Brindisi, c'è una pista interna alla scuola, una studentessa ferita è nipote di un boss, mentre l’altra è figlia di un malavitoso
Data: Giovedì, 24 maggio 2012 ore 17:58:41 CEST
Argomento: Recensioni


Gli investigatori sostengono che non si tratterebbe semplicemente di un regolamento di conti tra clan avversari, ma di un messaggio rivolto direttamente allo Stato, perché si faccia da parte, per non generare altra violenza. Nei giorni scorsi uno dei capi della Sacra Corona Unita avrebbe fatto recapitare un messaggio al pm Milito De Nozza, dichiarando che la sua organizzazione era estranea al fatto. In ogni caso le indagini in quella direzione sono da considerarsi tutt’altro che archiviate.

Minacce un mese prima dell’attentato
La scuola Morvillo-Falcone di Brindisi aveva subito delle minacce un mese prima dell’attentato. Un uomo, i cui tratti somatici sarebbero compatibili con l’attentatore che si vede nel filmato, il 28 aprile scorso si era recato nella scuola per parlare con la preside, ma sarebbe stato allontanato. ‘Ve la farò pagare‘ sarebbe stata la sua risposta davanti l’altolà. Un episodio ancora tutto da verificare, ma che si va ad aggiungere alle altre possibili ipotesi circa le motivazioni del folle gesto, sulle quali si stanno concentrando gli sforzi delle centinaia di uomini delle forze dell’ordine che stanno setacciando il territorio alla ricerca del colpevole. In ogni caso sembra ormai chiaro che l’indagine non si concluderà velocemente, e che ci sarà bisogno di un po’ di tempo prima di agguantare il mostro: ma intanto la psicosi dilaga per tutta Brindisi, dove le scuole sono presidiate da polizia e carabinieri, e si registra un pesante calo dell’affluenza.

Da La Stampa.it Cronache
24/05/2012 - L'INCHIESTA SULL'ATTENTATO ALLA SCUOLA MORVILLO FALCONE
Brindisi, c'è una pista interna alla scuola

Manifestazione studentesca per la morte di Melissa Bassi, a Brindisi
E spunta una parentela scomoda nella vita di una ragazza ferita: ma prevale la cautela
GRAZIA LONGO
inviata a brindisi
Una regia mafiosa o un segreto che qualcuno non rivela all’interno della scuola?

Dietro l’attentato all’istituto Morvillo Falcone, costato la vita a Melissa Bassi, 16 anni, sono queste le piste principali su cui si concentra l’attenzione degli investigatori.
In particolare, nelle ultime ore si lavora sul mondo scolastico. E si cerca qualcuno che potrebbe nutrire profondi risentimenti per un presunto danno subito. Fantasie? Ipotesi? In procura nessuno commenta l’indiscrezione, ma è un fatto che registri, lettere e memorie dei vari computer siamo stati acquisiti: ora sono al vaglio degli esperti tecnicoscientifici che in quel materiale sperano di trovare l’elemento in grado di dare una svolta all’indagine.
E la criminalità organizzata? L’ipotesi non è mai stata del tutto accantonata, com’è avvenuto, del resto, anche per la matrice terroristica. Tra i motivi che rafforzano questo filone d’inchiesta c’è la parentela di due ragazze rimaste ferite e ustionate con il mondo della Sacra Corona Unita e della malavita. Sono entrambe di Mesagne, culla della Scu.

Una è la nipote di un affiliato che ha scontato in carcere diversi anni per associazione mafiosa. Non solo: due anni fa un familiare è stato vittima di un agguato, non mortale, da parte di due piccoli boss che hanno agito per una vendetta trasversale contro lo zio carcerato. «La prossima volta ammazziamo tuo fratello» gli intimarono dopo avergli sparato alla schiena e all’addome.
Le coincidenze non finiscono qui. Un’altra studentessa, ustionata sabato scorso durante l’esplosione della bomba, è figlia di un malavitoso. Semplici incroci del destino? O chi ha premuto l’interruttore per seminare panico e morte è un sicario della mafia o della malavita? Lo stesso procuratore distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, ribadisce la necessità di non trascurare questa pista.
Il video della telecamera del chiosco davanti all’istituto Morvillo Falcone rivela chiaramente che l’autore entra in scena pochi secondi prima del passaggio di Melissa e delle sue amiche appena scese dall’autobus proveniente da Mesagne. Negli attimi precedenti, quando era arrivato un altro pullman di studenti, l’uomo non era ancora sul posto.
Se davvero il suo obiettivo erano le ragazze legate a famiglie mafiose, potrebbe averne seguito spostamenti e orari nei giorni precedenti. Ieri mattina, infatti, le due studentesse meno gravemente ferite hanno riconosciuto nell’immagine della foto estrapolata del video un uomo che da diversi giorni stazionava davanti alla scuola.
Buona memoria o eccessiva impressionabilità? Il gruppo interforze - polizia e carabinieri, compresi i gruppi speciali di Sco, Scientifica e Ros - sta verificando le loro dichiarazioni e quelle di alcune decine di persone che sostengono di aver riconosciuto il colpevole.
Un lavoro capillare e certosino che deve, peraltro fare i conti, anche con le tante segnalazioni fuorvianti frutto di mirabolante fantasia o di mitomani veri e propri. Prosegue, inoltre, anche la preziosa attività tecnica: nei laboratori della Scientifica di Roma si sta ricostruendo l’ordigno, impresa non facile ma utile a ricavare dati che potrebbero guidare verso il luogo d’acquisto e le esatte modalità di costruzione. Al Ros, invece, il compito

 







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