Croce - Breviario di estetica
Data: Mercoledì, 06 novembre 2019 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Il Breviario di estetica di Benedetto Croce, pubblicato nel 1913, ha centosei anni. Ma non si notano. I classici sono sempre attuali! Si tratta di un volumetto contenente quattro lezioni attraverso cui il filosofo napoletano riassume i tratti più importanti della sua concezione della poesia. Quattro lezioni - come si legge nell'Avvertenza dello stesso autore - che "potrebbero essere utili ai giovani che si volgono allo studio della poesia e, in genere, dell'arte; e fors'anche entrare in loro servigio nelle scuole secondarie, come lettura di aiuto agli insegnamenti letterari e filosofici".

Oggi, mi limito a riassumere, come posso, le prime due lezioni, nella speranza di essere da stimolo a qualche volenteroso studente di scuola secondaria che, appassionato di Estetica, volesse andare diritto a leggersi l'originale!
"Poca favilla gran fiamma seconda"! Chissà!
Un ripassino. Pro bono, malum!

La prima lezione del Breviario si apre con la domanda "Che cos'è l'arte?" La risposta è subito data: "l'arte è visione o intuizione". Questa risposta - argomenta il Croce - attinge significato e forza da tutto ciò che essa implicitamente nega e da cui distingue l'arte. L'arte, infatti, non è "un fatto fisico", né "un atto utilitario"; essa non è neppure un atto morale, in quanto, come atto teoretico, è opposta a "qualsiasi pratica". Infine, l'arte non va confusa con" la conoscenza concettuale". Ciò che conferisce all'arte " l'aerea leggerezza del simbolo", non è "l'idea", ma "il sentimento"... L'arte è sempre " intuizione lirica...". Del sentimento!

La seconda lezione riguarda i Pregiudizi intorno all'Arte.
- Il primo pregiudizio, fallace , - secondo Croce - , è quello che propone la distinzione tra forma e contenuto. L'arte è "sintesi a priori estetica"; sbagliano, quindi, sia coloro che sostengono che l'arte consiste solo nel contenuto, sia i formalisti che si appellano solo alle "belle forme", ritenendo irrilevante il valore del contenuto. Forma e contenuto, invece, costituiscono una unità "concreta e viva" a tal punto da potersi dire che " il sentimento senza l'immagine è cieco, e l'immagine senza il sentimento è vuota".

Lasciamo la parola a Croce: " [... ] l'arte non è il vano fantasticare, e non è la tumultuante passionalità, ma il superamento di questo atto mercé un altro atto, o, se piace, la sostituzione di questo tumulto con un altro tumulto, con l'anelito verso la formazione e la contemplazione, con le angosce e le gioie della creazione artistica. E' indifferente perciò, o è cosa di mera opportunità terminologica, presentare l'arte come contenuto o come forma, purché s'intenda sempre che il contenuto è formato e la forma è riempita, che il sentimento è sentimento figurato e la figura è figura sentita".

- Un altro pregiudizio riguarda la distinzione tra intuizione e espressione.
Anche in questo caso, tale distinzione risulta essere - secondo Croce - assurda, non fosse altro perché: non c'è possibilità di creare l'immagine senza per ciò stesso esprimerla! Scrive il Nostro: "[ ...], è inconcepibile un'immagine priva di espressione...Se si tolgono a una poesia il suo metro, il suo ritmo e le sue parole, non rimane nulla". Certo, un grande artista è colui il quale sa dare corpo alla sua fantasia con le forme ( parole, colori, note, ecc. ecc.) più adatte.

Una terza distinzione da sfatare è quella tra l' "ornato" e la proprietà espressiva. Una espressione propria, se propria, è anche bella, non essendo altro la bellezza che " la determinatezza dell'immagine, e perciò dell'espressione[...]; la fantasia artistica è sempre corporea, ma non è obesa, sempre vestita di sé medesima e non mai carica di altro od ornata".

Infine, per chiudere la rassegna dei pregiudizi, bisogna ribadire che non esistono "parecchie o molte forme particolari di arte". Per Croce è errata la teoria dei generi letterari e artistici; erronea , quindi, la distinzione che si opera tra lirica, dramma, romanzo, poema epico e romanzesco, idillio, commedia, tragedia; pittura sacra, civile, familiare, di natura morta, di natura viva, ecc. ecc. E' inutile, pertanto, e impossibile, ridurre la poesia in un "casellario di generi". Scrive Croce: " Una piccola poesia è esteticamente pari a un poema; un minuscolo quadretto o uno schizzo, a un quadro da altare o a un affresco; una lettera può essere cosa d'arte non meno di un romanzo; perfino una bella traduzione è originale quanto un'opera originale!"

Certo, fatte le debite proporzioni, non si può negare, poi, che nella storia "ciascuna opera d'arte prende il posto che le spetta, quello e non altro..."

Nuccio Palumbo





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