L’autonomia scolastica, un’araba fenice
Data: Venerdì, 29 novembre 2013 ore 08:30:00 CET
Argomento: Opinioni


L’autonomia delle istituzioni scolastiche è una  “araba fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.  Un’analogia calzante, originata dal rigetto della disposizione che l’ha introdotta: "L’autonomia delle istituzioni scolastiche …  si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione interventi di educazione, formazione e istruzione".
Una norma che ha rinforzato il modello di scuola elaborato negli ultimi decenni dal legislatore, una norma che avrebbe potuto produrre un’innovazione profonda. Così non è stato a causa del contrasto radicale che contrappone gli itinerari contenuti nei POF all’indirizzo prefigurato dal decreto sull’autonomia. Un’innovazione rifiutata, un’innovazione che non ha inciso sull’ordinario e inefficace trantran, un’innovazione snaturata da richieste d’indipendenza e di libertà d’azione.
 
Quale cambiamento avrebbe indotto l’applicazione della legge?

L’intreccio di tre disposizioni costituisce la piattaforma interpretativa della volontà del legislatore:
1) Legge 53/2003     – orienta il sistema educativo, di istruzione e di formazione [art.2];
2) D.P.R. 275/1999  – introduce l’autonomia delle istituzioni scolastiche [art. 1];
3) T.U.   297/94       –  istituisce organismi cui affidare le tre funzioni del sistema
                                scuola [art. 5,7,8].

PROGETTAZIONE FORMATIVA

FINALITA’
Promuovere apprendimenti   “adeguati  all’inserimento nella  vita sociale  e  nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.
OBIETTIVI
Il Consiglio di circolo/di istituto “elabora e adotta gli indirizzi generali” e li esprime sotto forma di competenze generali, orientando il servizio scolastico.
STRATEGIA
Il Consiglio di circolo/di istituto delibera “i criteri generali della programmazione educativa” per prefigurare gli iter decisionali e per vincolare tutti gli organismi  collegiali al  rispetto del mandato ricevuto. In particolare disegna la struttura organizzativa e la  corrispondente struttura informativa.
CONTROLLO
Le dinamiche formative evolvono nel lungo periodo. Le informazioni necessarie per  il loro monitoraggio  deriveranno della “valutazione periodica dell'andamento complessivo  dell'azione  didattica”, responsabilità  assolta  dall’organismo  che l’organigramma d’istituto deve includere.

PROGETTAZIONE EDUCATIVA

FINALITA’
“Sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali.
OBIETTIVI
Il  Collegio  dei  docenti “cura  la  programmazione  dell’azione educativa” che si sostanzia nell’identificazione delle capacità sottese alle competenze generali elencate dal Consiglio di circolo/di istituto.
STRATEGIA
La formulazione di ipotesi per la promozione di capacità è l’aspetto che qualifica il lavoro del collegio.  A titolo esemplificativo si trascrive quanto ha suggerito il progetto ministeriale Mercurio : “Si tratta di individuare, per ogni anno scolastico, alcuni obiettivi trasversali prevalenti: ad essi tutti i docenti si dedicheranno con particolare sistematicità ed intenzionalità, senza tuttavia escludere che, a seconda delle circostanze, altri possano essere anticipati, ripresi, ampliati, approfonditi”.
CONTROLLO
E’  prescritto  dal 1974 .. mai  praticato:    “valuta  periodicamente  l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività scolastica”.


PROGETTAZIONE DELL’ISTRUZIONE

FINALITA’
“Realizzazione del coordinamento didattico e dei rapporti interdisciplinari”.
OBIETTIVI
Selezionati dalle le capacità indicate dal Collegio dei docenti,  da perseguire nel breve periodo.
STRATEGIA
Formulata  dal Consiglio  di classe  in  relazione  alla tipologia  degli  studenti di riferimento.
CONTROLLO
Sintesi delle sistematiche osservazione dei docenti.


PROGETTAZIONE DELL’INSEGNAMENTO
FINALITA’
Trasmettere una corretta e consistente immagine della disciplina insegnata e promuovere le capacità selezionate dal consiglio di classe.
OBIETTIVI
Espressi sotto forma di   competenze   specifiche  che compendiano capacità  e oggetti disciplinari.
STRATEGIA
La  promozione  delle  competenze  ha successo  solamente se  si  adotta  una didattica ascendente, da realizzare praticando attività di ricerca [laboratori]: il metodo disciplinare risulta essere il necessario fondamento del lavoro di classe, è stimolato dai problemi che la disciplina ha affrontato e risolto.
[Un esempio riguardante la capacità “applicare e costruire modelli” è visibile  in rete “Problema – modello – esecutore”. La materia di riferimento è informatica].
CONTROLLO
Ambienti collaborativi, di mutua fiducia sono dei facilitatori della promozione di competenze. La valutazione formativa, finalizzata al recupero delle devianze, appare come scelta obbligata.
Il Consiglio di circolo/di istituto dovrebbe vagliare l’ipotesi di trasferire la valutazione sommativa, che ha finalità amministrative, a un organismo terzo.


Chi si è messo di traverso per impedire l’innovazione?
La fissità, l’assenza d’una visione sistemica e della cultura dell’organizzazione, il radicamento nel passato, l’incertezza che accompagna ogni cambiamento sono all’origine della mancata applicazione della legge:
gli organi di governo della scuola non sono mai stati convocati per onorare il loro mandato fondante;
gli organi di vigilanza non sono mai intervenuti per affermare l’obbligatorietà della legge.

Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it





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