FLC CGIL rivolge un appello ai gruppi parlamentari di Camera e Senato
Data: Mercoledì, 25 gennaio 2012 ore 14:16:36 CET
Argomento: Sindacati


La FLC CGIL insieme alla CGIL si sta facendo portavoce, presso i gruppi parlamentari di Camera e Senato di alcuni emendamenti all'art. 24 della legge 214 del 22 dicembre 2011, necessari per non penalizzare oltre misura il diritto a un sistema pensionistico equo delle lavoratrici e dei lavoratori.
Nei comparti della conoscenza la riforma pensionistica determinata dalla legge citata produce un ulteriore aggravio: dopo i tagli operati in questi anni agli organici, il giusto ricambio generazionale garantito dal turn over, potrà avere un risvolto sia di innovazione che occupazionale, considerato ad esempio l'alto numero di precari nel comparto scuola. E in relazione a questo comparto, si aggiunge la difficoltà di affrontare la professione docente in età in cui le energie necessarie cominciano a scemare, a fronte del numero sempre più alto degli alunni nelle classi.         
    Per tutti i lavoratori della conoscenza chiediamo giustizia per quei soggetti che sono arrivati in prossimità della pensione con il sistema pre vigente e ne vedono sfumare il requisito da un giorno all'altro, ma anche per coloro che rischiano nel sistema contributivo di non poter accedere alla pensione per scarsità di montante contributivo.
La FLC CGIL, nel merito degli emendamenti presentati da CGIL, CISL e UIL,  sottolinea per le lavoratrici e i lavoratori dei comparti della conoscenza la necessità dell'approvazione dei seguenti punti:
di non eliminare seccamente l'accesso alla pensione con le quote, ma di introdurre una maggiore gradualità in particolare di estendere, per i lavoratori della scuola e dell'AFAM, i diritti acquisiti alla data del 31 dicembre 2011 anche alla data del 31 agosto 2012, in quanto sono gli unici lavoratori che per accedere al diritto pensionistico debbono utilizzare la "finestra" (1 settembre per la scuola, 1 novembre per l'AFAM)
di eliminare i 42 anni e 1 mese di contribuzione per gli uomini e equipararli al requisito previsto per le donne
di eliminare per uomini e donne le penalizzazioni legate all'età anagrafica
di estendere il comma 15 bis dell’articolo 24 anche per i lavoratori del pubblico impiego
di rivedere la norma che prevede per i lavoratori assunti dal 1 gennaio 1996 e che sono in  contributivo, la possibilità di andare in pensione di vecchiaia con 20 anni di contribuzione, solo se l'assegno pensionistico corrisponde  ad una somma di denaro non inferiore ad una volta e mezzo l'assegno sociale, rivalutato col PIL quinquennale.
La revisione di questa ultima norma tesa a rendere meno rigido il requisito legato all'assegno pensionistico, agevolerebbe chi entra tardi al lavoro, in particolare le donne che spesso sono meno pagate degli uomini e hanno percorsi lavorativi interrotti anche dal lavoro di cura.
Rimaniamo in attesa dell'esito positivo degli emendamenti per ridare fiato a quanti in prossimità della pensione si sono visti sfumare l'obiettivo sotto il naso, per dare una speranza a coloro che oggi vedono la pensione come un miraggio nel deserto secondo le tabelle di proiezione della riforma.
 
Come ha affermato la segretaria confederale Vera Lamonica, “auspichiamo che la discussione nella Commissione e nell'Aula corregga tali storture, che certo non risolverebbero tutti i problemi, peraltro riproposti nella piattaforma unitaria consegnata al governo, ma sicuramente darebbero un segnale positivo circa la volontà di rispondere alla condizione molto difficile che si è determinata”.
 (da Flc-Cgil)

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