Nei momenti
di disorientamento si invoca l'aiuto degli intellettuali,
ma è nella fase attuale una vana speranza. Per scelte personali e per
circostanze determinate dalle trasformazioni della società il ruolo
dell'intellettuale è stato stravolto e rimpicciolito; è direttamente
proporzionale al ruolo della scrittura nella società della
comunicazione e del loisir. Praticamente occupa una posizione marginale
e inconsistente. Contano di più i comunicatori e gli intrattenitori. E
per non perdere mercato è a questo che si sono ridotti molti
intellettuali che avrebbero potuto dare qualche contributo.
Ci sarebbe bisogno di un grande lavoro collettivo di studio, di
riflessione e di ricerca per disegnare un progetto di società e di
convivenza che aiuti a superare questo prolungato momento di sofferenza
sociale, che ha tra le sue vittime privilegiate i giovani.
Ci vuole una nuova e plausibile weltanschaung, ma necessitano
contenitori, ambienti disposti a sostenerla, a stimolarla. Ci
vorrebbero addetti ai lavori in grado di rinunciare agli emolumenti e
alla visibilità che garantiscono le industrie della comunicazione.
In questo momento solo la Chiesa di Papa Francesco sembra
in grado di raccogliere questa esigenza; non mi sembra che ne siano più
capaci i partiti, le università, i circoli intellettuali, le fondazioni
culturali, le miriadi di centro-studi e le istituzioni come le scuole.
Si paga a caro prezzo avere collocato da alcuni decenni nei posti
marginali della scala dei valori, dell'organizzazione sociale,
del sistema delle occupazioni il sapere e la cultura; l'avere
continuato a deridere quanti se ne sono occupati (i porfessoroni di
recente nomination, i sapientoni che non ne indovinano mai una, i
perditempo che vogliono fare funzionare l'i-phone col gettone
etc).
D'altra parte come si fa a dare spazio a cultura, a sapere, a
ricerca, che richiedono fatica, rinunce e rigore, se la ribalta si dà
alle opinioni di chi fa soldi a palate? Come si fa, se anche i ruoli
che richiedono saper acquisito e notevoli competenze vengono assegnati
a persone provenienti da professioni e carriere a metà strada tra
spettacolo e prostituzione, tra capacità di iniziativa e avventurismo,
tra protagonismo arrembante e bassi servizi?
Bisogna ribaltare la costituzione antropologica venutasi a creare in un
trentennio di assordante e seduttivo bombardamento mediatico di nuovi
modelli morali, in cui il successo, la ricchezza, il prestigio
individuale, il potere comunque acquisito hanno sostituito i valori e i
principi morali con i quali si era cementata la società di un tempo.
Per ricominciare bisognerebbe fare un po' di quaresima, praticare un po'
di lontananza dai tweets, dai posts, dall'i-phone, dagli spettacoli
televisivi, dalle ribalte servili e immergersi nello studio, nella
lettura, nella riflessione. Il futuro per inizare non ha bisogno
di farselo dire. Incombe.
Per non essere un pericolo e una minaccia bisognerebbe pensarlo e
progettarlo.
Prof. Raimondo Giunta