A Catania l'arcipelago pittorico di Julio Larraz
Data: Martedì, 11 marzo 2014 ore 07:30:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Piedi ben piantati nel Novecento, tra il surrealismo di Magritte, l'esplorazione metafisica di de Chirico, l'iperrealismo di Hopper e il paesaggismo pop di Hockney. Testa da completo apolide, rapidissimo a fare di Washington, New York, New Mexico, Parigi, Firenze o Miami le proprie patrie. Cuore centroamericano, sempre sintonizzato sulle diverse tonalità del mare, sul giallo dei pomeriggi assolati, sul bianco delle vele e dei legni di barche lussuose ma anche del lino degli abiti estivi.

Julio Larraz, cubano di nascita e al momento attivo in Florida, è probabilmente uno tra i pittori figurativi più interessanti della generazione nata negli anni Quaranta. Ha dalla sua una mirabile padronanza tecnica, acquisita in anni di gavetta come illustratore e caricaturista, una cultura vasta e senza pregiudizi, capace di triangolazioni che spaziano dai poemi omerici all'epoca d'oro di Hollywood, l'ironia tagliente delle genti latine, di sicuro più spiazzante di tanti sopravvalutati artisti concettuali dell'ultima ora. Chi due anni fa si è perso l'antologica al Vittoriano di Roma, stavolta può fare un salto a Catania dove, dall'8 marzo all'8 giugno, presso la sede della Fondazione Puglisi Cosentino si svolge la personale «Del mare, dell'aria e di altre storie» che mette in mostra un centinaio di opere delle diverse fasi della sua carriera.

L'itinerario temporale della mostra parte dal 1975, con dipinti come «The Giant» e «Finisterre», seguendo gli sviluppi della produzione di Larraz per i vari decenni: gli anni Ottanta («El padre de la Patria Nueva», «The fall of Icarus», «Lost a Sea»), i Novanta («Hunters in the Snow», «Cape Laplace», «Tuscan Morning», «Impact»), fino ai tempi più recenti con una serie di dipinti inediti realizzati appositamente per la mostra, tra cui a «A rendezvous with Homer», ispirato all'idea di pittura come narrazione visiva legata sia alla tradizione orale che alla parola scritta. «Già nei lavori giovanili – spiega il curatore Luca Beatrice - s'intuisce una personalità scevra da imposizioni stilistiche e mode. Un chiaro senso compositivo, derivatogli certo dall'esperienza editoriale di vignette e story board, e una più entusiasmante indagine spaziale trovano respiro nel grande formato della tela». Quanto all'ultima produzione, secondo Beatrice «il dominio del mare persiste, reinventato, dentro a una più profonda visione del reale. Ridotto ai minimi termini, il paesaggio diviene allegorico nei titoli». E arrivano così «La Ira de Polyphemus», «Polyphemus Wrath» e «A Rendezvous with Homer» con il loro rimando a una classicità reinventata. Viaggiando nella pittura di Larraz ci si accorge che l'artista non crede nel concetto di evoluzione e spesso, a distanza di tempo, sceglie di riprendere dei soggetti già affrontati in passato modificandoli con uno sguardo nuovo, talora più acuto e ironico, in altri casi più nostalgico e drammatico. D'altra parte si parla di un artista che ama assumersi i suoi bei rischi e, di conseguenza, raramente ripete gli stessi temi. Allo stesso tempo, però, sembra procedere per cicli visivi e concettuali in cui affronta argomenti che ama: dall'allegoria del potere alla bellezza femminile; da un erotismo languido e suadente alla citazione cinematografica; dalla politica all'umorismo; dal ritratto al dominio del mare, quest'ultimo motivo per lui dominante in un arcipelago pittorico fondato su mille isole che «raccontano» viaggi e ritorni, addii e ritrovamenti. Un mondo marino perfettamente racchiuso dalla mostra di Catania.

Julio Larraz
«Del mare, dell'aria e di altre storie»
Catania, Fondazione Puglisi Cosentino
Dall'8 marzo all'8 giugno 2014
A cura di Luca Beatrice
Catalogo Peruzzo Editore
Per informazioni: 0957152118
www.fondazionepuglisicosentino.it

www.ilsole24ore.com/art/cultura








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