12 dicembre 1969. La strage di Piazza Fontana. Quando l’Italia perse l’innocenza
Data: Giovedì, 12 dicembre 2019 ore 07:00:00 CET
Argomento: Redazione


Tutto ebbe inizio cinquant'anni fa. Esattamente venerdì 12 dicembre 1969, ore 16.37. Milano, piazza Fontana, presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura. Un ordigno piazzato nel salone principale dell'istituto di credito scoppiava mentre ancora all'interno dell'edificio si trovavano molte persone. Fu una strage, morirono 17 persone, delle quali 13 sul colpo, e 87 feriti. Fu la "madre di tutte le stragi" e di tutti i misteri d'Italia, l'inizio degli anni di piombò. Quel giorno la Repubblica italiana perse l'innocenza, per sempre. In quegli stessi momenti un altro ordigno, inesploso, venne rinvenuto in piazza della Scala, a Milano, mentre a Roma, altri tre attentati provocarono 16 feriti, uno nella sede della Banca Nazionale del Lavoro, uno a piazza Venezia e un terzo presso l'Altare della Patria. Impossibile parlare di pura coincidenza. Qualche "mente raffinatissima" muoveva le fila. Iniziavano gli "anni di piombo", la "notte della Repubblica", la "strategia della tensione".

Definizioni buoni per riempire i giornali e per scrivere nuovi manuali di storia, ma inservibili per conoscere la verità, per decifrare le ragione, per scoprire i colpevoli, per comprendere le trame, i silenzi, i depistaggi. Per fare giustizia. Un mistero ancora irrisolto che pesa come un macigno sulla "coscienza nazionale", che deturpa la storia repubblicana, che getta ombre di sospetti sulle istituzioni democratiche. E il sangue dei giusti, dopo cinquant'anni, grida ancora verità e giustizia, oggi come allora, come sempre. Come ha gridato piazza Duomo, stracolma di cittadini sconvolti e indignati, durante i funerali del 15 dicembre, mentre inspiegabilmente la sede ancora ferita della banca di piazza Fontana veniva autorizzata dalle autorità ad aprire al pubblico. Incredibile, ma vero!

Poi ci hanno raccontato la storia della "pista anarchica", del "suicidio di Giuseppe Pinelli", caduto dalla finestra degli uffici della Questura di Milano, della "cellula padovana di Ordine Nuovo", del tragico e ingiusto assassinio del commissario Luigi Calabresi, puro come la cravatta bianca che indossava la mattina del suo omicidio. Ci hanno raccontato di tutto, senza arrossire. Di tutto, meno che la verità. E senza verità non c'è nessuna libertà. Nessuna democrazia. La notte è ancora lunga e oscura per l'Italia e solo quando la luce della verità squarcerà le maglie invisibili dell'ignominia e della vergogna "per molti", solo allora la Nazione vedrà cieli e giorni migliori, e i diciassette caduti finalmente potranno riposare in pace.

Angelo Battiato





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