Incontro dibattito
LA PAROLA ALLA SCUOLA
(prima che sia troppo
tardi!)
Aula magna del Convitto Cutelli di Catania,
mercoledì 29 maggio dalle ore 17.00 alle ore
20.00
AIMC
Associazione Italiana Maestri Cattolici, ARCI
, Casa di Cultura - Politeia, CIDI Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, FNISM
Federazione Italiana Insegnanti, IF
Innovazione e Formazione, Il Politecnico sezione
di Catania, Legambiente Scuola e
Formazione, MCE Movimento di
Cooperazione Educativa, Risorsa Scuola e
Formazione, UCIIM Unione
Cattolica Italiana Insegnanti Medi Sezione “Nuccio Sciacchitano” di Catania,Studenti.net di
Catania.
INVITIAMO
tutti
coloro che sono interessati al
futuro della scuola, della cultura e della partecipazione democratica nel nostro
Paese, ad intervenire all'incontro - dibattito che si svolgerà nella aula magna
del convitto Cutelli di Catania, mercoledì 29 maggio dalle ore 17.00 alle
ore 20.00
LA
PAROLA ALLA SCUOLA
(prima che sia troppo
tardi!)
Moderatore: Enrico
Escher
Apriranno la discussione:
Adriana Cantaro, Francesco Capodanno, Emanuela Coniglione, Silvana Licciardello,
Andrea Manganaro, Elio Marotta, Rosaria Paci, Fausto Raciti, Caterina Renda.
Sono stati invitati:
Il Direttore generale dell'Istruzione in Sicilia
dott. Michele Calascibetta, il vice-Direttore dott. Gaetano Ragunì,
il Direttore del CSA di Catania dott. Raffaele Zanoli,
i rappresentanti di associazioni e gruppi
culturali, docenti e
Dirigenti scolastici della provincia di Catania.
Documento base
Le
espressioni “obbligo scolastico” e “obbligo formativo” nei documenti governativi sono state sostituite da un generico
"diritto all'istruzione e alla formazione". Ritenere l'istruzione
solo un diritto significa però accettare e confermare le disuguaglianze. Le
famiglie e i ragazzi appartenenti agli strati sociali più deboli ancor oggi non
sono spesso consapevoli di questo diritto. Per noi l'istruzione è un diritto-dovere
e non una semplice possibilità. Va affermato ancora con forza che i pubblici
poteri hanno l'obbligo di rendere fruibile il servizio scolastico a tutti,
garantendo pari opportunità e rimuovendo gli ostacoli “di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione” dei cittadini alla vita democratica del Paese (art. 3 della
Costituzione).
Doppio canale
“istruzione liceale-formazione professionale”. Il progetto Moratti disegna un sistema “duale” dell'istruzione,
con una netta separazione tra licei (di durata quinquennale) e formazione
professionale (quadriennale). Si ripropone così una separazione tra
coloro che hanno diritto al sapere e coloro che sono destinati solo a
fare, che ci riporta indietro agli anni ‘50. Una scelta
precoce in una logica di orientamento
non formativo, ma soltanto selettivo,
conduce inevitabilmente ad
una scuola che riproduce le
differenze sociali. Alla parola d'ordine
della separazione va contrapposta quella dell'integrazione
e della formazione dentro i
percorsi scolastici.
Tempo scuola.
Nei
documenti Bertagna il tempo ordinario di tutta la
scuola (dai 6 ai 18 anni) è ridotto a 25 ore. Non è solo un problema di
perdita di posti di lavoro. In tal modo molte
attività diventeranno facoltative
e saranno svolte solo a richiesta di
allievi e famiglie.. Verranno
così annullate le positive esperienze del tempo prolungato nella scuola media e
del tempo pieno nella scuola elementare e saranno allontanati dalle
didattiche innovative e di laboratorio
gli studenti più deboli, quelli cioè che ne avrebbero più bisogno.
Pubblico e
privato. Molte
scuole private si fondano su logiche non formative
ma di mercato (diplomifici). Per migliorare la qualità del sistema formativo
bisognerebbe incidere su questa patologia, non
legittimare ed estendere un modello che ha introdotto nel sistema
formativo la logica della compravendita dei titoli di studio.
Scuola
dell'infanzia.
Una anticipazione della frequenza della prima classe elementare, lasciata alla
esclusiva discrezionalità delle famiglie, come previsto nei documenti
governativi, ha come conseguenza una differenziazione degli alunni non basata
su elementi psicologici o formativi e che si ripercuote a ritroso sulla
scuola dell'infanzia, snaturandone
la coerenza formativa.
Curricoli e piani
di studio.
I curricoli comprendono tutto ciò che la singola scuola pratica e come intende farlo
per metterlo in rapporto con ciò che intende perseguire. La riforma Moratti
sostituisce i curricoli con la pura e semplice offerta di corsi
da parte della scuola, e/o dei privati,
tra i quali i giovani e le famiglie sarebbero "libere" di
scegliere. Alla logica del curricolo si vuole sostituire quella del supermercato
della formazione.
Autonomia. L'autonomia
degli istituti vive se ha i mezzi
per essere attuata e soprattutto se
è sollecitata la partecipazione dei docenti, dei capi d'istituto, delle famiglie,
degli studenti, ma anche di
altri soggetti del territorio. Il governo però elimina gli organismi
di sostegno e consulenza alle scuole (CIS) e con il
disegno di legge sul riordino degli
organi collegiali di fatto riduce la
partecipazione delle componenti alla vita della scuola.
Docenti e
personale amministrativo, tecnico, ausiliario.
Non
si rinnova la scuola aumentando i carichi
di lavoro dei docenti (sostituzione dei colleghi fino a 15 giorni), il
numero delle classi nelle quali insegnare (conseguenza della riduzione a 25
ore settimanali), il numero degli allievi per classe. Così si risparmia denaro,
non si migliora la qualità dell'istruzione. Nella legge sugli organi
collegiali non sono previsti momenti di progettazione
comune dei percorsi. Il docente
tende ad essere visto non come un formatore ma solo come trasmettitore di
conoscenze, soprattutto nella scuola secondaria. I ruoli di coordinamento,
tutoraggio e orientamento
verrebbero affidati a figure
specifiche, spesso esterne alla comunità scolastica e simili ai quadri
di una azienda. La valutazione
rischia così di non essere affidata a quella collegialità che è anche
garanzia di equità.
Formazione
iniziale e in servizio degli insegnanti.
Saranno cancellate le SIS (scuole di specializzazione per l'insegnamento nella
scuola secondaria) e i compiti di formazione iniziale e in servizio saranno
assegnati all'Università. Si rischia in tal modo di perdere il prezioso
patrimonio di autoformazione, ricerca e
sperimentazione prodotto dalla scuola in questi ultimi decenni.