La FLC CGIL
insieme alla CGIL si sta facendo portavoce, presso i gruppi
parlamentari di Camera e Senato di alcuni emendamenti all'art. 24
della legge 214 del 22 dicembre 2011, necessari per non penalizzare
oltre misura il diritto a un sistema pensionistico equo delle
lavoratrici e dei lavoratori.
Nei comparti della conoscenza la riforma pensionistica determinata
dalla legge citata produce un ulteriore aggravio: dopo i tagli operati
in questi anni agli organici, il giusto ricambio generazionale
garantito dal turn over, potrà avere un risvolto sia di innovazione che
occupazionale, considerato ad esempio l'alto numero di precari nel
comparto scuola. E in relazione a questo comparto, si aggiunge la
difficoltà di affrontare la professione docente in età in cui le
energie necessarie cominciano a scemare, a fronte del numero sempre più
alto degli alunni nelle classi.
Per tutti i lavoratori della conoscenza chiediamo
giustizia per quei soggetti che sono arrivati in prossimità della
pensione con il sistema pre vigente e ne vedono sfumare il requisito da
un giorno all'altro, ma anche per coloro che rischiano nel sistema
contributivo di non poter accedere alla pensione per scarsità di
montante contributivo.
La FLC CGIL, nel merito degli emendamenti presentati da CGIL, CISL e
UIL, sottolinea per le lavoratrici e i lavoratori dei comparti
della conoscenza la necessità dell'approvazione dei seguenti punti:
di non eliminare seccamente l'accesso alla pensione con le quote, ma di
introdurre una maggiore gradualità in particolare di estendere,
per i lavoratori della scuola e dell'AFAM, i diritti acquisiti alla
data del 31 dicembre 2011 anche alla data del 31 agosto 2012, in quanto
sono gli unici lavoratori che per accedere al diritto pensionistico
debbono utilizzare la "finestra" (1 settembre per la scuola, 1 novembre
per l'AFAM)
di eliminare i 42 anni e 1 mese di contribuzione per gli uomini e
equipararli al requisito previsto per le donne
di eliminare per uomini e donne le penalizzazioni legate all'età
anagrafica
di estendere il comma 15 bis dell’articolo 24 anche per i lavoratori
del pubblico impiego
di rivedere la norma che prevede per i lavoratori assunti dal 1 gennaio
1996 e che sono in contributivo, la possibilità di andare in
pensione di vecchiaia con 20 anni di contribuzione, solo se l'assegno
pensionistico corrisponde ad una somma di denaro
non inferiore ad una volta e mezzo l'assegno sociale, rivalutato
col PIL quinquennale.
La revisione di questa ultima norma tesa a rendere meno rigido il
requisito legato all'assegno pensionistico, agevolerebbe chi entra
tardi al lavoro, in particolare le donne che spesso sono meno pagate
degli uomini e hanno percorsi lavorativi interrotti anche dal
lavoro di cura.
Rimaniamo in attesa dell'esito positivo degli emendamenti per ridare
fiato a quanti in prossimità della pensione si sono visti sfumare
l'obiettivo sotto il naso, per dare una speranza a coloro che oggi
vedono la pensione come un miraggio nel deserto secondo le tabelle di
proiezione della riforma.
Come ha affermato la segretaria confederale Vera Lamonica, “auspichiamo
che la discussione nella Commissione e nell'Aula corregga tali
storture, che certo non risolverebbero tutti i problemi, peraltro
riproposti nella piattaforma unitaria consegnata al governo, ma
sicuramente darebbero un segnale positivo circa la volontà di
rispondere alla condizione molto difficile che si è determinata”.
(da Flc-Cgil)
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