Non è Francesco, è il titolo (sottotitolo: La chiesa nella tempesta) dell’ultima recente fatica scrittoria di Antonio Socci
Data: Giovedì, 13 novembre 2014 ore 08:30:00 CET
Argomento: Redazione


Con franchezza debbo dire che sono rimasto sconcertato dalla lettura di codesto libro, pieno di malanimo nei confronti di Papa Francesco; l'ho trovato pretestuoso e pretenzioso, oltre il consentito. Ciò che non mi convince, tra le tante altre cose, dell'argomentare acrimonioso del Socci, e mi disturba anzi, è la sua immobile e sorda fedeltà all'ortodossia cattolica (medievale? non so, qualcuno ha parlato di integralismo), che gli vieta di vedere, di sentire, e di capire veramente, quali siano i segnali di forte cambiamento antropologico che la società odierna sta attraversando in ordine al rapporto con i dogmi, con la "sacralità " dell'essere, e con la formalizzazione conseguente dei suoi comportamenti morali.

Sorci addirittura accusa Bergoglio di essere un pastore così digiuno di teologia, così poco ligio all'osservanza di certi "comandamenti" da scantonare nell'eresia talvolta, col suo "relativismo etico" che fa più male che bene alla secolare tradizione di severità e di rigore propri dell'ortodossia cattolica; come pure male fa il modo in cui il "Vescovo " di Roma s'intrattiene " con puerile semplicità" a parlare con la folla, in mezzo al suo "gregge, spesso un po' troppo puzzolente per essere accolto a braccia aperte dalla prelata Madre Chiesa "ortodossa"; male, il suo (di Bergoglio) non voler "giudicare" nessuno, ma tutti assolvere affidandoli alla divina misericordia, ecc. ecc..

Ora, il signor Socci, dovrebbe sapere che la Chiesa del terzo millennio non può chiudersi in una ortodossia che, per dovere restare "pura", e rigorosa, si fa farisea, e sterile, ignorando, con i suoi " valori non negoziabili", la pratica della comprensione, del perdono e della giustizia misericordiosa nei confronti dell'uomo peccatore, e di tutta l'umanità peccatrice in genere, che ha bisogno di guida amorevolmente umile, paterna e responsabile.

La Chiesa, oggi - come giustamente va predicando papa Bergoglio -, non deve innalzare muri ma deve costruire ponti, deve aprirsi al mondo e parlare a tutti gli uomini di buona volontà - come vuole il Vangelo - , siano credenti e non credenti o - come si usa dire ai dì nostri - anche atei devoti. A tutti, dare la speranza del riscatto e della conversione e del pentimento sincero e senza ricatti o minacce.
La Chiesa, con buona pace del signor Socci, non può, né deve avere alcuna paura del confronto, della globalizzazione della fede, del contagio anche della democrazia e del pluralismo. Quando Francesco dice che Il cristianesimo si comunica «per attrazione», vuole dire, semplicemente - credo io - questo: che sono gli esempi concreti di vita cristiana evangelica che attraggono tutti gli uomini, gli umili e i poveri di spirito (e non solo), più degli arzigogoli dottrinari e dei discorsi che fanno sfoggio di intelligenza e di ortodossia, solo per giudicare e condannare!

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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