L'assenza degli intellettuali
Data: Venerdì, 07 novembre 2014 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


Nei momenti di disorientamento si invoca l'aiuto degli intellettuali, ma è nella fase attuale una vana speranza. Per scelte personali e per circostanze determinate dalle trasformazioni della società il ruolo dell'intellettuale è stato stravolto e rimpicciolito; è direttamente proporzionale al ruolo della scrittura nella società della comunicazione e del loisir. Praticamente occupa una posizione marginale e inconsistente. Contano di più i comunicatori e gli intrattenitori. E per non perdere mercato è a questo che si sono ridotti molti intellettuali che avrebbero potuto dare qualche contributo.
Ci sarebbe bisogno di un grande lavoro collettivo di studio, di riflessione e di ricerca per disegnare un progetto di società e di convivenza che aiuti a superare questo prolungato momento di sofferenza sociale, che ha tra le sue vittime privilegiate i giovani.

Ci vuole una nuova e plausibile weltanschaung, ma necessitano contenitori, ambienti disposti a sostenerla, a stimolarla. Ci vorrebbero addetti ai lavori in grado di rinunciare agli emolumenti e alla visibilità che garantiscono le industrie della comunicazione.
In questo momento solo la Chiesa di Papa Francesco sembra in grado di raccogliere questa esigenza; non mi sembra che ne siano più capaci i partiti, le università, i circoli intellettuali, le fondazioni culturali, le miriadi di centro-studi e le istituzioni come le scuole.
Si paga a caro prezzo avere collocato da alcuni decenni nei posti marginali della scala dei valori, dell'organizzazione sociale, del sistema delle occupazioni il sapere e la cultura; l'avere continuato a deridere quanti se ne sono occupati (i porfessoroni di recente nomination, i sapientoni che non ne indovinano mai una, i perditempo che vogliono fare funzionare l'i-phone col gettone etc).

D'altra parte come si fa a dare spazio a cultura, a sapere, a ricerca, che richiedono fatica, rinunce e rigore, se la ribalta si dà alle opinioni di chi fa soldi a palate? Come si fa, se anche i ruoli che richiedono saper acquisito e notevoli competenze vengono assegnati a persone provenienti da professioni e carriere a metà strada tra spettacolo e prostituzione, tra capacità di iniziativa e avventurismo, tra protagonismo arrembante e bassi servizi?
Bisogna ribaltare la costituzione antropologica venutasi a creare in un trentennio di assordante e seduttivo bombardamento mediatico di nuovi modelli morali, in cui il successo, la ricchezza, il prestigio individuale, il potere comunque acquisito hanno sostituito i valori e i principi morali con i quali si era cementata la società di un tempo.

Per ricominciare bisognerebbe fare un po' di quaresima, praticare un po' di lontananza dai tweets, dai posts, dall'i-phone, dagli spettacoli televisivi, dalle ribalte servili e immergersi nello studio, nella lettura, nella riflessione. Il futuro per inizare non ha bisogno di farselo dire. Incombe.
Per non essere un pericolo e una minaccia bisognerebbe pensarlo e progettarlo.

Prof. Raimondo Giunta





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