Conversazione d’estate tra nonno e nipote. Ricordi di gioventù e di guerra ...
Data: Domenica, 30 agosto 2015 ore 02:00:00 CEST
Argomento: Redazione


L'estate, si sa, è tempo di riposo, di conversazione ... e di ricordi! Con gli amici, in un bar, davanti una buona granita, ma anche in famiglia, di sera, soprattutto in veranda, "gustando" un frizzante venticello estivo e una fresca bibita dissentante ... E in una sera d'agosto, "contornati" dal fresco e dalla bibita, e illuminati da un quarto di luna, con la giusta atmosfera, Agostino, il nipote, durante un appassionato dialogo con Agostino, il nonno, a parlare e a ricordare il bel tempo che fu, viene fuori ... una vera e propria "intervista" sui ricordi di gioventù, ma soprattutto sulla Seconda Guerra Mondiale, vissuta e combattuta dal nonno Agostino, come soldato del "Regio Esercito Italiano". E quella sera il nonno, come un fiume in piena, ha rievocato tanti momenti tristi, aneddoti ed episodi vissuti in prima persona nel corso del conflitto mondiale, da Padova a Genova, dalla Francia a Roma. E come un vero "inviato di guerra", con il taccuino alla mano, Agostino, il nipote, ha annotato accuratamente tutti i ricordi, le sensazioni, i sentimenti, e le paure del nonno in guerra. Sono bastate poche parole e tante lacrime da asciugare, per riannodare i fili della memoria e della gioventù passata, le immagini sbiadite dal tempo, i nomi dei compagni caduti, i bombardamenti, la partenza, il ritorno. E' stato un dialogo franco, asciutto, confidenziale, tra un quattordicenne e un "ragazzo" di novantatre anni, ma con la mente lucida di un ventenne! Una serie di domande e di risposte brevi, secche, essenziali, senza lasciare spazio a manierismi e ad interpretazioni fuori luogo, ma con la lucida verità di chi la guerra l'ha vista in faccia, ed ha avuto paura. Un diario di guerra, un ritorno al passato. Ecco il resoconto.

Nonno, qual è stata la tua prima sensazione quando sei partito in guerra?
«Era soprattutto la paura di non tornare più, perché la guerra è la parola più brutta che c'è!».

Quando sei partito? E cosa hai trovato all'arrivo?
«Sono partito il 1 gennaio 1941. Ricordo che ho trovato solamente nebbia, pioggia, tantissimo freddo, e moltissimi conterranei infreddoliti e spaventati come me! E la caserma di Padova, laggiù, in fondo al "Prato della Valle". Il 58° Reggimento di Fanteria Corazzata».

Qual era il tuo equipaggiamento per la guerra?
«Una divisa invernale di panno, una divisa estiva di tela, i pezzi ai piedi, l'elmetto, e poi una piccola gavetta, per consumare il pasto quotidiano, il moschetto e il porta munizioni. E con questi poveri arnesi dovevamo vincere la guerra mondiale!».

Quali erano le principali regole del soldato?
«Ricordo solamente una regola: seguire scrupolosamente gli ordini dei superiori!».

Quale era la giornata tipo di un soldato?
«Mi alzavo alle cinque di mattina, bevevo il caffè nella gavettina, poi andavamo a fare marcia, che era lunga 40 kilometri, certe giornate facevo anche la guardia, inoltre, pulivamo le armi e andavamo a letto alle 8».

Quali sono stati i vostri spostamenti più importanti?
«Da Padova a Genova, poi da Firenze in Francia a Tolone,... come truppa d'occupazione! Ero a Roma l'otto settembre del 1943, in quel fatidico e tragico giorno, quando l'esercito italiano era allo sbando! E io mi rifugiai al Collegio della Bufalotta».

Quali sono stati i maggiori pericoli che avete corso?
«A Genova con i bombardamenti degli Alleati, e a Roma, a Villa Borghese, quando i tedeschi spararono e mi sfiorarono. Sono stato preso di mira... sia dai tedeschi, che dagli americani!».

Ricordi i nomi di alcuni dei tuoi compagni e di qualche tuo superiore?
«Il soldato Giuseppe Favaron, il soldato Scalzo Andrea, il tenente Pace. Altri non ricordo...».

Qual è stato il tuo giorno più brutto e il più bello?
«Il giorno più bello è stato quando dopo nove mesi mi hanno dato una licenza di 5 giorni più 4, e sono tornato a casa! Di giorni brutti ne ho vissuti tanti!».

Dopo l'otto settembre, come sei riuscito a tornare a casa?
«Con mezzi di fortuna!».

Come hai ripreso la vita di un cittadino normale?
«Ritornando in campagna e incominciando a lavorare la terra di mio padre!».

Qual è stata la tua sensazione quando sei arrivato a casa?
«Di liberazione!... E di ricominciare la vita daccapo...».
 
Agostino e Angelo Battiato





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