Andreas, il giovane ribelle di Sparta
Data: Domenica, 06 aprile 2014 ore 08:15:00 CEST
Argomento: Redazione


Mi chiamo Andreas e da quando sono nato vengo addestrato per diventare un pezzo della macchina da guerra che è l’esercito spartano. La mia vita appartiene allo Stato sin dal suo inizio, sono destinato a mantenere nel tempo la potenza della mia città insieme a tutti gli altri abitanti, ognuno per il suo ruolo sociale, ognuno uguale a tutti gli altri, ognuno annullato a se stesso. Lavato col vino sin dalla nascita, non ho mai bevuto il latte di mia madre, allevato come tutti all’oscurità, sempre uguale per tutti e per tutta la vita, il cibo che desidero devo procurarmelo rubando furbescamente e senza farmi beccare altrimenti verrei punito. Sono stato punito tantissime volte, nonostante l’addestramento durissimo, a volte crudele, cui mi hanno sottoposto fin dalla nascita, non riesco ad essere come gli altri.

Sono curioso, voglio sapere voglio imparare a scrivere e leggere, mi piace osservare la natura, da lei ho imparato che in natura niente è guerra, ma tutto concerta in armonia, anche la crudeltà; in natura gli animali uccidono per nutrirsi io sono costretto ad uccidere legalmente, una volta all’anno, altri esseri umani tenuti schiavi, a partecipare alla spietata caccia agli Iloti  indetta per eliminare i migliori di loro, i più forti, per sventare possibili ribellioni.

Sono curioso, voglio scoprire che odore di mia madre e riconoscerlo da lontano, distinguere il passo di mio padre da quello di mia madre, voglio sentire il vento fra i capelli quando corro, osservo gli agnelli appena nati negli ovili accuditi dalle loro madri e immagino di poter essere come lui: accudito amorevolmente, cresciuto al sole ed al cibo più tenero, coperto dal vello morbido che mi protegge dal freddo. Per questo voglio ribellarmi, sono abbastanza adulto e preparato per affrontare con coraggio e con la forza che onorano il mio nome, la scelta di vivere in un modo diverso dalla violenza.

Adesso, subito diserterò la lotta e mi laverò con l’acqua della sorgente, andrò in campagna e chiederò gentilmente agli Iloti di mangiare con loro il formaggio di capra, dirò loro che uno spartano ha deciso di essere un uomo libero e di essere uguale anche a loro, dirò loro che dalla mia mano non dovranno temere, nemmeno nel giorno della guerra, dirò loro di dire a tutti i miei fratelli che sapere di poter scegliere un’altra vita è un sogno che può essere sognato, e che anche questo è coraggio e forza.

Dopo dovrò lasciare la mia città e presto, non dovranno prendermi, non dovrò farmi prendere, altrimenti sarebbe inutile il mio gesto, se fallissi sarebbe di poco sprone ai miei fratelli proseguire per questa via, posso farlo mi hanno addestrato alla sopravvivenza producendo morte, ho imparato a vivere fuggendo dalla morte.

Francesca Cannavò





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