A Macerata in 160 di corsa verso la pensione tra presidi, prof, segretari e tecnici
Data: Martedì, 24 aprile 2012 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Macerata, - SE NE VANNO in 160. Docenti, bidelli, tecnici, segretari e, soprattutto, presidi: tutti in pensione dal primo settembre. Forse, però, qualcuno vedrà svanire il suo sogno, considerato che ha presentato la domanda ritenendo di avere i requisiti per l’agognato riposo, ma che potrebbero non venire riconosciuti come tali: il passaggio dalle vecchie alle nuove norme, infatti, lascia margini di ambiguità, non facili da chiarire. La vera notizia, comunque, è la “fuga” dei presidi: sono 13 i capi d’istituto verso la pensione; alcuni, a dire la verità, lasciano per forza, essendo stati “dimissionati” per limiti d’età (e non è escluso che facciano ricorso, avendo chiesto di restare un altro anno); altri per libera scelta. Rispetto agli anni passati, il dato di quest’anno è clamoroso, con effetti sull’immediato futuro delle scuole. Il concorso per dirigenti scolatici si sta per concludere e, visti gli ammessi alle prove finali, c’è la seria possibilità che il numero degli idonei risulti insufficiente rispetto ai vuoti che si sono venuti a creare, con scuole che andrebbero “a reggenza” perché non ci sarebbero presidi disponibili. Quanto al resto, per quanto riguarda i docenti, 5 sono i pensionamenti nella scuola dell’infanzia, 34 nella scuola primaria, 38 alle medie e 37 alle superiori. Insieme a loro lasciano tre dirigenti dei servizi generali e amministrativi (segretari), 19 bidelli, 8 assistenti amministrativi, 3 assistenti tecnici.

«Penso che questa sia l’ultima significativa ondata di pensionamenti», dice Giovanni Bonvecchi, segretario provinciale dello Snals. «I tagli effettuati negli ultimi anni uniti alla riforma delle pensioni rallenteranno il flusso in uscita». Con la conseguenza di restringere ulteriormente le possibilità di accesso al ruolo per i precari, non pochi dei quali nelle scuole anche da 15 o 20 anni, e con una famiglia sulle spalle. «E’ necessario restituire alla scuola il ruolo centrale che tutti a parole dicono di riconoscerle, anche perché è lì che si formano le nuove generazioni e, dunque, il futuro del paese», aggiunge Bonvecchi.

«IL FATTO è che per la scuola la sola logica che si è seguita, specie negli ultimi anni, è stata quella ragionieristica dei tagli, solo per risparmiare, senza tener conto della didattica, svilendo il ruolo dell’istituzione e di chi in essa opera, a partire agli insegnanti», aggiunge Giampaolo Cingolani, segretario provinciale della Flc - Cgil. «E’ evidente — prosegue — che la progressiva demotivazione che ne è derivata ha spinto chi poteva a scegliere subito la strada della pensione: per i rischi connessi agli ultimi provvedimenti, ma credo soprattutto per lo svilimento di un ruolo e di funzioni che, invece, sono importanti e decisive per ogni paese». Alle medie lasciano soprattutto gli insegnanti di lettere (20) e matematica (7); alle superiori quelli di lettere (6), latino (5), discipline economiche e aziendali (4).

Franco Veroli
Ilrestodelcarlino.it





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