Predisporsi ad ascoltare
Data: Domenica, 12 maggio 2013 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Ricordo che mia mamma, spesso, mi rivolgeva questa frase, “Ascùtami, fìgghiu miu”, che oggi, prepotentemente, mi ritorna “a galla”, nella mente e nel cuore.
Il suo “invito” è stato, per me, una “barra fissa”, una precisa indicazione, a cui non mai rinunciato. Ed anche adesso che attraverso questo scritto, “Predisporsi ad ascoltare”, cerco di dare il mio piccolo contributo sul modo di rapportarsi nei vari contesti familiari per poter affrontare ed aiutare coloro che si trovano in “situazioni difficili”, le sagge parole di mia madre mi illuminano la mente. Il suo richiamo, “ascùtami fìgghiu miu”, predispone all’ascolto, per “accogliere” i saggi consigli.
Recependo l’invito di un mio carissimo amico che recentemente mi prospettava una situazione difficili in una “famiglia amica”, voglio osservare che non basta cercare la motivazione del problema, la “causa scatenante”, per essere certi dell’utilità delle nostre azioni, bisogna, secondo me, innanzitutto, avere una “predisposizione ad ascoltare” in profondità le persone in difficoltà, metterle al proprio agio e al “primo posto”, e solamente dopo, se possibile, e ne siamo capaci, affrontare i sintomi del “disagio” che ci viene prospettato. In altre occasioni, invece, per evidente incapacità o per paura di sbagliare, conviene limitarci ad essere di “supporto amorevole”, cercando altrove strumenti idonei per affrontare il problema in maniera utile ed efficace.
Nel corso della mia vita professionale, nei reparti di psichiatria, ma anche nel mio cammino comunitario, ho ricevuto un grande aiuto dagli scritti di Paul Tournier, medico, psicologo e psicoterapeuta, nato in Svizzera, nel 1898, e morto a Ginevra, nell’ottobre del 1986.
Paul Tournier, nei suoi scritti, “Medicina e persona” e “La forza dell’ascolto”, parla delle sue esperienze professionali e del suo essere credente, non scindendo mai le sue convinzioni religiose dalla sua professione, anzi ne ha fatto sempre una sua “linea guida”, un percorso personale e professionale, duraturo ed efficace.
Tournier ha evidenziato che lo scienziato deve avere, soprattutto, un “cuore” predisposto al contatto umano e all’ascolto dell’altro.
Il medico svizzero, nei suoi libri e nei tanti interventi, sembra che abbia “utilizzato” e applicato la Parola di Dio ai “casi clinici”. Sulla predisposizione e sull’ascolto, egli rammenta che tanto si desume dalla Bibbia: l’ascolto è un comando divino ed il credente non può fare a meno del “predisporsi ad ascoltare”.
Paul Tournier ha messo i suoi talenti umani e professionali a disposizione dei suoi pazienti in un continuo confronto io-tu, per agire, e interagire, con efficacia, discernendo, successivamente, il modo di intervenire.
Per Paul Tournier essere accanto all’uomo non è una teoria, ma un modo di vivere e di agire; è solo con la predisposizione ad ascoltare, a “guardarsi negli occhi”, trasmettendo emozioni e sentimenti, che si può percepire l’altro, l’uomo e il paziente, ed intervenire con efficacia.
Per Tournier il dialogo era il momento più importante e decisivo del lavoro del medico e dello psicologo, per poter aiutare le persone ad uscire dalle gravi patologie e poter guarire le ferite dell’animo umano. Ed il dialogo presuppone una buona dose d’empatia, altrimenti è impossibile raggiungere qualsiasi tipo di contatto, si ha solamente uno scambio di informazioni tecniche; per intervenire efficacemente, invece, è necessario che due persone si “conoscano” e si “mettano uno accanto all’altro”, scambiandosi, reciprocamente, il “proprio essere”.
Come dice Paul Tournier: «Prima di essere, bisogna avere, e due persone sono e si danno solo nel dialogo, nel rapporto, io – tu, che riporta l’equilibrio ed armonia nella persona, eliminando gli strappi tra corpo e spirito, tra avere ed essere, tra affermazione di sé e rinuncia. […] Riesco a comprendere l’altro non solamente con il cervello, ma con il cuore. Perché solo dal cuore si possono trasmettere dei sentimenti profondi, mentre dal cervello può venire la tecnica e la razionalità nell’intervento, dove l’altro si possono sentire compresi, ecco ciò che aiuta a vivere e ad affrontare qualsiasi problema difficile, anche apparentemente insolubile. Il “sentirsi compresi”, così importante per la salvezza psicologica dell’uomo, presuppone la capacità d’ascolto, e costituisce un momento di verità, di fiducia, di intensa emozione sia per chi ascolta che per chi parla. Occorre, quindi, agire  con serenità e guardare, con verità, il cuore dell’altro. Solo così è possibile uscire dal tunnel del “male oscuro”».

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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