Il preside, i prof e la circolare che vieta l’amicizia su Facebook
Data: Mercoledì, 21 marzo 2012 ore 07:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


C’è un motivo ragionevole perche un preside debba vietare gli scambi su facebook tra insegnanti e allievi? Forse ci sono diverse ragioni per sconsigliarlo…ma la censura. Le argomentazioni di Aldo Durì, che dirige l’Isis “Malignani” di Cervignano del Friuli e che ha preso questo drastico provedimento, sono prevedibili: 1. «Tra i contatti convivono adulti, parenti, adolescenti, studenti che frequentano le classi di quegli stessi insegnanti. Dal punto di vista deontologico è una cosa oscena. Ci sono distanze che vanno rispettate». 2. «Il professore non è l’amico e non deve essere un confidente ma è, soprattutto, un docente. Fare confusione in merito alla diversità dei ruoli è un elemento di assoluto disorientamento». Fin qui si direbbe che il preside Durì fermi principi di tale serietà che (e, diciamolo, ovvietà) che prescindono dai social network ma che semmai gli suggerirebbero di sconsigliarne l’uso più che di emanare un editto di proibizione. Perché è vero che il canale non è mai neutro e che un mezzo così, per definizione, informale come facebook rischia di favorire un contatto friendly con chiunque, persino con il proprio professore che sula carta dovrebbe rappresentare più un modello autorevole che un “amico” con cui chiacchierare e magari “cazzeggiare” la sera. Ma ciò non toglie che il rispetto dei codici linguistici e comportamentali vada oltre il canale di comunicazione. C’è da ritenere che se un ragazzo non percepisce l’autorità su FB sia difficile che la percepisca de visu: la mancanza di rispetto, quando c’è, precede qualsiasi dialogo sui social network. E quando c’è, è improbabile che venga meno nello scambio a distanza. Si aggiunga che qualche insegnante giura di aver riportato in classe, proprio grazie ad un contatto FB, studenti che avevano deciso di da settimane di darsela a gambe: come vietarglielo se la scuola ha anche (sempre più) funzioni di assistenza sociale e psicologica?
Ci sono poi osservazioni meno generiche (a carico dei suoi insegnanti) su cui Durì insiste per giustificare il “provvedimento d’urgenza”. Ed è l’allusione ad alcuni episodi circoscritti. “Un professore non può scendere dalla cattedra e dare giudizi inopportuni pubblicamente sul preside e sui colleghi”. E qui non ci siamo proprio: sarebbe come sorprendere la propria moglie in dolce compagnia e pensare di risolvere il problema eliminando il letto che ha ospitato il letto lei e il suo partner. Perché non affrontare direttamente il prof in questione riportandolo a una condotta degna del suo ruolo? Quel “pubblicamente” (il corsivo è mio) segnala poi una preoccupazione più di facciata che di sostanza. Domanda: e se i “giudizi inopportuni” dei docenti venissero espressi al telefono o via mail sarebbe “deontologicamente” accettabile? Quel comportamento non sarebbe altrettanto deontologicamente inaccettabile? «Rapporti di amicizia con studenti – continua il preside – sono ammissibili solo nell’ambito di gruppi espressamente dedicati all’effettuazione di progetti o ricerche o attività scolastiche». Ma di che amicizia sta parlando? Della sedicente amicizia tra internauti o di amicizia tradizionalmente intesa (anche senza aver letto Cicerone), cioè pre-superficialità e-social (a-sociale)? Spetterebbe a un educatore per primo, appunto, evitare la confusione, se (giustamente) di confusione vogliamo parlare.

Paolo Di Stefano - Corriere della Sera





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