Effetto Mozart - Un viaggio di suoni nel cervello umano.
Data: Sabato, 11 marzo 2006 ore 21:24:36 CET
Argomento: Associazioni


Ascoltare la musica di Mozart sembra influire sullo stato fisico, mentale ed emotivo delle persone, aumentandone temporaneamente l'intelligenza di 8/9 punti. Questa scoperta risale al 1993 quando due ricercatori, G. Shaw e F. Rauscher fecero ascoltare a tre gruppi di studenti, rispettivamente, al primo, la sonata per due pianoforti in re maggiore di Mozart, al secondo gruppo della musica rilassante e al terzo, nulla (gruppo di controllo).
Dopo l'ascolto, gli studenti dovevano risolvere un test di ragionamento spaziale. Secondo i due ricercatori, gli studenti che avevano ascoltato Mozart avevano ottenuto punteggi medi di 8/9 punti superiori rispetto agli altri.
Questo studio, nel corso degli anni, è stato messo in dubbio da molti. Fino ad oggi. Il cosiddetto «effetto Mozart», che farebbe della sua musica una vera e propria terapia di benessere per corpo e mente, esisterebbe davvero. Ne è convinto il team di ricercatori coordinati da Mark Bodner del Mind Institute di Costa Meza, in California, che ha dimostrato, recentemente, un effetto positivo sulle capacità dei topi di laboratorio esposti alla musica del celebre compositore.
L'interessante studio è stato pubblicato sulla rivista Neurological Research. I ricercatori americani hanno, infatti, dimostrato che l'ascolto sistematico della Sonata di Mozart (K448), imposto a diverse batterie di topolini, provoca un incremento delle capacità di «ragionamento spazio-temporale». Si tratta dell'abilità, propria anche degli esseri umani, di formare immagini mentali e di ragionare in base a queste, capacità che nei topi viene misurata attraverso il classico test del labirinto.
Così, in un primo studio, batterie di 15 topi di poche settimane sono state sottoposte all'ascolto sistematico del pezzo mozartiano in questione, per 12 ore al giorno per 10 settimane, mentre ai gruppi di controllo è stato fatto ascoltare il classico pezzo di Beethoven «Per Elisa».
La scelta del pezzo di controllo non è per niente casuale. Secondo alcuni studi effettuati dai ricercatori, questo brano non attiverebbe quelle aree corticali coinvolte nel ragionamento spazio-temporale.
Alla fine dell'ascolto e dopo sei ore di silenzio, i ricercatori hanno potuto verificare che i topolini sottoposti alla cosiddetta «full immersion» mozartiana mostravano una maggiore velocità di esecuzione del test e mostravano anche un minor numero di errori.
Gli autori sostengono che la ricerca possa anche preludere ad alcuni studi sugli esseri umani in cui l'effetto Mozart possa essere studiato, non soltanto per incrementare, ma eventualmente per normalizzare l'attività dei neuroni in alcune forme di epilessia.
Alte frequenze che vanno a stimolare regioni del cervello ricche di neuroni, rendendole temporaneamente più attive e produttive, anche da piccoli. Proprio come i bambini imparano naturalmente la lingua materna, così la musica, a diretto contatto con il cervello, può formare e modellare il cervello.
Un interrogativo a margine. Il futuro? Ci sarà una popolazione di esperti musicologi pronti a ostentare la loro intelligenza a suon di valzer?      di Daria Raiti  (da Sicilia Medicina - inserto de La Sicilia)







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