L'anticipazione: progetto Valorizza, le opinioni ''funzionano''. Ecco i dati
Data: Sabato, 10 dicembre 2011 ore 13:26:15 CET Argomento: Rassegna stampa
Gli obiettivi del
progetto sperimentale “Valorizza” - La sperimentazione “Valorizza” del
Miur risponde alla seguente domanda: è possibile capire chi sono in una
scuola gli insegnanti la cui buona reputazione professionale sia da
tutti condivisa, al fine di poterli premiare?
Questa domanda (a cui “Valorizza” risponde con un sì), è importante
perché la scuola italiana ha bisogno di evitare lo scoraggiamento dei
suoi docenti migliori, quelli che negli anni recenti hanno contribuito
maggiormente a tenerla in piedi e a farla funzionare pur tra mille
difficoltà. Ce ne sono probabilmente in ogni scuola, ma nessuno ne ha
mai riconosciuto in modo esplicito i meriti, l’impegno e la fatica.
Trovare un metodo da tutti ben accettato e poco costoso per porre fine
urgentemente a questa situazione è il primo obiettivo della
sperimentazione “Valorizza”.
Non è l’unico: la scuola italiana ha anche bisogno di attirare i
migliori laureati alla carriera di insegnante. Attualmente, soprattutto
per le materie scientifiche, le alternative all’insegnamento offrono
prospettive retributive e di carriera oggettivamente più attraenti per
i giovani meglio preparati. Tanto che anche quelli che d’istinto
potrebbero esser ottimi insegnanti prendono altre strade. A questi
giovani è necessario dare il messaggio che anche nel mondo
dell’istruzione, per i meritevoli, ci sono attraenti prospettive
retributive, di carriera e di partecipazione al governo della scuola.
I metodi possibili per raggiungere questi obiettivi sono molti. Alcuni
basati su indicatori oggettivi come i risultati nei test di
apprendimento degli studenti (le prove Invalsi), altri basati su
valutazioni discrezionali di ispettori esterni o dei dirigenti
scolastici. Tutti questi metodi, presi singolarmente, hanno problemi e
controindicazioni che generano un fuoco incrociato di critiche e
lasciano generalmente dubbiose le comunità scolastiche.
Il progetto sperimentale “Valorizza” , avviato dal Miur su proposta di
un Comitato Tecnico Scientifico, ha individuato un metodo diverso e
originale rispetto a quelli tradizionali, a tutt’oggi poco
sperimentato. Anche questo metodo non è una bacchetta magica e non è
esente da problemi e controindicazioni. Ma alla luce delle riflessioni
teoriche sulla questione e nei limiti delle evidenze empiriche
rilevate, lascia ben sperare e quindi merita di essere considerato, per
ora almeno in via sperimentale. Presupposto di questo metodo è la
convinzione che esistano davvero quegli insegnanti su cui nessuno ha da
discutere, quelli che anche dopo 40 anni saranno ricordati dai loro
studenti (bravi e meno bravi) come gli insegnanti che hanno lasciato un
segno positivo nelle loro vite, quelli apprezzati dai docenti come
colleghi e anche dai genitori come guida per i loro figli.
Dato questo presupposto, il metodo consiste essenzialmente nel
raccogliere informazioni da tutte le componenti di una comunità
scolastica (docenti, famiglie e studenti) e nel convogliarle ad un
nucleo di valutazione ristretto, interno alla scuola, che, sulla base
di quelle informazioni e delle proprie conoscenze dirette, identifichi
gli insegnanti la cui reputazione professionale sia per tutti
indiscutibilmente ottima. La convergenza di giudizi positivi di una
sola componente scolastica su un certo numero di docenti potrebbe non
essere sufficiente.
Ad esempio, gli studenti potrebbero prediligere i professori di manica
larga, più simpatici, meno noiosi; le famiglie invece quelli severi e
“all’antica”; e i docenti infine, quelli con un ruolo di leadership nel
collegio dei docenti, indipendentemente dalla reale capacità di
insegnamento. Ma se le opinioni di tutte e tre le componenti
scolastiche convergono in un giudizio positivo sugli stessi insegnanti,
allora è ragionevole attendersi che quelli siano davvero degli ottimi
docenti. La sperimentazione ha provato a concretizzare in una precisa
procedura questo metodo e ha utilizzato strumenti di indagine
quantitativa e qualitativa per verificare se esso è effettivamente in
grado di raggiungere l’obiettivo prefissato: ossia, identificare e
premiare gli insegnanti di ogni scuola che godono presso tutti di
un’ottima reputazione professionale.
“Valorizza” nella sua concreta applicazione - Durante l’anno scolastico
2010-11, 33 scuole di vario ordine e grado si sono rese disponibili per
la sperimentazione in tre regioni: Piemonte, Lombardia e Campania. In
ciascuna scuola, il Collegio dei Docenti ha eletto due insegnanti che,
insieme al Dirigente Scolastico e al Presidente del Consiglio di
Istituto (come osservatore senza diritto di voto), hanno costituito il
Nucleo di Valutazione deputato a scegliere i professori di comprovata e
condivisa buona reputazione. Parallelamente, i docenti si sono
candidati, su base volontaria, per essere presi in considerazione dal
nucleo, sapendo che solo uno su tre avrebbe avuto il riconoscimento.
Per candidarsi, hanno compilato un questionario di autovalutazione
presentato insieme al loro curriculum vitae.
Alle famiglie e agli studenti (questi ultimi solo nel biennio finale
delle superiori) è stato somministrato un questionario (con tassi di
risposta rispettivamente pari al 63% e al 68%) nel quale è stato loro
chiesto di indicare (spiegandone brevemente le ragioni) tre nomi di
docenti che, a loro giudizio, meritavano di essere riconosciuti come
“eccellenti”. Ciascun membro del Nucleo ha predisposto
indipendentemente una sua lista di insegnanti meritevoli alla luce
delle sue convinzioni e delle informazioni raccolte tra le componenti
della comunità scolastica. Le tre liste sono state confrontate nelle
riunioni del Nucleo, che ha infine scelto, come meritevoli di
riconoscimento, i candidati che comparivano in tutte e tre le liste o
in almeno due di esse. Ai docenti così individuati il Ministero ha dato
un riconoscimento corrispondente (in questa fase sperimentale) a una
mensilità di retribuzione una tantum.
Il Miur ha affidato all’Associazione TreeLLLe e alla Fondazione per la
Scuola della Compagnia di San Paolo il compito di redigere un Rapporto
di ricerca sull’efficacia del metodo “Valorizza” che tenesse conto di
tutte le critiche e i suggerimenti provenienti dalle scuole. In
particolare, il Rapporto ha cercato di verificare se il metodo è
effettivamente in grado di identificare gli insegnanti di comprovata e
condivisa buona reputazione. A questo fine l’ultima fase della
sperimentazione è stata destinata a validare il metodo sperimentato.
Insegnanti, genitori e studenti (anche in questo caso con tassi di
risposta ragguardevoli, dati i tempi ristretti in cui sono stati
somministrati a fine giugno: 43% per i docenti, 36% per i genitori e
57% per gli studenti) hanno compilato un secondo questionario per
dichiarare se erano o meno d’accordo con le decisioni del nucleo, così
da poter stimare il grado di convergenze fra i diversi pareri.
La validazione qualitativa del metodo “Valorizza’’ - In 11 delle
33 scuole due ricercatori delle Fondazioni hanno seguito passo per
passo, come osservatori, tutti i lavori dei nuclei di valutazione e
hanno effettuato interviste ad alcuni loro membri oltre che ad altri
docenti (premiati e non premiati) delle scuole coinvolte.
Pur segnalando alcune lacune informative nel modo in cui la
sperimentazione è stata proposta alle scuole, gli intervistati hanno
evidenziato innanzitutto come “Valorizza” abbia intercettato un
desiderio diffuso tra gli insegnanti di vedere riconosciuta la loro
professionalità e comunque l’apprezzamento per essere stati messi al
centro dell’attenzione dei loro dirigenti e colleghi, nonché di
famiglie e studenti. Positivo è anche il giudizio sulle modalità di
elezione del Nucleo e sull’articolazione del suo processo decisionale.
Tuttavia il presupposto concettuale di “Valorizza” ha fatto fatica a
essere compreso. Soprattutto nelle fasi iniziali, ha prevalso la
preoccupazione per l’assenza di indicazioni precise riguardo ai
“criteri” più o meno “oggettivi” che il Nucleo avrebbe dovuto usare per
decidere e alle pratiche professionali che i docenti avrebbero dovuto
seguire per ottenere il riconoscimento. Non è stato facile far capire
che questo metodo, per sua natura, non deve far riferimento a criteri e
comportamenti precisi, in quanto è basato su di un concetto, la
reputazione professionale, a tutti evidente ma non precisamente
definibile.
Le interviste segnalano inoltre un’insoddisfazione sugli strumenti
utilizzati per raccogliere informazioni sui docenti (questionario di
autovalutazione e CV) e una preoccupazione riguardo alla capacità delle
famiglie, soprattutto in ambienti socio-economici disagiati, di
giudicare correttamente la qualità degli insegnanti. Minori le
preoccupazioni sulle capacità di giudizio degli studenti. D’altro
canto, e soprattutto ex post, è stata largamente apprezzata la
possibilità che il modello offre di incrociare punti di vista diversi,
dei protagonisti (insegnanti e dirigente) e degli utenti (genitori ed
alunni) nel giudizio valutativo. Questa caratteristica di “Valorizza”
viene riconosciuta da dirigenti e docenti come uno dei maggiori punti
di forza. In altre parole, nonostante le preoccupazioni iniziali, è
stato apprezzato proprio il carattere olistico e pluralistico del
modello, che rende il processo di valutazione intersoggettivo
(certamente non arbitrario). È stata anche apprezzata la possibilità di
adottare una logica di valutazione tutta interna che da un lato vede
protagonista la comunità scolastica e dall’altro consente di
contestualizzare il modello stesso, sulla base delle specificità di
ciascuna scuola.
La validazione quantitativa del “metodo reputazionale” - Utilizzando
invece dati quantitativi su tutte le 33 scuole coinvolte, il Rapporto
descrive i risultati di una analisi statistica finalizzata a: 1)
Identificare le variabili che hanno influenzato maggiormente le
decisioni dei nuclei. 2) Verificare la corrispondenza tra le scelte dei
nuclei e le opinioni più diffuse tra i docenti, i genitori e gli
studenti riguardo alla reputazione degli insegnanti, con particolare
riferimento a: a) presenza nella lista dei premiati di docenti che non
avrebbero dovuto essere premiati; b) presenza di altri docenti che
avrebbero meritato il premio ma non lo hanno ricevuto.
Per quel che riguarda il primo obiettivo, i risultati dicono che le
opinioni dei genitori e degli studenti sono correlate più di altre
variabili con le decisioni dei nuclei. Un aumento di preferenze
parentali di circa il 10% rispetto al numero di preferenze ricevute in
media da un docente, genera un aumento di circa il 6% della probabilità
di ricevere il premio rispetto alla situazione ipotetica di un docente
con le caratteristiche medie del campione. Risultati simili valgono per
le preferenze espresse dagli studenti. Nelle scuole secondarie di
secondo grado gli insegnanti di materie letterarie hanno avuto una
probabilità superiore di ricevere il premio rispetto a quelli di altre
materie, ma nelle altre scuole non si osservano differenze sensibili
rispetto alla materia insegnata. Risultano però svantaggiati i docenti
che insegnano in un numero maggiore di classi e quelli con minore
anzianità di servizio nella scuola. (da http://www.ilsussidiario.net)
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