Precariato: a rischio il funzionamento delle scuole.
Data: Mercoledì, 22 agosto 2012 ore 05:00:00 CEST
Argomento: Sindacati


Due su dieci tra docenti, collaboratori scolastici e assistenti tecnici, il 1 settembre non saranno a scuola. Sono supplenti, precari: una direttiva comunitaria li vorrebbe di ruolo, la legge italiana li vorrebbe in servizio, ma l’amministrazione li nomina ad anno iniziato con gravi ricadute sulla progettazione educativa e didattica. Per il Miur, supera il 15% la dotazione organica di supplenti a cui ricorre ogni anno per far funzionare le scuole: un male endemico, però, da non esorcizzare, per presunte superiori esigenze di finanza pubblica, a rischio dell’apertura di una seconda procedura d’infrazione a carico del nostro Paese da parte della Commissione UE. Tra assegnazioni provvisorie, utilizzazioni, dimensionamenti improvvisi, pensionamenti coatti o rinviati, i numeri ogni anno non tornano a Viale Trastevere cosicché la scorsa estate con un emendamento al decreto legge n. 70 si è deciso di spostare dal 30 luglio al 31 agosto il termine per chiudere le operazioni di nomina e consentire un sereno avvio del nuovo anno scolastico. Sembrava la soluzione giusta per le famiglie dei nostri studenti e per i tanti lavoratori precari della scuola che in migliaia dovevano cambiare provincia lavorativa, non sapendo che al nastro di partenza si sarebbero ritrovati senza una proposta di assunzione. Già, perché i precari senza i quali la scuola chiuderebbe, sono individuati dai dirigenti dell’amministrazione periferica a settembre inoltrato e fino al natale successivo con gravi ricadute sulla definizione del piano dell’offerta formativa e sull’ordinario funzionamento degli organi collegiali. Di chi è la colpa: non certo del ministero della Funzione Pubblica che non firma la contrattazione integrativa raggiunta tra Miur e Sindacati sulla mobilità del personale docente, bloccando tutte le operazioni seguenti; non ancora dei dipendenti sempre più ridotti degli ambiti territoriali prossimi al travaso nelle regioni. Forse lo sono allora i precari della scuola, vittime sacrificali, i cui stipendi possono essere risparmiati? E’ arrivato il momento di dire basta alla precarietà del rapporto di lavoro nella scuola, vera nemica non soltanto della programmazione ma anche della continuità didattica. Lasciateci, almeno, l’onore, perché l’illusione è stata svelata.
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