Leonardo Sciascia al Liceo Scientifico 'Galileo Galilei' di Catania
Data: Domenica, 22 febbraio 2015 ore 08:30:00 CET Argomento: Redazione
Accade, in letteratura. Accade che un autore di cui siamo
convinti di conoscere tutto per avere frequentato più e più volte vita
e opere, esternazioni e tracciati critici, finisca ancora per
sorprenderci complice l’inedita immagine fornita da chi gli è
stato accanto e si mostra disponibile a condividere la felicità della
sua condizione privilegiata. E’ quanto accaduto con Leonardo Sciascia
al Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Catania, ospite d’eccezione
la figlia minore dello scrittore, Anna Maria.
Il Liceo catanese ha quest’anno accolto l’invito del MIUR a sottrarre
arte e letteratura alla dittatura culturale dei format di vario tipo e
lo ha fatto attivando un percorso che è sinonimo di impegno e
partecipazione. Se il programma nazionale collegato all’annuale
incontro del “Maggio dei Libri” propone sotto l’etichetta “Libriamoci”
un’attenzione più particolare all’atto del leggere e del
liberarsi dai lacci e lacciuoli del quotidiano, quanto
messo in campo dal liceo catanese vuole essere un momento in più di
analisi e di riflessione, di condivisione e di proposizione. Il tutto
nel segno della sicilianità, come chiarisce il titolo generale del
progetto della scuola “Sicilia come metafora”. Non a caso - come ha
affermato con decisione e convinzione il Dirigente del Liceo prof.
Gabriella Chisari - “avere
preso come leitmotiv la celebra esternazione di Leonardo Sciascia firma
una complicità di idee e di risoluzioni da raccordare con l’impegno
della scuola, di ogni scuola: fare che la lezione dei grandi diventi
monito e viatico per le giovani generazioni”.
Tant’è. Di Leonardo Sciascia, della sua opera e del suo pensiero si è
parlato con una costruttiva interazione fra momento letterario e
momento privato con il significativo apporto della figliola e con
l’impegno costruttivo e colorato degli studenti del “Galilei”.
Una storia di cultura ed attenzione sociale, di centralità degli
affetti domestici e di magistero intellettuale esercitato con semplice
quotidianità si è dipanata attraverso le parole di Anna Maria Sciascia
gelosa custode dell’intimità domestica e al tempo stesso lettrice
intuitiva ed intransigente dell’opera del padre. L’ospite ha risposto
alle mille domande degli studenti del Galilei, ha dialogato con un
pubblico numeroso e attento costituito non soltanto da alunni e docenti
ma da intere famiglie che hanno voluto condividere con la scuola questo
significativo momento culturale. Che,ancora una volta, fa del
“Galilei” una realtà aggregante oltre che propositiva.
Sollecitata dai numerosi quesiti, Anna Maria Sciascia ha confermato
sicuramente quanto già noto ma ha altresì modificato l’angolazione
analitica consegnandoci una rappresentazione del padre come personaggio
pubblico senz’altro schivo (come siamo abituati a conoscerlo) ma
nient’affatto silenzioso o pessimista come l’immaginazione
interpretativa suggerisce. Un uomo al centro del dibattito culturale in
una terra siciliana fertile di ingegni in ogni campo che si ritrovavano
di volta nella discrezione del salotto privato della famiglia Sciascia
laddove i giovani imparavano dai grandi nella maniera più diretta e
semplice. Accade così di delineare un personaggio per molti versi
inedito che accanto al risaputo amore per Pirandello nutriva un
interesse sostanzioso per la narrativa e la saggistica francese,
cultore attento e smagato della storia isolana fuori da tutti quegli
ismi che rischiano di comprometterla e svilirla. Propenso a
suggerire percorsi letterari e letture,lo troviamo imprevedibilmente al
fianco della figlia nell’ardita decisione della giovane di
abbandonare gli studi (in seguito vantaggiosamente ripresi) per
concedersi una pausa intellettuale che abbia però il sapore della
costruzione dell’io piuttosto che dell’allentamento della tensione
intellettuale. Ben diversa cosa dalla ingombrante figura di Pirandello
padre che Anna Maria Sciascia aveva fatto oggetto di studio nel suo
saggio Il gioco dei padri.. Sempre sull’universo familiare, le parole
della Sciascia hanno gettato luce nuova ricordando il clima culturale
sostenuto ma al tempo stesso naturale che ha consentito ai suoi figli
la frequentazione di un nonno oltre gli schemi portandoli a scelte
lavorative in linea con tanto bagaglio culturale,regista di molti
lavori sciasciani l’uno, studioso di letteratura italiana all’Ateneo di
Varsavia l’altro.
Sulla polemica che ha animato gli ultimi anni di vita dello scrittore
relativamente al concetto e alle esternazioni sulla mafia, il pubblico
ha posto più di un quesito con serenità e discrezione ricevendone in
cambio semplicità di giudizio ma fermezza interpretativa.
L’appassionante conferenza ha visto un aspetto squisitamente
critico-analitico nella prolusione del prof. Francesco Tosto docente di
Lettere del Liceo dal titolo “L’ossimoro del vivere nelle poesie di
Leonardo Sciascia”. Lo studioso ha intrattenuto il pubblico su un tema,
l’opera in versi, ancora oggi non adeguatamente affrontato e lo ha
fatto fornendo la misura inedita di una lettura sostanziata di
tristezza e solitudine dove soltanto il tremore di cose specchiate può
“mutare il nulla in parola”. Dall’inesausto dualismo fra prosa e
lirica, si origina la parola nel suo valore paradigmatico, ma
soprattutto è da qui che nascono le proiezioni emotive, i
discorsi ideologici e politici, i principi morali.
Gabriella Congiu
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