Macerata, - SE NE
VANNO in 160. Docenti, bidelli, tecnici, segretari e, soprattutto,
presidi: tutti in pensione dal primo settembre. Forse, però, qualcuno
vedrà svanire il suo sogno, considerato che ha presentato la domanda
ritenendo di avere i requisiti per l’agognato riposo, ma che potrebbero
non venire riconosciuti come tali: il passaggio dalle vecchie alle
nuove norme, infatti, lascia margini di ambiguità, non facili da
chiarire. La vera notizia, comunque, è la “fuga” dei presidi: sono 13 i
capi d’istituto verso la pensione; alcuni, a dire la verità, lasciano
per forza, essendo stati “dimissionati” per limiti d’età (e non è
escluso che facciano ricorso, avendo chiesto di restare un altro anno);
altri per libera scelta. Rispetto agli anni passati, il dato di
quest’anno è clamoroso, con effetti sull’immediato futuro delle scuole.
Il concorso per dirigenti scolatici si sta per concludere e, visti gli
ammessi alle prove finali, c’è la seria possibilità che il numero degli
idonei risulti insufficiente rispetto ai vuoti che si sono venuti a
creare, con scuole che andrebbero “a reggenza” perché non ci sarebbero
presidi disponibili. Quanto al resto, per quanto riguarda i docenti, 5
sono i pensionamenti nella scuola dell’infanzia, 34 nella scuola
primaria, 38 alle medie e 37 alle superiori. Insieme a loro lasciano
tre dirigenti dei servizi generali e amministrativi (segretari), 19
bidelli, 8 assistenti amministrativi, 3 assistenti tecnici.
«Penso che questa sia l’ultima significativa ondata di pensionamenti»,
dice Giovanni Bonvecchi, segretario provinciale dello Snals. «I tagli
effettuati negli ultimi anni uniti alla riforma delle pensioni
rallenteranno il flusso in uscita». Con la conseguenza di restringere
ulteriormente le possibilità di accesso al ruolo per i precari, non
pochi dei quali nelle scuole anche da 15 o 20 anni, e con una famiglia
sulle spalle. «E’ necessario restituire alla scuola il ruolo centrale
che tutti a parole dicono di riconoscerle, anche perché è lì che si
formano le nuove generazioni e, dunque, il futuro del paese», aggiunge
Bonvecchi.
«IL FATTO è che per la scuola la sola logica che si è seguita, specie
negli ultimi anni, è stata quella ragionieristica dei tagli, solo per
risparmiare, senza tener conto della didattica, svilendo il ruolo
dell’istituzione e di chi in essa opera, a partire agli insegnanti»,
aggiunge Giampaolo Cingolani, segretario provinciale della Flc - Cgil.
«E’ evidente — prosegue — che la progressiva demotivazione che ne è
derivata ha spinto chi poteva a scegliere subito la strada della
pensione: per i rischi connessi agli ultimi provvedimenti, ma credo
soprattutto per lo svilimento di un ruolo e di funzioni che, invece,
sono importanti e decisive per ogni paese». Alle medie lasciano
soprattutto gli insegnanti di lettere (20) e matematica (7); alle
superiori quelli di lettere (6), latino (5), discipline economiche e
aziendali (4).
Franco Veroli
Ilrestodelcarlino.it