Sulla lotta partigiana
Data: Lunedì, 25 aprile 2016 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Certo gli "anti" spesso sono funzionali ai "pro" se non sostanziati da programmi di vita e stili di comportamento che ne segnano in modo evidente e visibile le azioni e gli effetti che ne derivano da esse.
La lotta di liberazione, è stato un progetto, una sperimentazione, una battaglia per la vita, per ridare senso e significato ai valori fondanti della convivenza sociale, diritti, giustizia, dignità, tolleranza e soprattutto partecipazione e responsabilità.
L'unione delle forze che hanno prodotto il ribaltamento e la sconfitta di un potere politico, il fascismo, è stata possibile solo perché ad un potere costituito si è organizzato un contropotere dai contorni ideologici chiari ed inequivocabili: l'antifascismo.

Ed è questa la traccia indelebile che ha lasciato la lotta partigiana, la creazione di un organo di potere organizzato ed efficiente, reattivo ed omogeneo, diffuso e partecipato.
I combattenti per la lotta di liberazione coltivavano degli ideali, avevano un'impostazione ideologica scaturita da un percorso storico e di pensiero, che ne definiva le linee progettuali di sovversione di un potere costituito.
Loro hanno messo a disposizione di questo progetto i loro tempi di vita, i loro affetti, le loro emozioni, i loro mestieri, le loro abililità e le loro intelligenze.

Loro, i combattenti per la liberazione, hanno dato delle risposte importanti agli stereotipi sociali più diffusi, all'apatia politica, al menefreghismo, al qualunquismo, al malaffare istituzionale, dimostrando che è possibile abbattere un regime politico, è possibile sovvertire il potere costituito, è possibile produrre cambiamento.
E le azioni di contrasto e di arroccamento dei regime nei momenti di conflitto tendono inevitabilmente ad essere tanto più violente ed aggressive quanto se ne percepisce un logoramento delle strutture che lo sorreggono.
E qui la lotta, come fu la lotta partigiana, non poté non essere altrettanto forte ed organizzata, saltò qualsiasi forma di mediazione, di trattativa, di accordo, lo scenario del conflitto tra un potere ed un contro potere divenne visibile e tangibile, divenne pubblico, divenne, citando A. Camus, "Un uomo in rivolta": "Cominciare a donare se stessi significa condannarsi a non dare mai abbastanza anche quando si da tutto. E non si da mai tutto".

Nel ricordare le tante donne ed uomini combattenti per la lotta di liberazione contro il regime nazifascista non possiamo non apprezzarne la loro bellezza politica e sociale per riportarli costantemente alle nostre memorie come simboli e guide di saggezza per le nostre scelte politiche e collettive.
Oggi, da quell'esperienza politica e di lotta popolare, impariamo che è possibile aprire nuovi orizzonti ed è necessario avere una valida organizzazione politica ed è indispensabile non abbassare mai la guardia sul controllo sociale dei nostri rappresentanti nelle istituzioni, ed è fondamentale essere cittadini attivi e partecipi affinchè non cadiamo nel baratro del fatalismo "gattopardiano".

Musarra Pasquale





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