Ascoltare la musica di Mozart
sembra influire sullo stato fisico, mentale ed emotivo delle persone,
aumentandone temporaneamente l'intelligenza di 8/9 punti. Questa scoperta risale
al 1993 quando due ricercatori, G. Shaw e F. Rauscher fecero ascoltare a tre
gruppi di studenti, rispettivamente, al primo, la sonata per due pianoforti in
re maggiore di Mozart, al secondo gruppo della musica rilassante e al terzo,
nulla (gruppo di controllo).
Dopo l'ascolto, gli studenti dovevano risolvere
un test di ragionamento spaziale. Secondo i due ricercatori, gli studenti che
avevano ascoltato Mozart avevano ottenuto punteggi medi di 8/9 punti superiori
rispetto agli altri.
Questo studio, nel corso degli anni, è stato messo in
dubbio da molti. Fino ad oggi. Il cosiddetto «effetto Mozart», che farebbe
della sua musica una vera e propria terapia di benessere per corpo e mente,
esisterebbe davvero. Ne è convinto il team di ricercatori coordinati da Mark
Bodner del Mind Institute di Costa Meza, in California, che ha dimostrato, recentemente, un effetto positivo sulle capacità dei topi di laboratorio
esposti alla musica del celebre compositore.
L'interessante studio è stato
pubblicato sulla rivista Neurological Research. I ricercatori americani hanno,
infatti, dimostrato che l'ascolto sistematico della Sonata di Mozart (K448),
imposto a diverse batterie di topolini, provoca un incremento delle capacità di «ragionamento
spazio-temporale». Si tratta dell'abilità, propria anche degli esseri umani,
di formare immagini mentali e di ragionare in base a queste, capacità che nei
topi viene misurata attraverso il classico test del labirinto.
Così, in un
primo studio, batterie di 15 topi di poche settimane sono state sottoposte
all'ascolto sistematico del pezzo mozartiano in questione, per 12 ore al giorno
per 10 settimane, mentre ai gruppi di controllo è stato fatto ascoltare il
classico pezzo di Beethoven «Per Elisa».
La scelta del pezzo di controllo
non è per niente casuale. Secondo alcuni studi effettuati dai ricercatori,
questo brano non attiverebbe quelle aree corticali coinvolte nel ragionamento
spazio-temporale.
Alla fine dell'ascolto e dopo sei ore di silenzio, i
ricercatori hanno potuto verificare che i topolini sottoposti alla cosiddetta «full
immersion» mozartiana mostravano una maggiore velocità di esecuzione del test
e mostravano anche un minor numero di errori.
Gli autori sostengono che la
ricerca possa anche preludere ad alcuni studi sugli esseri umani in cui
l'effetto Mozart possa essere studiato, non soltanto per incrementare, ma
eventualmente per normalizzare l'attività dei neuroni in alcune forme di
epilessia.
Alte frequenze che vanno a stimolare regioni del cervello ricche
di neuroni, rendendole temporaneamente più attive e produttive, anche da
piccoli. Proprio come i bambini imparano naturalmente la lingua materna, così
la musica, a diretto contatto con il cervello, può formare e modellare il
cervello.
Un interrogativo a margine. Il futuro? Ci sarà una popolazione di
esperti musicologi pronti a ostentare la loro intelligenza a suon di
valzer? di Daria Raiti (da Sicilia Medicina
- inserto de La Sicilia)