La corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia
Data: Martedì, 28 novembre 2017 ore 09:00:00 CET
Argomento: Redazione


A dieci anni dall'emanazione del primo 'Patto educativo di corresponsabilità' voluto il 21 novembre 2007 dall'allora Ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, è stata costituita una commissione di studio con la partecipazione dell'ex ministro e dell'attuale ministra Valeria Fedeli, "per innovare e rinnovare il testo, coerentemente con i cambiamenti in atto nella società contemporanea". La scuola, luogo privilegiato di educazione e d'istruzione, a volte fa prevalere la seconda dimensione e trascura alcuni passaggi, gesti e atteggiamenti che sono indispensabili per favorire la modifica dei comportamenti nella logica dei valori del rispetto, della dignità della persona, delle libertà personali.

Le manifestazioni di questi giorni che hanno gli studenti vicini ai temi della sicurezza, della cultura di genere, della violenza contro le donne sono indicative di un cambio di marcia, rivelano, infatti, un saper guardare "al di là della finestra" della scuola, un voler meglio conoscere la vita sociale e civile, nella quale la stessa scuola è inserita come istituzione che offre servizi.
La responsabilità educativa, compito primario della famiglia, trova ampia collaborazione a scuola e come ha affermato in sede di Assemblea Costituente l'illustre latinista Concetto Marchesi, deputato del Pci, «Lo Stato è la grande famiglia che deve integrare le forze, a volte difettose, dell'istituto familiare».

Scuola e famiglia collaborano e camminano insieme. Alla luce di questi principi i Decreti delegati, che meritano adeguata riformulazione, hanno reso i genitori protagonisti attivi e non solo spettatori.
L'idea guida della 'partecipazione', che ispirò i Decreti delegati del ministro Franco Maria Malfatti nel 1974, ha favorito l'innovazione del sistema scolastico, prima separato dal contesto sociale e autoreferenziale, coinvolgendo i genitori ed assegnando anche la presidenza del Consiglio d'Istituto, organo d'indirizzo e di governo dell'istituzione scolastica.
L'intenzione era buona, ma la prassi si è rilevata inadeguata.

Restano ancora barriere e ostacoli nel dialogo tra la scuola e la famiglia che ripete la formula antica: " Mio figlio come va ?" e la scuola spesso si limita a rispondere soltanto in relazione al rendimento scolastico, e non si sofferma nella descrizione della crescita formativa, culturale, sociale e relazionale. La risposta della scuola dovrebbe essere: "Suo figlio sta crescendo, ha sviluppato queste competenze... sta migliorando in questo... ha bisogno di essere aiutato in.....".

La corresponsabilità educativa chiama in causa genitori e docenti e solo quando si riesce ad instaurare un efficace dialogo educativo, si registra la crescita armonica e integrale dello studente.
Il riferimento all'art. 3 comma 2, della Carta Costituzionale, che celebra i primi 70 anni, sancisce il principio di uguaglianza in senso sostanziale: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». In questo quadro anche la scuola come istituzione aveva il compito di contribuire a rimuovere tali ostacoli, esercitando un ruolo attivo nell'aiutare i giovani di condizione economica e sociale disagiata (la grande maggioranza in quegli anni) a compensare le carenze di carattere culturale derivanti dalle loro famiglie di provenienza.

L'incapacità del sistema scolastico di «rimuovere gli ostacoli» come già denunciava don Lorenzo Milani (1967) in "Lettera a una professoressa" permane, anche se notevoli ed eccellenti sono le iniziative educative promosse in alcune realtà scolastiche, nelle quali il clima di scuola assume una dimensione di vera "comunità scolastica" in cammino.
Agli ostacoli di ordine economico si aggiungono i disagi di ordine sociale e familiare che tanti ragazzi vivono sulla loro pelle di assenza di famiglia, spesso divisa e allargata, di assenza di modelli e di punti fermi di riferimento, sull'onda del relativismo imperante che rende tutto lecito e giustificato.
Accogliere, dialogare, collaborare sono i verbi d'azione della scuola di ieri, di oggi e di domani.

E' bello leggere nella hall di una scuola la scritta: "In questa scuola i genitori contano" E' una dichiarazione esplicita di attenzione e di corresponsabilità educativa. E' questo l'auspicio che ciò avvenga in tutte le scuole, ma occorre cambiare le teste, aprirsi una nuova idea di scuola che educa e forma, utilizzando l'istruzione, i saperi disciplinari non come fine, ma come mezzo, adoperando al meglio anche le nuove tecnologie, preziosi sussidi se ben guidati e utilizzati, accelerando i tempi e incrementando l'efficacia del sapere e del "saper fare".

Giuseppe Adernò





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