Con franchezza debbo
dire che sono rimasto sconcertato
dalla lettura di codesto libro, pieno di malanimo nei confronti
di Papa Francesco; l'ho trovato pretestuoso e pretenzioso,
oltre il consentito. Ciò che non mi convince, tra le tante altre
cose, dell'argomentare acrimonioso del Socci, e mi
disturba anzi, è la sua immobile e sorda fedeltà
all'ortodossia cattolica (medievale? non so, qualcuno
ha parlato di integralismo), che gli vieta di vedere, di sentire,
e di capire veramente, quali siano i segnali di forte
cambiamento antropologico che la società odierna sta
attraversando in ordine al rapporto con i dogmi, con la
"sacralità " dell'essere, e con la formalizzazione conseguente
dei suoi comportamenti morali.
Sorci addirittura accusa Bergoglio di essere un pastore così
digiuno di teologia, così poco ligio all'osservanza di certi
"comandamenti" da scantonare nell'eresia talvolta, col suo
"relativismo etico" che fa più male che bene alla secolare
tradizione di severità e di rigore propri dell'ortodossia cattolica;
come pure male fa il modo in cui il "Vescovo " di Roma
s'intrattiene " con puerile semplicità" a parlare con la folla,
in mezzo al suo "gregge, spesso un po' troppo puzzolente
per essere accolto a braccia aperte dalla prelata
Madre Chiesa "ortodossa"; male, il suo (di Bergoglio) non voler
"giudicare" nessuno, ma tutti assolvere affidandoli alla divina
misericordia, ecc. ecc..
Ora, il signor Socci, dovrebbe sapere che la Chiesa del terzo millennio
non può chiudersi in una ortodossia che, per dovere
restare "pura", e rigorosa, si fa farisea, e sterile,
ignorando, con i suoi " valori non negoziabili", la pratica
della comprensione, del perdono e della giustizia
misericordiosa nei confronti dell'uomo peccatore, e di
tutta l'umanità peccatrice in genere, che ha bisogno di guida
amorevolmente umile, paterna e responsabile.
La Chiesa, oggi - come giustamente va predicando papa Bergoglio -, non
deve innalzare muri ma deve costruire ponti, deve aprirsi al
mondo e parlare a tutti gli uomini di buona volontà - come vuole il
Vangelo - , siano credenti e non credenti o - come si usa
dire ai dì nostri - anche atei devoti. A tutti, dare la speranza
del riscatto e della conversione e del pentimento sincero e senza
ricatti o minacce.
La Chiesa, con buona pace del signor Socci, non può, né
deve avere alcuna paura del confronto, della
globalizzazione della fede, del contagio anche della democrazia e
del pluralismo. Quando Francesco dice che Il cristianesimo si
comunica «per attrazione», vuole dire, semplicemente - credo io
- questo: che sono gli esempi concreti di vita
cristiana evangelica che attraggono tutti gli uomini,
gli umili e i poveri di spirito (e non solo), più degli arzigogoli
dottrinari e dei discorsi che fanno sfoggio di intelligenza e di
ortodossia, solo per giudicare e condannare!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com