'Pro Loco De Matteis' di Piano Vetrale (Cilento-SA): Mostra dedicata all’illustre concittadino Paolo De Matteis
Data: Sabato, 02 febbraio 2013 ore 06:00:00 CET Argomento: Redazione
Quando, tanti
anni fa, mi ritrovai sul Municipio del Comune di Vallo della Lucania,
di fronte a due quadri di un autore che non conoscevo, seppi che si
trattava di opere di Paolo De Matteis. Curiosa nei confronti
dell’abilità pittorica, ma anche studiosa, all’epoca dell’emigrazione
dal Cilento, appresi che il “mio” Paolo era nato a Piano Vetrale e poi
partito, giovanissimo, per Napoli, dove, nel tempo, aveva assunto un
posto di rilievo nel panorama dell’arte napoletana, ricca di molti
grandi nomi. Figlio di Decio e di Lucrezia Orico, nacque nella piana
del Cilento1 il 9 febbraio 1662; il De Dominici2 ne scrisse una
minuziosa biografia, dalla quale emerge che "infin dagli anni della
puerizia si mostrò inclinato alla pittura, laonde il padre per secondar
il suo genio lo condusse a Napoli ove ... andò disegnando nelle chiese
le opere de' più rinomati maestri di quel tempo”. Lo ritrovai, anni
dopo, in un autoritratto nella sala 104, al secondo piano
dello straordinario Museo di Capodimonte a Napoli ed i suoi occhi mi
fissarono, seri, facendomi sentire vicina al suo lontanissimo passato
di artista e “collega”.-“Ecco com’eri!”, dissi alla fisionomia profonda
ed intenta dell’artista che mi osservava dal suo mondo, trapassando
secoli, con il potere dell’arte. Quel ritratto faceva parte di
una composizione, oggi purtroppo distrutta, di cui conserviamo un
bozzetto a firma di Paolo De Matteis, dipinta allo scopo di celebrare
le due paci di Utrecht (1713) e di Rastadt (1714), con le quali si
concluse la guerra di successione spagnola con l'assegnazione del Regno
di Napoli all'Austria. Avevo letto del lavoro nella descrizione fatta
dal “De Dominici” il quale metteva in luce la particolarità
dell'autoritratto del pittore, posto al centro della composizione
allegorica e raffigurato appunto, nell'atto di ultimare un dipinto con
le personificazioni dell'Austria e della Spagna. Ripensai, all’epoca
dell’incontro, a quel paesino di Piano Vetrale (Orria), nel Cilento,
laddove Paolo detto anche “Paoluccio della Madonnina”(per il suo amore
nel ritrarre quel soggetto), era nato. Alla modestissima casetta di
pietre, a quello che il piccolo borgo doveva essere stato quando il
giovane intraprendente lo aveva lasciato per andare in città a tentare
la sorte. Al coraggio che doveva avere avuto per compiere quella
scelta. Piano Vetrale,ricco, oggi, sulle pareti cittadine, di tante
opere d’arte dipinte negli anni dai pittori che, nelle varie edizioni
di rassegne d’arte dal titolo “Il pennello d’oro”, vi avevano lasciato
il loro messaggio, trasformandolo, valorizzandolo nei vicoli e nelle
piazze del centro antico, con più di 70 murales, facendolo
divenire una specie di museo all’aperto. Al tempo della sua nascita
doveva essere ben più piccolo e sconosciuto del “natio borgo selvaggio”
di un Leopardi! Se mai avessi voluto dimenticare “il collega”, non ha
mai mancato di riportarmelo alla mente con le sue “avventure”
postume il caro amico Giacomo Di Matteo, suo discendente, il
quale mi ha rimarcato proprio pochi giorni fa della mostra organizzata
per ricordarlo al meglio. La pro loco di Piano Vetrale, che porta
proprio il nome dell’artista, difatti, dopo essersi fatta carico delle
numerose manifestazioni pittoriche, partite con l’interessamento del
preside Carmine Pietro Nese e di Giuseppe Sica, presidente della Pro-
Loco, ha deciso di dedicargli una mostra di cui il vero sponsor è
l’avvocato Franco Castiello, presidente della BCC del Cilento, assieme
ad altri enti. Il caro amico Giacomo di Matteo, nell’invitarmi, non ha
mancato di ricordarmi che la manifestazione si terrà dal 9 al 14
febbraio 2013 e che saranno presenti oltre trenta opere dell’artista,
provenienti da varie collezioni private. Ha aggiunto che, sempre il 9
febbraio, per la data di apertura, sarà consegnato a Piano Vetrale un
busto del pittore del seicento, opera di uno scultore di Pellare (SA).
Paolo De Matteis, vissuto tra Seicento e Settecento, fu un ottimo
allievo, insieme al Solimena, di Luca Giordano (il napoletano “Luca fa
presto”), ed è considerato per la sua produzione artistica, uno dei
migliori esponenti della Scuola Napoletana del ’600. Dobbiamo al
critico Oreste Ferrari, in un suo studio "Storia di Napoli" del 1970,
una prima riconsiderazione delle sue opere nelle quali si coglie il
passaggio dal barocco napoletano tradizionale al recupero del
classicismo e del primo rococò. Questa caratterizzazione fu evidenziata
dal già ricordato critico Bernardo de Dominici, già a pochi anni dalla
morte del pittore, che lo considerò un maestro dell'arte
tardoseicentesca a Napoli è, in tempi più recenti, è stato rivalutato
per merito dello scrittore cilentano, di Piano Vetrale, Antonio Infante
che gli ha dedicato articoli, saggi ed intere opere dopo un’assidua ed
accurata ricerca. Sappiamo che nel 1702 “il nostro” si recò a Parigi su
invito del Conte D'Estees ma sfortunatamente in riferimento a questa
sua permanenza di tre anni, non sono state identificate sicure
testimonianze pittoriche. Tornato a Napoli nel 1710, De Matteis si
identificò in una pittura dai caratteristici toni del blu oltremare e
del violetto, che lo contraddistingueranno nella sua maturità. Sue
opere sono conservate tra l’altro nel Museo Paul Getty di Malibu
(Allegoria della Sapienza che incorona la Pittura regina delle Arti),
in Spagna, nella certosa di San Martino a Napoli, a Monaco di Baviera
nelle raccolte statali (San Giovanni Nepomuceno davanti a re
Vinceslao), al Museum of Art of Bridgeport in Inghilterra (Andromeda).
A nulla valse, ad inizio della sua carriera, il tentativo del padre, il
quale, per consiglio di amici, “volle fargli apprender lettere, come
scala per la quale si ascende più felicemente a' grandi onori”:
Paoluccio amava la pittura e questo amore lo passò anche a tre figlie,
avute dalla prima moglie, le quali come pittrici vennero ricordate dal
De Dominici all'interno della biografia del padre. Mariangiola, la
prima e la più dotata, sotto la direzione patema "disegnò
ragionevolmente a concorrenza de' migliori scolari del Padre"3. Inoltre
la sua attività pittorica è giudicata "con lode" soprattutto riguardo
agli esiti nella ritrattistica, ritenuta la sua migliore capacità
espressiva. Il padre, Paoluccio, “festeggiato” con varie manifestazioni
anche per i 350 anni dalla sua nascita, morì a Napoli il 26 luglio 1728
e fu sepolto nella chiesa della Concezione, ma vive nel ricordo di
molti.
Bianca Fasano
parmenide2008@libero.it
|
|