
''La scuola è cosa nostra'' Il “docente esperto” proposta da correggere
Data: Martedì, 16 agosto 2022 ore 08:30:00 CEST Argomento: Redazione
16_08_02
Il titolo della lettera
aperta scritta da Suor Anna Monia Alfieri, di recente nominata
“Cavaliere
della Repubblica”, esperta
di politiche scolastiche, da
sempre in prima linea per garantirne i diritti della libertà di scelta
educativa, di una scuola pubblica, statale e paritaria, sollecita un
impegno
politico per restituire alla scuola la sua centralità di prevalenza
nella
progettualità dei partiti e delle linee di governo della Nazione. Nell’espressione “cosa nostra” si legge
non tanto il riferimento alla mafia, bensì il desiderio di appartenenza
alla
scuola ed il sogno di una scuola nuova, nella prospettiva di sicura
garanzia
del futuro dell’Italia in dialogo con l’Europa.
Mentre
il governo Draghi si dedica alla gestione
dell’ordinaria amministrazione, si accendono i motori della campagna
elettorale
e si studiano alleanze in vista del 25 settembre, che in Sicilia sarà
anche
data per il rinnovo dell’Assemblea Regionale e dell’elezione diretta
del
Presidente della Regione.
I
giovani di 18 anni voteranno per la prima volta
anche per il Senato, privilegio riservato prima dopo il compimento dei
25 anni e
quindi i giovani, appena diplomati, diventano “elettorato attivo” dei
400
Deputati e dei 200 Senatori, secondo il ridimensionate nel numero dei
partecipati alle due Camere Parlamentari.
La democrazia è aperta e credo sia giusto far sentire,
attraverso la voce di tanti cittadini onesti, stanchi di certa
politica, la
volontà di un cambiamento reale nella società che potrà avvenire se
passa
attraverso la scuola e la formazione civica dello studente-cittadino.
Di
tanto in tanto alcuni politici nei loro interventi elettorali,
intessuti di belle parole: economia, sviluppo, energia, industrie,
aziende,
ecologia, si fa riferimento alla scuola e per raccogliere maggiori
consensi si
promette l’aumento degli stupendi.
Perché
tutto ciò non è stato finora? Perché ci si è
limitati all’emergenza, senza attenzione ad una progettualità di
sviluppo e di
crescita nella qualità del servizio di istruzione e formazione?
Nel
dibattito di questi giorni è risultato poco
apprezzato l’artificioso iter del “docente esperto” definito “provvedimento
astruso nei contenuti ed incomprensibile nelle
motivazioni” , come
pure la
definizione del numero degli “aventi diritto”, quanto, invece, il
traguardo di “docente
esperto” coinvolge
tutti i docenti e dovrebbe essere conseguito
non dai “pochi eletti”.
Introdurre
negli ordinamenti scolastici un sistema di progressione di carriera
fondato
sul
merito e non solo sull’anzianità, come già avviene in molti altri Paesi
costituisce una delle condizioni imposte dalla Comunità europea per
accedere ai
fondi del PNRR
Le
risorse destinate all’Istruzione sono condizionate, infatti,
all’adempimento
degli impegni
preventivamente
assunti.
Come
ha dichiarato Lucrezia Stellacci dell’UCIIM: “da
più di
vent’anni che si cerca di
trovare
formule
per differenziare le carriere dei docenti, tutte rimaste inattuate”.
E’
necessario
cominciare a pensare a forme di diversificazione che possano aggregare
consensi
per poterli poi proporre, al momento opportuno a chi avrà il potere di
decidere
al riguardo.
A
settembre, al rientro dalle ferie dei parlamentari, il Decreto-legge
“Aiuti bis”
che prevede l’articolo sulla progressione di carriera nella categoria
dei
docenti delle scuole statali, sarà discusso per essere convertito in
legge, e
si prevede che saranno aggiunti dei rimandi a successivi regolamenti
applicativi.
I
tentativi e piccoli passi realizzati anche sul sentiero della scuola
digitale e
della “cittadinanza digitale” risultano ancora improduttivi e poco
efficaci per
un reale auspicato cambiamento di innovazione scolastica nell’ottica
europea e
di una riconosciuta qualità.
Così
pure gli annunciati sostegni economici previsti negli artt.1 e 2 della
legge
delega Family Act a sostegno della scuola dell’infanzia, dei “buoni
scuola” e
prossimamente del “buono libri”, si auspica che non restino solo
“promesse
elettorali”.
Giuseppe Adernò
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