Documento al ddl La Buona Scuola dall'assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’I.C. Don Milani di Paternò
Data: Mercoledì, 06 maggio 2015 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Analizzato  il Disegno di legge sulla scuola approvato dal Consiglio dei Ministri e in discussione al Parlamento rileva quanto segue:
1. Il DDL presenta innumerevoli punti di criticità, che, qualora approvati, porterebbero ad un radicale e inesorabile stravolgimento della scuola italiana. È palese, innanzitutto, che mutamenti di grande portata debbano essere discussi a fondo dalle forze parlamentari, in un dibattito approfondito, che tenga conto delle voci provenienti dalla scuola. Non si comprende perciò perché il governo stia cercando di forzare i tempi di discussione e come nello stesso provvedimento legislativo sia stato inserito l'art. 8, relativo al "piano assunzionale straordinario", che riveste invece carattere di urgenza e pertanto andrebbe separato e riversato in un apposito decreto legge, affinché le assunzioni del personale precario siano operative entro il 1° settembre p. v., collegandole anche all'immediata soluzione della incredibile questione del pensionamento dei c.d. "quota 96". Se il Governo, invece, ha pensato di usare il piano assunzionale urgente all'interno del DDL come arma di ricatto sociale al fine di contingentare i tempi di discussione su misure così profonde e radicali, non si può che stigmatizzare tale scelta, considerandola un'inaccettabile provocazione e un'imprudenza pericolosa: la scuola è di tutti e per tutti, e si articola come organismo complesso e delicato, il cui sistema non può essere stravolto senza un'approfondita valutazione delle conseguenze che i cambiamenti proposti genererebbero.
2. Il provvedimento di legge appare privo di una visione strategica della scuola, dell'istruzione e della formazione da proporre all'attenzione delle forze parlamentari e del Paese. L'articolato si incentra esclusivamente su aspetti di carattere tecnico, organizzativo, burocratico ed economico, promuovendo un modello di scuola di tipo aziendalistico del tutto estraneo alla migliore tradizione pedagogica ed educativa italiana. Alla luce di ciò non appare casuale la centralità assegnata alla nuova figura di Dirigente Scolastico manager, l'importanza attribuita al mondo dell'impresa e dell'economia e per converso la pressoché totale assenza di riferimenti agli studenti, alle famiglie, al mondo della cultura e alle sue istituzioni.
3. Il DDL sembra ignorare quasi del tutto le innumerevoli critiche e proposte elaborate in buona fede da migliaia di docenti e operatori scolastici nella piattaforma governativa on line, cosiddetta della "Buona scuola" la quale, a questo punto, si rivela per quello che molti paventavano all'inizio, ovvero solo una grande operazione mediatica di distrazione di massa.
4. Il DDL prevede la riduzione degli organi collegiali della scuola (collegio dei docenti, consiglio di istituto) a meri organi consultivi, depotenziandoli significativamente, in quanto li priva di ogni potere deliberativo. Ogni decisione non solo organizzativa e amministrativa, ma persino pedagogica e didattica è affidata al Dirigente Scolastico in una sorta di deriva autoritaria che non può trovare spazio all'interno della Scuola, una delle fondamentali istituzioni democratiche della Repubblica.

5. Il Dirigente Scolastico assume un rilievo spropositato anche rispetto alla costituzione dell'organico dei docenti, all'assunzione degli stessi, alla loro valutazione, senza alcun bilanciamento: si rischia di consegnare le scuole  all'arbitrio e al clientelismo.

6. Il DDL lede gravemente la libertà di insegnamento, garantita dalla Costituzione, limitando la libera estrinsecazione didattica del docente e sottoponendola al controllo di un solo soggetto, il Dirigente Scolastico. Il docente, inoltre, sarebbe costretto ad una formazione obbligatoria nella misura di 50/70 ore annuali da prestarsi, scavalcando la contrattazione nazionale, senza alcuna retribuzione. È evidente il rischio della limitazione del pluralismo democratico, che deve essere invece garantito e difeso.

7. Il sistema di piani triennali, da sottoporre da parte di tutte le istituzioni scolastiche nazionali al vaglio dell'Ufficio Scolastico Regionale e del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, comporterà un aggravio burocratico di proporzioni immani. Inoltre, tra le scuole della Repubblica - ad ognun delle quali dovrebbe essere garantito un decoroso sostegno economico - si scatenerà una "cattiva" competizione di tipo clientelare per vedersi approvati i piani e per accaparrarsi le risorse. In tutto ciò le scuole subiranno un pesante condizionamento dai governi regionali e nazionali di turno.

8. Il sistema dell'organico funzionale, così come congegnato, lede i più elementari diritti dei lavoratori. Innanzitutto, quelli dei docenti precari (PAS, TFA, 3° fascia, GAE) che non dovessero rientrare nel piano straordinario di assunzioni, i quali verrebbero definitivamente espulsi dalla scuola pubblica dopo anni di servizio reso, senza neppure la possibilità di accedere alle supplenze per chi ne ha prestato più di 36 mesi. Tradite sarebbero anche le promesse fatte dal governo agli idonei dell'ultimo concorso. Per i docenti, sia quelli neoassunti sia tutti quelli che rientrano nelle operazioni di mobilità (compresi i soprannumerari), il trasferimento dalla scuola all'albo comporterebbe così, analogamente alla riforma del lavoro già approvata dal parlamento, un'imponente precarizzazione del corpo docente. Del tutto criticabile inoltre, soprattutto dopo tanta retorica sulla scuola meritocratica, ci sembra la facoltà del DS di poter affidare la cattedra a docenti senza abilitazione che abbiano semplicemente il titolo di studio specifico.

9. Assolutamente negative sono da valutare le aperture alle sponsorizzazioni di privati, che segnano la capitolazione dello Stato e il suo progressivo disimpegno dalla spesa per la scuola pubblica, già tra le più basse d'Europa, come conferma il recentissimo documento finanziario del governo. Le sponsorizzazioni dei privati rischiano di generare clientelismi, indebite ingerenze, connivenze tra Dirigenti Scolastici e imprese, producendo inoltre minori introiti fiscali per lo Stato (sono previsti dal DDL incisivi vantaggi fiscali) insieme a ulteriori, profonde disparità tra le scuole collocate in territori floridi ed economicamente produttivi e scuole di zone economicamente depresse.

10. Incostituzionale appare la defiscalizzazione delle rette per le scuole private. Lo Stato non può stornare parte della fiscalità generale a vantaggio degli istituti privati sottraendo risorse al pubblico come lo stesso dettato costituzionale recita.

11. Nessun riferimento è presente nel DDL riguardo alla spinosa questione riguardante il personale ATA, ignorato da questo governo e fatto oggetto di pesanti tagli .

12. Abnormi sono infine le deleghe che il Governo chiede al Parlamento per rivedere praticamente tutta la legislazione scolastica vigente: dall'autonomia scolastica al sistema di conseguimento delle abilitazioni, dallo statuto giuridico del personale scolastico, alla revisione degli organi collegiali, ai problemi degli alunni disabili già resi drammatici dal taglio delle ore: temi essenziali, su cui sono in campo proposte pericolose e su cui il governo si prepara ad intervenire senza alcun controllo.

sulla base di questi elementi l'assemblea  decide di
sollecitare le organizzazioni sindacali a promuovere azioni unitarie con l'obiettivo del ritiro del  DDL sulla scuola;
partecipare alle iniziative di lotta già previste e promuovere ulteriori iniziative di protesta ad ogni livello;
organizzare ulteriori momenti di confronto, coinvolgendo anche gli studenti e le loro famiglie (spiegando loro le profonde ragioni del disagio dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola e le nocive conseguenze della riforma).

L'assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell'I.C. Don Milani di Paternò





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