L’autonomia delle
istituzioni scolastiche è una “araba fenice, che vi sia ciascun
lo dice, dove sia nessun lo sa”. Un’analogia calzante, originata
dal rigetto della disposizione che l’ha introdotta: "L’autonomia delle istituzioni scolastiche
… si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione
interventi di educazione, formazione e istruzione".
Una norma che ha rinforzato il modello di scuola elaborato negli ultimi
decenni dal legislatore, una norma che avrebbe potuto produrre
un’innovazione profonda. Così non è stato a causa del contrasto
radicale che contrappone gli itinerari contenuti nei POF all’indirizzo
prefigurato dal decreto sull’autonomia. Un’innovazione rifiutata,
un’innovazione che non ha inciso sull’ordinario e inefficace trantran,
un’innovazione snaturata da richieste d’indipendenza e di libertà
d’azione.
Quale cambiamento avrebbe indotto
l’applicazione della legge?
L’intreccio di tre disposizioni costituisce la piattaforma
interpretativa della volontà del legislatore:
1) Legge 53/2003 – orienta il sistema
educativo, di istruzione e di formazione [art.2];
2) D.P.R. 275/1999 – introduce l’autonomia delle istituzioni
scolastiche [art. 1];
3) T.U. 297/94 –
istituisce organismi cui affidare le tre funzioni del sistema
scuola [art. 5,7,8].
PROGETTAZIONE FORMATIVA
FINALITA’
Promuovere apprendimenti “adeguati all’inserimento
nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con
riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.
OBIETTIVI
Il Consiglio di circolo/di istituto “elabora e adotta gli
indirizzi generali” e li esprime sotto forma di competenze generali,
orientando il servizio scolastico.
STRATEGIA
Il Consiglio di circolo/di istituto delibera “i criteri generali
della programmazione educativa” per prefigurare gli iter decisionali e
per vincolare tutti gli organismi collegiali al rispetto
del mandato ricevuto. In particolare disegna la struttura organizzativa
e la corrispondente struttura informativa.
CONTROLLO
Le dinamiche formative evolvono nel lungo periodo. Le
informazioni necessarie per il loro monitoraggio
deriveranno della “valutazione periodica dell'andamento
complessivo dell'azione didattica”, responsabilità
assolta dall’organismo che l’organigramma d’istituto deve
includere.
PROGETTAZIONE EDUCATIVA
FINALITA’
“Sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e
abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte
personali.
OBIETTIVI
Il Collegio dei docenti “cura la
programmazione dell’azione educativa” che si sostanzia
nell’identificazione delle capacità sottese alle competenze generali
elencate dal Consiglio di circolo/di istituto.
STRATEGIA
La formulazione di ipotesi per la promozione di capacità è
l’aspetto che qualifica il lavoro del collegio. A titolo
esemplificativo si trascrive quanto ha suggerito il progetto
ministeriale Mercurio : “Si tratta di individuare, per ogni anno
scolastico, alcuni obiettivi trasversali prevalenti: ad essi tutti i
docenti si dedicheranno con particolare sistematicità ed
intenzionalità, senza tuttavia escludere che, a seconda delle
circostanze, altri possano essere anticipati, ripresi, ampliati,
approfonditi”.
CONTROLLO
E’ prescritto dal 1974 .. mai
praticato: “valuta periodicamente
l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne
l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati,
proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento
dell'attività scolastica”.
PROGETTAZIONE DELL’ISTRUZIONE
FINALITA’
“Realizzazione del coordinamento didattico e dei rapporti
interdisciplinari”.
OBIETTIVI
Selezionati dalle le capacità indicate dal Collegio dei
docenti, da perseguire nel breve periodo.
STRATEGIA
Formulata dal Consiglio di classe in
relazione alla tipologia degli studenti di
riferimento.
CONTROLLO
Sintesi delle sistematiche osservazione dei docenti.
PROGETTAZIONE DELL’INSEGNAMENTO
FINALITA’
Trasmettere una corretta e consistente immagine della disciplina
insegnata e promuovere le capacità selezionate dal consiglio di classe.
OBIETTIVI
Espressi sotto forma di competenze
specifiche che compendiano capacità e oggetti disciplinari.
STRATEGIA
La promozione delle competenze ha
successo solamente se si adotta una didattica
ascendente, da realizzare praticando attività di ricerca [laboratori]:
il metodo disciplinare risulta essere il necessario fondamento del
lavoro di classe, è stimolato dai problemi che la disciplina ha
affrontato e risolto.
[Un esempio riguardante la capacità “applicare e costruire modelli” è
visibile in rete “Problema – modello – esecutore”. La materia di
riferimento è informatica].
CONTROLLO
Ambienti collaborativi, di mutua fiducia sono dei facilitatori della
promozione di competenze. La valutazione formativa, finalizzata al
recupero delle devianze, appare come scelta obbligata.
Il Consiglio di
circolo/di istituto dovrebbe vagliare l’ipotesi di trasferire la
valutazione sommativa, che ha finalità amministrative, a un organismo
terzo.
Chi si è messo di traverso per
impedire l’innovazione?
La fissità, l’assenza d’una visione sistemica e della cultura
dell’organizzazione, il radicamento nel passato, l’incertezza che
accompagna ogni cambiamento sono all’origine della mancata applicazione
della legge:
gli organi di governo della scuola non sono mai stati convocati per onorare il
loro mandato fondante;
gli organi di vigilanza non sono mai
intervenuti per affermare l’obbligatorietà della legge.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it