Ocse, in Italia i professori più vecchi e malpagati
Data: Giovedì, 27 giugno 2013 ore 05:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Non solo in Italia serpeggia la convinzione che la cultura in genere non dia da mangiare e dunque sia una misteriosa entità trascurabile in ogni programma di governo, non importa di quale colore: il Belpaese non crede nemmeno nell'istruzione come fonte di futuro. E' l'ultimo rapporto internazionale sul comparto formazione scolastica, Education at a glance, a dimostrarlo, con impietosi confronti tra i 34 Paesi che fanno parte dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Da anni l'OCSE raccoglie dati sui sistemi scolastici e li propone quindi alla comunità globale come impulsi alla riflessione e ancor più all'azione. Il Rapporto 2013 mette in luce alcuni fatti fondamentali, esplicitando anche dati medi dei 21 Paesi che fanno parte sia dell'Ue che dell'Ocse e quelli dei membri del G20. Il raffronto permette quindi di intersecare un cospicuo numero di dati, che mettono nero su bianco un'allarmante sintesi della situazione italiana rispetto al mondo industrializzato: nel nostro Paese gli investimenti sono fermi praticamente dal 1995, i diplomati e i laureati sono un gruppo sempre più sparuto, gli insegnanti sono tra i peggio pagati del mondo e sono tra i più anziani.
 I tagli alla spesa
A causa della crisi globale, nell'ultimo biennio, 15 Paesi hanno effettuato tagli alla spesa per l'istruzione. Ma solo 5 Paesi spendono meno del 5% del PIL in istruzione: la Repubblica Ceca, l'Ungheria, l'Italia (4,7%, con tagli del 5% tra il 2011 e il 2012 e del 7% sul periodo 2008-2010), la Russia e la Slovacchia, fanalino di coda con 4.6%.
In Ungheria, Islanda e Italia, la diminuzione degli investimenti nella scuola è stata maggiore della diminuzione del PIL. Nel periodo dal 1995 al 2010 l'Italia detiene in assoluto la maglia nera in fatto di investimenti nell'istruzione. Nel 2011 la percentuale dei laureati italiani è stata la terz'ultima in area Ocse, con il 15%: peggio hanno fatto solo la Turchia e il Brasile. Appena prima di Spagna, Portogallo, Brasile, Messico e Turchia, l'Italia ha anche un esiguo numero di diplomati, il 56% nella fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni. In Germania è l'86%.
Gli stipendisempre al ribasso
Per quanto riguarda i salari, l'Ungheria e l'Italia sono gli unici due Paesi in cui per ogni studente, il costo per la PA degli stipendi degli insegnanti è diminuito tra il 2005 e il 2011 (26% nella scuola primaria, 25% nella secondaria).
E sono proprio le retribuzioni a rivelare dati desolanti. Nel 2011, lo stipendio iniziale di un insegnante era pari a un lordo di 17651 euro nella scuola dell'infanzia e primaria, e 19.028 euro nella secondaria (Germania: 34328). Dopo 15 anni di carriera, l'Italia elargisce 21325 euro lordi nella primaria e a fine carriera 25951, mentre nella secondaria si arriva a 23236 euro dopo 15 anni di carriera, e 28499 a fine carriera (Spagna: 27666 dopo 15 anni e 33670 a fine carriera; Germania: 41750 e 45531). Peggio di noi, solo la Grecia e la Slovenia. In fatto di età, i prof italiani sono i più attempati: nel 2011, il 47,6% nella scuola primaria, il 61% nella secondaria inferiore e il 62,5% nella secondaria superiore aveva più di 50 anni.

Flavia Foradini
Ilsole24ore.com





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