza e Spazio in due rubriche distinte, dotate di pari finanziamento. I temi diverrebbero quindi dieci.
 
Questioni etiche - clonazione e cellule staminali
 
Le questioni etiche sono state al centro del dibattito tenutosi in Aula (in proposito si veda il resoconto). I deputati sostengono che il 7PQ non debba finanziare le attività di ricerca «volte alla clonazione umana a fini riproduttivi» né quelle intese a modificare il patrimonio genetico degli esseri umani che potrebbe rendere ereditabili tali modifiche. Con 284 voti favorevoli, 249 contrari e 32 astensioni, il Parlamento ha accolto l'emendamento proposto dalla commissione per l'industria e la ricerca sulle cellule staminali che vieta il ricorso a fondi comunitari per finanziare la ricerca volta «a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l'approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche».
 
D'altra parte, la ricerca sull'utilizzo delle cellule staminali umane, adulte o embrionali, può essere finanziata nell'ambito del programma quadro, «in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica che del contesto giuridico esistente nello Stato membro/negli Stati membri interessati». Tuttavia, il Parlamento precisa che un'eventuale richiesta di finanziamento in tale campo «deve comprendere i particolari delle misure adottate in materia di licenza e di controllo da parte delle autorità competenti degli Stati membri». E, per quanto concerne l'uso di cellule staminali embrionali umane, le istituzioni, gli organismi e i ricercatori «devono essere soggetti a un regime rigoroso in materia di licenze e di controllo conformemente al quadro giuridico dello Stato membro/degli Stati membri interessati». Riguardo alle questioni etiche, i deputati ritengono poi che i campi di ricerca dovrebbero essere riesaminati in occasione della seconda fase del Programma, in funzione dei progressi scientifici.
 
In proposito, giova sottolineare che - con 238 voti favorevoli, 287 contrari e 40 astensioni - l'Aula non ha accolto un emendamento molto restrittivo del finanziamento comunitario alla ricerca presentato da Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT). Più in particolare, proponeva di non finanziare i progetti «vietati negli Stati membri per ragioni legate al rispetto dei diritti umani fondamentali e dei principi costituzionali» nonché tutte le attività di ricerca «che compromettono i valori fondamentali della dignità umana». Oltre alla clonazione umana, vietava il sostegno a interventi sulla linea germinale umana nonché all'impiego e la creazione di embrioni e cellule staminali embrionali, «in quanto l'essere umano è fine a se stesso e il corpo umano, in particolare quello della donna, non deve essere commercializzato. L'UE, infine, non avrebbe dovuto erogare fondi alla ricerca sulle chimere.
 
Parimenti - con 255 voti favorevoli, 274 contrari e 35 astensioni - il Parlamento ha respinto un emendamento che chiedeva di limitare il finanziamento della ricerca alle sole linee di cellule staminali embrionali create prima del 31 dicembre 2003.
 
Sostegno alle PMI, ai giovani e alle donne
 
I deputati propongono di rafforzare l'implicazione delle PMI nel Settimo Programma Quadro (7PQ) e di incoraggiare la partecipazione dei giovani ricercatori e delle donne nel mondo scientifico. In proposito, adottano a larghissima maggioranza un emendamento proposto dai Verdi con il sostegno di deputati di altri gruppi  - tra cui gli italiani Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT), Umberto PIRILLI (UEN, IT) e Pia Elda LOCATELLI (PSE, IT) - il Parlamento chiede «particolare attenzione» all'esigenza di garantire la partecipazione adeguata delle piccole e medie imprese, «mirando a destinare alle PMI almeno il 15% della dotazione del programma Cooperazione». Al fine di conseguire tale obiettivo, è precisato, la loro partecipazione sarà agevolata «attraverso progetti strategici o cluster collegati a temi particolari o a progetti che fanno capo alla piattaforma tecnologica europea».
 
Le PMI dovrebbero inoltre beneficiare di un migliore accesso al prefinanziamento. Se gli strumenti destinati specificatamente alla PMI dovessero venire a mancare, i deputati reclamano che il finanziamento di altri programmi sia rivisto al fine di stornare i fondi verso quegli strumenti che hanno esaurito le risorse. Per sostenere la diffusione delle conoscenze, poi, propongono l'applicazione di un sistema di "buoni di conoscenza" per le PMI, finanziato a livello degli Stati membri con il sostegno del 7PQ. Questi "buoni" offrirebbero gratuitamente alle PMI conoscenze e know how suscettibili di essere trasformati direttamente in prodotti commerciali innovativi.
 
Una vera autonomia per il Consiglio europeo della ricerca
 
I deputati accolgono con favore l'idea di creare un Consiglio europeo della ricerca (CER), un nuovo strumento teso a sostenere la ricerca di punta, ma chiedono che sia dotato di una vera autonomia. In un primo tempo, il CER dovrebbe avere la forma di un'agenzia esecutiva che, dopo un breve periodo di transizione, diverrebbe una struttura indipendente. La Commissione europea dovrebbe quindi presentare una proposta in questo senso al Parlamento e al Consiglio, da esaminare con la procedura di codecisione. Per evitare un'amministrazione pesante, i deputati hanno adottato un emendamento che stabilisce che il CER dovrebbe sostenere un costo di amministrazione e personale non superiore al 3% della sua dotazione.
 
Revisione
 
I deputati chiedono che il Programma sia oggetto di una revisione continua e sistematica. A loro parere, infatti, la Commissione non dovrebbe limitarsi ad una sola valutazione di metà percorso nel 2010, bensì a due revisioni intermedie nel 2009 e nel 2011.
 
Altri emendamenti tendono a incoraggiare i giovani ricercatori e a offrire loro un sostegno finanziario all'inizio della loro carriera scientifica. Sono poi introdotte misure volte a ridurre la "fuga di cervelli" attraverso contributi per la reintegrazione. I deputati auspicano anche maggiori sforzi per favorire la partecipazione ai programmi di un numero superiore di donne. Infine, una serie di emendamenti introducono tra i temi del programma Cooperazione quello della "Pesca e sfruttamento sostenibile degli oceani e le attività "Ricerca urbana".
 
Programma EURATOM
 
Il Parlamento ha anche adottato a larga maggioranza la relazione relativa al settimo programma quadro della Comunità europea dell'energia atomica (EURATOM) per le attività di ricerca e formazione nel settore nucleare che sarà dotato di un budget complessivo di 2,751 miliardi di euro.



15/06/2006
Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL) Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)
Procedura: Codecisione, prima lettura
&
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio concernente il settimo programma quadro della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) per le attività di ricerca e formazione nel settore nucleare (2007-2001)
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 15.6.2006

 

Programma di ricerca a favore della crescita, nel rispetto delle questioni etiche

I deputati concordano sulla necessità di un Programma di ricerca che contribuisca alla crescita e alla competitività dell'UE. Per tale ragione deplorano la dotazione finanziaria inadeguata agli obiettivi. Il sostegno alle PMI e le piattaforme tecnologiche, la creazione di un clima favorevole ai ricercatori e la fuga dei cervelli, il Consiglio europeo della Ricerca e il controverso tema delle cellule staminali, sono stati i principali argomenti affrontati nel corso del dibattito in Aula.

 

Intervento in nome della Commissione
 
Janez POTOČNIK ha affermato che, quella di oggi, «è una giornata importante per la scienza» ed ha sottolineato che i 54 miliardi stanziati sono meno di quanto proposto dalla Commissione, ma rappresentano comunque una somma rilevante che sarà in grado di incentivare la ricerca. Il commissario ha poi precisato che l'Esecutivo accetta, in tutto o in parte, 2/3 degli emendamenti proposti dal Parlamento. Dopo aver sottolineato l'importanza di piattaforme tecnologiche flessibili, ha insistito sul fatto che al Consiglio europeo della Ricerca (CER) dovrà essere garantita l'indipendenza. Tuttavia, ha sostenuto che «non ha molto senso» procedere a una revisione della sua struttura nel 2008 proponendo che ciò avvenga nel 2010, in consultazione con il Parlamento. Ha poi precisato che i costi amministrativi del CER non dovranno ledere il suo funzionamento.
 
I merito alla ricerca sulle cellule staminali, il commissario ha premesso di rispettare tutte le opinioni personali e si è detto convinto che, vista la diversità delle impostazioni negli Stati membri, occorre avere un approccio «cauto e pragmatico», che si basi caso per caso. In proposito ha poi sottolineato che le sfide per i pazienti dovranno essere trattate nel rispetto delle questioni etiche. La Commissione, ha aggiunto, riconosce il lavoro utile realizzato dai deputati in quanto fornisce utili chiarimenti e ritiene che sinon debba deviare da questo approccio. Ha quindi messo l'accento sulla necessità di garantire il principio della sussidiarietà su tale questione.   
 
Intervento del relatore
 
Dopo aver ringraziato le Presidenze che si sono succedute e i numerosi colleghi implicati nei dibattiti, Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL) ha sottolineato che la dotazione finanziaria «non è da sogno», ma i 54 miliardi di euro dimostrano comunque l'impegno dell'Unione sulla via dell'Agenda di Lisbona. Ha quindi evidenziato che il Settimo Programma Quadro (7PQ) propone nuove idee e nuovi strumenti, ma garantisce al contempo la continuità con il programma precedente. Il relatore ha poi sostenuto che il Parlamento contempla tra le sue priorità la garanzia dell'eccellenza delle strutture e dei ricercatori, anche per frenare la fuga di cervelli, nonché l'attenzione da attribuire alla ricerca di base per dare impulso all'innovazione e fare in modo che «l'industria e la scienza si avvicinino». Inoltre, ha sottolineato l'importanza delle piattaforme tecnologiche e del sostegno alle PMI.
 
Il deputato ha poi notato che, grazie al raggiungimento di numerosi compromessi, la commissione è riuscita a limitare a 315 il numero di emendamenti alla proposta dell'Esecutivo, senza tuttavia inficiare la struttura del 7PQ. Ciò, ha aggiunto, è di importanza cruciale per il Parlamento ai fini dei futuri negoziati con il Consiglio e la Commissione, anche sul bilancio. In proposito, ha posto in rilievo gli accordi raggiunti sul tema della scienza della vita, sul CER e sulla razionalizzazione delle procedure. Ma anche sulla promozione della preparazione degli scienziati a inizio carriera, sullo sviluppo della ricerca in merito alla sicurezza e allo spazio, nonché il compromesso sulle cellule staminali. Sottolineando infine come il lavoro «rapido ed efficiente» del Parlamento abbia dimostrato il suo senso di responsabilità politica, il relatore ha auspicato che il Programma possa essere avviato il 1° gennaio 2007.
 
Interventi in nome dei gruppi
 
Paul RÜBIG (PPE/DE, AT) ha affermato che tutti vogliamo vivere più a lungo e in salute e che è importante prestare particolare attenzione alla prevenzione. Ha quindi sottolineato come la politica debba corrispondere alla sanità nonché l'importanza che la ricerca protegga l'economia europea contro la globalizzazione, favorendo lo sviluppo di ottimi prodotti che siano in grado di competere sui mercati internazionali. Il deputato ha poi concluso esprimendo l'auspicio che il Programma possa essere lanciato sin dal 1° gennaio 2007.
 
Philippe BUSQUIN (PSE, BE), ex commissario europeo alla ricerca, ha sottolineato come gli emendamenti di compromesso indichino la volontà del Parlamento di chiarire alcuni punti. Ha quindi insistito sul ruolo «essenziale» del Consiglio europeo della Ricerca per la comunità scientifica e, in proposito, ha espresso preoccupazione per il suo funzionamento. Dicendosi poi deluso per la dotazione finanziaria del Programma ha però rilevato che occorre tenere conto anche del suo effetto moltiplicatore, del ruolo delle piattaforme tecnologiche e del partenariato pubblico/privato. Il deputato ha poi insistito sull'importanza di garantire ai ricercatori delle borse di qualità, anche per evitare la fuga di cervelli.
 
In merito alla ricerca sulle cellule staminali, ha sottolineato che questo tema rappresenta un millesimo dell'intero programma e che il compromesso ricalca quanto avviene con il Sesto Programma Quadro, garantendo così la qualità etica dei progetti europei. Al riguardo ha quindi osservato che l'emendamento mira a continuare la prassi di esaminare i progetti caso per caso. Infine, il deputato ha affermato che la priorità va attribuita al CER, alle borse Marie Curie, all'energia e all'ambiente, al tema "scienza e società", ed ha sottolineato l'importanza del Centro Comune di Ricerca nelle attività nucleari che, a suo parere, rappresentano un modo per armonizzare a livello europeo le norme di sicurezza.
 
Vittorio PRODI (ALDE/ADLE, IT) ha innanzitutto sottolineato «l'aspetto politico» del Settimo programma quadro «che rappresenta la ricerca dell'eccellenza a livello europeo». Ciò, ha spiegato, costituisce un tema importante poiché, a causa della globalizzazione, occorre che la ricerca assuma una dimensione europea, «altrimenti rischieremo di essere cancellati dalla carta politica e scientifica del mondo». Il deputato ha poi rilevato che il 7PQ contiene delle innovazioni importanti, tra le quali ha citato il Consiglio europeo delle ricerca.
 
Ha poi rilevato l'importanza delle piattaforme tecnologiche che sono state introdotte nel corso dell'esame in commissione «come testimonianza di un ampio coinvolgimento delle nostre piccole, medie e grandi industrie nello sforzo di ricerca, sviluppo, innovazione» al fine di creare un clima favorevole allo sviluppo e, di conseguenza, alla competitività complessiva. Queste piattaforme tecnologiche, ha aggiunto, «costruite attorno alle imprese»  anche grazie alla partecipazione delle istituzioni locali, delle università e dei centri di ricerca, rappresentano altresì un'incentivazione alla partecipazione per le piccole e medie imprese, pur lasciando loro la libertà di prendere decisioni indipendenti.
 
Nell'evidenziare poi l'importanza del programma scienza e società, il deputato ha sostenuto che l'analisi e la gestione del rischio sono esempi «di un'educazione da dare ai cittadini affinché si possa avere capacità di prendere delle decisioni in modo consapevole».  Infine, ha espresso a propria delusione per le risorse attribuite al Programma, ritenendole inadeguate «al ruolo che la ricerca e lo sviluppo dovrebbero avere in Europa».
 
Per David HAMMERSTEIN MINTZ (Verdi/ALE, ES), il 7PQ rappresenta tutte le opportunità e i limiti dell'Unione europea e riflette la crisi dell'Europa «che vuole ma non può, ha mete e obiettivi ma anche enormi difficoltà per finanziarli». Il Programma, per il deputato, rappresenta anche una grande occasione per puntare sull'innovazione e, quindi, su «una nuova Europa», che sviluppi tecnologie pulite a favore delle PMI. Ha quindi sottolineato l'importanza della scienza di base e definito prioritario il CER, insistendo sulla necessità di «aprire le porte alle PMI» che, attualmente, hanno solo un ruolo marginale nei programmi di ricerca. Il deputato ha poi deplorato la scarsa rilevanza attribuita alla ricerca nei campi delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, stigmatizzando gli ingenti fondi che, invece, sono forniti all'energia nucleare. In conclusione, ha posto il problema della trasparenza dei finanziamenti dei progetti in quanto, a suo dire, risulta difficile sapere come è speso il denaro comunitario.
 
Pur riconoscendo lo sforzo del Commissario per raddoppiare il finanziamento del Settimo programma quadro, Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT) ha osservato che, con l'accordo al ribasso sulle prospettive finanziarie, «l'Europa ha mancato un'occasione storica per puntare a quella società della conoscenza troppo spesso evocata nella strategia di Lisbona e che, se priva di crescita culturale e di coesione sociale, rischia di diventare un obiettivo puramente mercantile». Nondimeno ha accolto con favore la decisione della Commissione di rilanciare la ricerca fondamentale in Europa - «dopo anni di priorità quasi a senso unico verso il sostegno della ricerca applicata all'industria» - introducendo un apposito programma di finanziamento con nuove regole di partecipazione e istituendo un nuovo organismo indipendente per valutare l'eccellenza scientifica.
 
Tra gli elementi positivi del Settimo programma quadro, il deputato ha citato l'attività di sostegno e di formazione dei ricercatori europei. La ricerca, ha infatti spiegato, è uno dei campi in cui il potenziale umano «conta forse più degli strumenti economici e delle infrastrutture». In proposito, ha sottolineato la necessità di creare le condizioni per favorire la circolazione degli scienziati in Europa, invertire la fuga dei cervelli e attrarre invece nuovi ricercatori dai paesi extraeuropei. Ha però espresso preoccupazione per i possibili ritardi nell'attuazione del Programma nel gennaio del prossimo anno, «dal momento che dobbiamo ancora attraversare la fase di approvazione dei programmi specifici e delle regole di partecipazione».
 
Ha poi sottolineato che occorre aumentare l'attenzione sulla ricerca medica privilegiando soprattutto la prevenzione, per esempio nel campo delle malattie professionali e della sicurezza sul lavoro. Per quanto riguarda i problemi etici della ricerca medica, ha affermato che il testo approvato dalla commissione ITRE rappresenta un punto di equilibrio «in quanto si stabilisce che non possono essere finanziate attività di ricerca volte alla clonazione umana, che inducano mutazioni ereditabili nel genoma umano o che servano a creare embrioni umani». Tuttavia, ha aggiunto, è riconosciuta la necessità di una ricerca medica pubblica nel campo delle cellule staminali «non finalizzata al profitto, ma piuttosto al miglioramento delle conoscenze mediche».
 
Per il deputato è inoltre necessario rilanciare il software aperto e puntare sull'energia, «in quanto nel programma non viene data abbastanza attenzione al tema delle fonti rinnovabili». Al riguardo ha precisato che, personalmente, ritiene importante lo sforzo europeo nella ricerca sulla fusione «da contrapporre all'energia nucleare da fissione». Infine, pur notando che sia mancato «il salto di qualità», ha concluso affermando che il Programma quadro «rappresenta un passo avanti verso la creazione di un'area di ricerca autenticamente europea».
 
Umberto PIRILLI (UEN, IT), soffermandosi sulla filosofia dell'impianto legislativo e sul dato politico, ha sottolineato che la filosofia era quella di costruire uno Spazio Europeo della Ricerca che fosse autonomo e nel contempo capace di attrarre nuovi talenti e di far sì che quelli nati e cresciuti in Europa non emigrassero. Inoltre, mirava a coinvolgere le industrie e le PMI e ad aprire gli orizzonti e i finanziamenti della ricerca alle tecnologie innovative. L'obiettivo, ha quindi affermato, «è stato raggiunto quanto all'impianto, ma non certo per quanto riguarda le risorse». Per il deputato, il dato politico è strettamente collegato a quello finanziario ed entrambi lo sono «alla tanto abusata e inflazionata Strategia di Lisbona». In proposito, ha affermato che «il pessimismo della ragione» induce a ritenere che l'obiettivo di Lisbona «non potrà essere realizzato». Infatti, ha spiegato, «altri agguerriti e potenti attori operano sullo scenario mondiale con ricchezza di mezzi e di risorse, tali da rendere poco significativo il nostro sforzo che non è stato e non è, quanto alle risorse finanziarie, all'altezza del compito». Di ciò, ha aggiunto, va dato atto «alla miopia degli Stati Membri che hanno sacrificato l'interesse generale a quello dei rispettivi bilanci».
 
Tuttavia, ha proseguito, è giusto prendere coscienza - «con l'ottimismo della speranza» - che molti significativi progressi sono stati compiuti. Al riguardo, ha fatto riferimento alla creazione dello Spazio Europeo della Ricerca, all'obbligo per gli Stati membri di applicare la carta europea del ricercatore, all'inserimento delle PMI tra i soggetti competitori e fruitori di progetti di ricerca, all'introduzione del finanziamento della ricerca per le energie rinnovabili e alternative, e al finanziamento di progetti per la conservazione dei beni culturali.
 
Quanto al programma specifico "People", di cui il deputato è relatore, ha sottolineato che la figura del ricercatore «diventa sistematica, acquista una sua dignità e una sua precipua fisionomia, diventa professione e come tale va tutelata e regolamentata». Il ricercatore - cui viene riconosciuto il diritto alla maternità e alla propria sfera familiare senza che ciò costituisca più pregiudizio per la propria carriera -  è l'elemento più importante della ricerca: «niente ricercatori, niente ricerca, pochi ricercatori, poca ricerca, molti ricercatori, molta ricerca». Ricercatori tutelati economicamente e socialmente, assistiti, mobili, dotati di una loro carta finalmente applicata da tutti gli Stati Membri, ha concluso, «significa per l'Europa ricchezza di talenti e conseguente avanguardia nel campo dell'innovazione, passo essenziale per conseguire la società della conoscenza».
 
Gerard BATTEN (IND/DEM, UK) ha evidenziato il declino dell'approvvigionamento energetico nel Regno Unito sostenendo la necessità di costruire nuove e più moderne centrali nucleari e di sviluppare la fusione nucleare. D'altra parte, ha affermato di non condividere che tali attività siano finanziate con fondi europei.
 
Interventi dei deputati italiani
 
Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha affermato di accogliere con soddisfazione il Settimo programma quadro «in quanto rappresenta, finalmente, un primo strumento concreto ed efficace per il rilancio della competitività europea a livello globale, uno stimolo importante per gli investimenti nell'innovazione a sostegno delle imprese europee e, soprattutto, delle piccole e medie imprese». Si tratta, ha aggiunto, di un primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, «sui quali finora si era detto molto ma realizzato molto poco». Infatti, ha spiegato, per la crescita e lo sviluppo dell'Europa «è indispensabile finanziare programmi che seguano la strada dello sviluppo tecnologico e della ricerca scientifica». Ed è anche per questo che è fondamentale che il programma miri a valorizzare le risorse umane e, in special modo, «a incoraggiare i giovani a intraprendere la carriera di ricercatori, evitando così la fuga dei cervelli».
 
La deputata ha tuttavia precisato che con i fondi del settimo programma quadro «non si dovranno in alcun modo finanziare attività di ricerca sulla clonazione umana, sulle mutazioni genetiche e sull'utilizzo di cellule staminali embrionali». Ed è per tale motivo che ha sottoscritto degli emendamenti che chiariscono la destinazione dei fondi, nel rispetto delle legislazioni nazionali. A suo parere, la ricerca deve certamente andare avanti ma «non ad ogni costo». In proposito ha quindi sostenuto che occorre «essere chiari e intransigenti contro qualsiasi finanziamento di studi che prevedano manipolazioni genetiche ed embrionali», che non vanno solo contro i valori etici e il rispetto della vita e della dignità umana, «ma anche contro la tutela della salute pubblica».
 
Per Renato BRUNETTA (PPE/DE, IT), il Settimo programma quadro «è figlio di un'Europa purtroppo al ribasso». La sua dotazione di 50,524 miliardi per sette anni, ha spiegato, corrisponde e 7,217 miliardi in media all'anno che, in Italia, si traduce in mezzo punto di prodotto interno lordo, in Francia in una percentuale minore, in Gran Bretagna in una percentuale ancora inferiore e in Germania in un quarto di punto di prodotto interno lordo. «L'Europa è debole», ha affermato e l'unico compromesso che è stato possibile raggiungere sulle prospettive finanziarie 2007-2013 «è insufficiente per il Parlamento europeo, per la Commissione europea e anche per la ricerca europea». Lasciatoci in eredità da un'Europa ancora disorientata dalla mancata ratifica del Trattato costituzionale, l'accordo di bilancio pluriennale «è lo specchio delle difficoltà di un ciclo economico non esaltante» che non ha permesso l'auspicato raddoppio degli impegni finanziari per la ricerca europea, «con buona pace dell'agenda di Lisbona».
 
Secondo il deputato, questo programma quadro si presenta come una scelta di sostanziale continuità con il precedente. In proposito, ha rilevato che quest'ultimo riconosce l'importanza della cooperazione della ricerca, «che è il carattere di un'Europa a somma positiva», ha un occhio di riguardo verso le piccole e medie imprese, «per le quali agevola il trasferimento dei contenuti dalla ricerca attraverso piattaforme tecnologiche» e, infine, è attento nel bilanciare i costi burocratici. Il programma, ha però precisato, vuole anche innovare attraverso il Consiglio europeo della ricerca, «un nuovo strumento che dovrà distinguersi per la capacità di aggregare la ricerca europea fungendo da terminale per le eccellenze». Al riguardo, tuttavia, ha sottolineato i dubbi che sono sorti quanto alla necessità di creare questo nuovo organo. Dubbi, ha aggiunto, «che rimangono alla luce del dibattito fatto sulla sua indipendenza e autonomia ma che possono sparire di fronte ai comportamenti e ai risultati che il Consiglio europeo della ricerca saprà tenere e produrre». Ha quindi affermato che «vigileremo con la massima attenzione perché il Consiglio europeo della ricerca non diventi l'ennesimo baraccone burocratico europeo».
 
Infine, sulla questione etica, «che più di altre tocca la nostra coscienza con sensibilità diverse», ha sottolineato che non è scritto che l'Unione europea vuole finanziare la clonazione umana e si lascia invece la libertà di finanziare progetti che superano una valutazione doppia sui contenuti del singolo progetto e sulla base delle normative nazionali vigenti. E questo, a suo parere, sembra «un buon compromesso accettabile per tutti».
 
Per Pia LOCATELLI (PSE, IT), l'Europa «deve compiere grandi miglioramenti per produrre nuova conoscenza attraverso la ricerca di base, nel diffonderla attraverso l'educazione e la formazione, nell'applicarla attraverso l'innovazione, anche nelle piccole e medie imprese». Queste, ha detto, «sono le condizioni affinché gli obiettivi della strategia di Lisbona possano essere conseguiti» e il Settimo programma quadro va in tale direzione. Dicendosi felice dell'istituzione del Consiglio europeo per la ricerca, «il motore della ricerca di base», la deputata ha affermato che questo nuovo organismo, «che risponde alla richiesta pressante della comunità scientifica europea», dovrà essere caratterizzato dall'indipendenza nella valutazione scientifica, dalla snellezza nelle procedure e dalla rapidità di decisione. In proposto, ha poi posto in evidenza il fatto che il Parlamento sottolinea che «l'eccellenza dovrà essere il solo criterio che guida la selezione».
 
Le risorse umane «contano e contano molto». Per la deputata, i ricercatori «sono un link vitale tra la nuova conoscenza e la sua applicazione a tecnologie e processi innovativi». Tuttavia, ha osservato che questo nesso «non funziona bene in Europa» e, in proposito, è sintomatico che, sebbene l'Europa produca un numero di PHD doppio rispetto agli Stati Uniti, negli USA il numero di PHD nell'industria è doppio rispetto a quello dell'Europa. Non a caso, ha aggiunto, 400.000 ricercatori laureati in Europa in scienze e tecnologie si trovano attualmente negli Stati Uniti. Vi è quindi il bisogno di nuovi ricercatori per arrivare a 8 ricercatori per mille addetti, uomini e donne. In proposito ha sottolineato che le donne devono dare un grande contributo, dal momento che rappresentano soltanto il 29% della comunità scientifica ed è necessario che vengano individuati strumenti che facilitino il loro ingresso in questa carriera come, ad esempio, le misure di conciliazione tra vita familiare per uomini e donne.
 
Ricordando poi che il nuovo trattato costituzionale prevedeva la creazione dello Spazio europeo della ricerca, la deputata ha voluto ribadire il concetto parlando di "spazio europeo dei ricercatori", «cioè di un mercato del lavoro unico che può essere aiutato nella sua formazione anche dalla creazione di un'associazione europea «che può rappresentare uno strumento utile al rafforzamento del loro ruolo nel contesto europeo». Sulle cellule staminali embrionali, infine, ha osservato come si tratti «di affermare il principio della libertà della ricerca, che deve avere come vincolo fondamentale il rigore scientifico». Inoltre, rilevando la necessità di dare alla ricerca la possibilità di eseguire un controllo pubblico negli ambiti di ricerca particolarmente delicati, ha chiesto di confermare la posizione assunta dalla commissione per l'industria e la ricerca «che mette insieme le opinioni dei favorevoli e contrarie alla ricerca sulle cellule staminali embrionali».
 
Secondo Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT) l'Europa deve camminare a un ritmo più elevato nella sua crescita e, per farlo, ha puntato sulla conoscenza «che è ricerca, formazione, informazione, sviluppo della ICT, e così via. Al riguardo, ha osservato che l'obiettivo forse, più ambizioso dell'UE è proprio il Settimo programma quadro, «che rappresenta oggi quel valore aggiunto europeo indispensabile per questo risultato». Ha poi sottolineato che occorre garantire una diffusa accessibilità - «che non è il contrario della selettività ma ne è la condizione » - per garantire che tutte le realtà del mondo della ricerca «siano messe in condizione di poter partecipare». Ciò, ha aggiunto, vale per le donne scienziato, ma anche per piccole e medie imprese «che hanno un vitale bisogno di innovazione ma richiedono un'attenzione particolare». In proposito ha quindi chiesto che, nella fase attuativa, siano semplificate le procedure e si facciano maggiori sforzi per agevolare e sostenere le PMI.
 
Rispetto alla questione etica, la deputata ha affermato che «solo un ottuso cinismo, una visione di puro scientismo, possono far ignorare questi aspetti». Pertanto, occorre trovare, se possibile, soluzioni che rispettino i profili etici, «che riguardano l'uomo e la sua dignità». In merito alle cellule staminali embrionali, che ha portato a divisione all'interno dei gruppi, ha affermato  che «nessuno di noi pensa di fermare la scienza, ma molti di noi pensano che un criterio guida, non un limite, sia comunque il rispetto della vita e che, nell'incertezza scientifica, si addotti il principio di precauzione». Le risorse comunitarie, già molto ridotte, potrebbero quindi essere «più utilmente concentrate in quei campi che oggi offrono già per il loro sviluppo di ricerca più ravvicinate prospettive di successo per la salute umana - come l'utilizzo di cellule staminali adulte e di altre alternative - lasciando ai singoli Stati membri ogni altro campo di sviluppo della ricerca». Ha quindi concluso sottolineando la necessità di maggiore saggezza e dialogo su tali tematiche.
 
Per Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT), «sarebbe ben strano che in un'Europa ancora attardata da tecnologie arcaiche e pericolose come quelle nucleari, che sarebbe bene dismettere, si ponesse invece una sorta di veto verso la ricerca e la pratica di nuove tecnologie che possono risultare fondamentali per salvare la vita a molte persone grazie all'uso di cellule staminali». In proposito, dicendosi contrario alla clonazione umana, ha spiegato che non si tratta «di non avere un'etica importante su queste materie», ma non si deve nemmeno «volere imporre punti di vista ideologici e aprioristici che compromettono non solo la ricerca e la scienza ma soprattutto il diritto di tutte e tutti alla propria vita». Il Parlamento europeo, ha concluso il deputato, ha il diritto ma anche il dovere di corrispondere appieno a queste aspettative.
 
Secondo Luca ROMAGNOLI (NI, IT), «la sfida per la competitività e lo sviluppo delle nazioni dell'intero continente passa per il rilancio delle opportunità di ricerca» e, pertanto, si è detto favorevole ad un rafforzamento dello sforzo finanziario. Infatti, ha spiegato, se entro il 2010 il 3% degli investimenti nell'Unione andrà in ricerca e sviluppo «sarà forse possibile attenuare la mancanza dei circa 700.000 ricercatori che lamenta ad oggi l'Unione». A suo parere, inoltre, il sostegno pubblico alla ricerca rimane necessario in settori sensibili quali la sanità, l'energia, l'ambiente ma ha precisato che «tale sostegno non può solo provenire dalle istituzioni europee» che, invece, dovrebbero spingere i governi nazionali ad aumentare la loro dotazione finanziaria per la ricerca. Così facendo, inoltre, potrebbero migliorare le condizioni di lavoro nel settore, «tanto nelle possibilità di sviluppo delle risorse umane pubbliche che nella promozione degli investimenti privati e delle sinergie pubblico-privato».
 
Ha poi sottolineato che i problemi della ricerca e dello sviluppo non sono gli stessi in Europa:  «diverse sono le condizioni di lavoro e le prospettive per i giovani ricercatori e per la loro transizione dagli studi accademici al mondo del lavoro». Ha portato quindi ad esempio il caso dell'Italia, dove ciò che manca nel rapporto tra università e imprenditoria, «sono concrete opportunità di formazione e apprendistato e anche il semplice scambio di informazioni». Inoltre, le retribuzioni assai basse e le limitate dotazioni finanziarie per la ricerca «spingono o all'emigrazione o, il più delle volte, all'abbandono della ricerca pubblica, per tentare vie di realizzazione personale più gratificanti». Ed è per tale motivo che ha accoglie con favore l'istituzione di un Consiglio europeo della ricerca , auspicando che «possa sopperire alle lacune dei sistemi nazionali».
 
Carlo CASINI (PPE/DE, IT) ha subito precisato che avrebbe affrontato unicamente il tema dei problemi etici.  Ha quindi sottolineato che non si tratta di decidere se si debba fare sperimentazione sugli embrioni o meno, ma solo se l'Unione possa o meno finanziare  progetti di ricerca - «inevitabilmente distruttiva» - ossia «con denaro che proviene anche da Stati che considerano gravemente lesiva dei diritti fondamentali la distruzione di embrioni a scopi sperimentali». Inoltre, ha rilevato che occorre anche considerare i prevedibili effetti della ricerca in quanto, fino ad oggi, «nessuna efficacia terapeutica derivante dalle cellule staminali embrionali è stata dimostrata» e, al contrario, è stata dimostrata «la loro capacità cancerogena nei topi».
 
Ha poi insistito, sostenendo che «non esiste una sola pubblicazione al mondo che dimostri l'attuazione di effetti terapeutici delle cellule staminali embrionali fino ad oggi». Viceversa, le cellule staminali cosiddette adulte «già guariscono numerose malattie e le prospettive sono estremamente promettenti». A suo parere, quindi, ciò significa che, se si vuole davvero salvare la salute delle persone, occorre concentrare «i pochi mezzi finanziari laddove è più facile e più rapido il conseguimento dello scopo che non altrove».
 
Il deputato ha poi sottolineato la necessità di richiamarsi al principio di sussidiarietà, poiché vi sono dei paesi per i quali la sperimentazione sull'embrione «mette in discussione il concetto stesso di dignità umana e cioè il fondamento dei diritti umani» in quanto, ha spiegato, «ammettere la sperimentazione sull'essere umano significa in altri termini considerarlo di fatto una cosa e non un essere umano». Ha quindi concluso, affermando che gli Stati che ammettono la sperimentazione embrionale non possono imporre a quelli che non la consentono «di contribuire con il loro denaro a fare la sperimentazione negli altri paesi». 



13/06/2006
Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL)
Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)
Procedura: Codecisione, prima lettura
&
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio concernente il settimo programma quadro della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) per le attività di ricerca e formazione nel settore nucleare (2007-2001)
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 15.6.2006
 

Per ulteriori informazioni:

Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione

Resoconto

Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)

Proposta della Commissione
 








Postato il Sabato, 24 giugno 2006 ore 14:24:13 CEST di Salvatore Indelicato
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