In Trentino spendiamo? Sì, ma per crescere
Data: Lunedì, 09 gennaio 2012 ore 12:57:04 CET
Argomento: Rassegna stampa


Leggendo il Corriere , ieri mattina, Lorenzo Dellai un po' si è irritato. Mentre in prima pagina Gian Antonio Stella faceva i conti a «Quelle Regioni troppo speciali» invitando i reggenti delle pur «necessarie autonomie» a «usarle sobriamente», il presidente della Provincia di Trento continuava a insistere: «È vero, per l' istruzione spendiamo 1.520 euro contro 934 del resto d' Italia ma quei 934 euro sono soldi dello Stato, i nostri abbiamo orgogliosamente deciso di investirli così. Per norma costituzionale, un decimo di tutte le nostre tasse va a Roma e con i restanti nove decimi ci finanziamo tutto. Per capirci: dallo Stato non prendiamo neanche un euro e su sanità, istruzione e ricerca la media pro capite di investimenti è superiore non perché siamo spendaccioni.      
    Semplicemente abbiamo deciso che gli insegnanti che dipendono dalla Provincia meritino di più, che vogliamo standard più alti negli ospedali e che la sperimentazione meriti tutti i 200 milioni che le riserviamo ogni anno. Per dire: potevamo fare più strade e pagare meno i professori, o puntare sulla Pubblica amministrazione invece che sulla scienza. È una nostra libera scelta». Resta il fatto che la strada dei tagli è stata intrapresa anche in Trentino: a dicembre il Consiglio regionale ha approvato una mozione per ridurre del 25% la diaria netta. Quindi qualcosa da tagliare c' era? «Certo, lo riconosco. La modifica è operativa dal primo gennaio: a fine mese i nostri stipendi si abbasseranno. È ovvio che in questo clima vada rivisto il costo delle nostre attività». Qual è il suo stipendio? «Io percepisco 6.000 euro come consigliere regionale e provinciale, più 4.000 come presidente della Provincia e anche della Regione, incarico semestrale a cui ci alterniamo con il presidente della Provincia di Bolzano: 10.000 euro lordi al mese, totale di indennità e diaria. Con la prossima busta paga questa cifra calerà». E le buste paga di consiglieri e assessori? «I consiglieri guadagnano 6.000 euro lordi al mese, gli assessori circa 8.000. Bisogna tenere conto del nostro ordinamento: Trento ha 35 consiglieri provinciali, Bolzano pure. Quando si riuniscono separatamente formano due distinti consigli provinciali, quando si riuniscono in 70 sono il nostro Consiglio regionale: due attività, un' unica indennità». Ma se i consiglieri provinciali svolgono un doppio incarico al costo di uno e anche i presidenti di Provincia si alternano alla guida del Consiglio regionale, a questo punto la Regione non è un ente inutile? «È un' istituzione di natura politica e non gestionale, ha un bilancio di 400 milioni di euro l' anno e competenze ordinamentali e sul Welfare. La polemica sui costi della Regione è strumentale: consiglieri e presidente sono già pagati in quanto amministratori della Provincia e in totale la Regione ha meno di 300 dipendenti». Ci saranno settori dove intervenire per razionalizzare. «Certo, e siamo già intervenuti: nel 2006 abbiamo abolito i vitalizi per i consiglieri. Dal 2009, per corrispondere all' obbligo di perequazione e solidarietà, con Bolzano togliamo 500 milioni di euro l' anno dalle nostre entrate e ci siamo assunti oneri per 100 milioni l' anno per finanziare funzioni dello Stato: l' Università di Trento, per esempio, è statale ma dal 2010 è a totale carico della nostra Provincia». Sì, ma i tagli? «È già al lavoro una commissione della conferenza delle Regioni per arrivare a un processo di autoriforma delle indennità: se verrà fuori che siamo fuori dal criterio nazionale ci adegueremo all' istante». La Provincia ha 16 Comunità di valle, enti intermediari tra Comune e Provincia che gestiscono welfare e urbanistica. «Tra presidenti, giunte e assemblee, il loro costo annuale è di 1,5 milioni di euro: lo 0,003% del bilancio della Provincia». E i consigli circoscrizionali? Sono 7 nella sola Rovereto, 12 a Trento con una spesa di 226.272 euro in gettoni di presenza : non esistono in città ben più grandi... «Non escludo che si debba andare verso situazioni di gratuità, ma respingo l' idea che città storicamente organizzate così debbano smantellarli solo perché non sono metropoli». Ma non ci vede nessuno spreco? «Sono risorse che il Comune decide di investire nella partecipazione dal basso. Per contenere i costi non si incide sui meccanismi della democrazia. In Trentino siamo solo mezzo milione, allora qui basterebbe un amministratore delegato». Elsa Muschella   (da http://archiviostorico.corriere.it)






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