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Progetti: L'anticipazione: progetto Valorizza, le opinioni ''funzionano''. Ecco i dati

Rassegna stampa
Gli obiettivi del progetto sperimentale “Valorizza” - La sperimentazione “Valorizza” del Miur risponde alla seguente domanda: è possibile capire chi sono in una scuola gli insegnanti la cui buona reputazione professionale sia da tutti condivisa, al fine di poterli premiare?
Questa domanda (a cui “Valorizza” risponde con un sì), è importante perché la scuola italiana ha bisogno di evitare lo scoraggiamento dei suoi docenti migliori, quelli che negli anni recenti hanno contribuito maggiormente a tenerla in piedi e a farla funzionare pur tra mille difficoltà. Ce ne sono probabilmente in ogni scuola, ma nessuno ne ha mai riconosciuto in modo esplicito i meriti, l’impegno e la fatica. Trovare un metodo da tutti ben accettato e poco costoso per porre fine urgentemente a questa situazione è il primo obiettivo della sperimentazione “Valorizza”.     
Non è l’unico: la scuola italiana ha anche bisogno di attirare i migliori laureati alla carriera di insegnante. Attualmente, soprattutto per le materie scientifiche, le alternative all’insegnamento offrono prospettive retributive e di carriera oggettivamente più attraenti per i giovani meglio preparati. Tanto che anche quelli che d’istinto potrebbero esser ottimi insegnanti prendono altre strade. A questi giovani è necessario dare il messaggio che anche nel mondo dell’istruzione, per i meritevoli, ci sono attraenti prospettive retributive, di carriera e di partecipazione al governo della scuola.
I metodi possibili per raggiungere questi obiettivi sono molti. Alcuni basati su indicatori oggettivi come i risultati nei test di apprendimento degli studenti (le prove Invalsi), altri basati su valutazioni discrezionali di ispettori esterni o dei dirigenti scolastici. Tutti questi metodi, presi singolarmente, hanno problemi e controindicazioni che generano un fuoco incrociato di critiche e lasciano generalmente dubbiose le comunità scolastiche.
Il progetto sperimentale “Valorizza” , avviato dal Miur su proposta di un Comitato Tecnico Scientifico, ha individuato un metodo diverso e originale rispetto a quelli tradizionali, a tutt’oggi poco sperimentato. Anche questo metodo non è una bacchetta magica e non è esente da problemi e controindicazioni. Ma alla luce delle riflessioni teoriche sulla questione e nei limiti delle evidenze empiriche rilevate, lascia ben sperare e quindi merita di essere considerato, per ora almeno in via sperimentale. Presupposto di questo metodo è la convinzione che esistano davvero quegli insegnanti su cui nessuno ha da discutere, quelli che anche dopo 40 anni saranno ricordati dai loro studenti (bravi e meno bravi) come gli insegnanti che hanno lasciato un segno positivo nelle loro vite, quelli apprezzati dai docenti come colleghi e anche dai genitori come guida per i loro figli.
Dato questo presupposto, il metodo consiste essenzialmente nel raccogliere informazioni da tutte le componenti di una comunità scolastica (docenti, famiglie e studenti) e nel convogliarle ad un nucleo di valutazione ristretto, interno alla scuola, che, sulla base di quelle informazioni e delle proprie conoscenze dirette, identifichi gli insegnanti la cui reputazione professionale sia per tutti indiscutibilmente ottima. La convergenza di giudizi positivi di una sola componente scolastica su un certo numero di docenti potrebbe non essere sufficiente.
Ad esempio, gli studenti potrebbero prediligere i professori di manica larga, più simpatici, meno noiosi; le famiglie invece quelli severi e “all’antica”; e i docenti infine, quelli con un ruolo di leadership nel collegio dei docenti, indipendentemente dalla reale capacità di insegnamento. Ma se le opinioni di tutte e tre le componenti scolastiche convergono in un giudizio positivo sugli stessi insegnanti, allora è ragionevole attendersi che quelli siano davvero degli ottimi docenti. La sperimentazione ha provato a concretizzare in una precisa procedura questo metodo e ha utilizzato strumenti di indagine quantitativa e qualitativa per verificare se esso è effettivamente in grado di raggiungere l’obiettivo prefissato: ossia, identificare e premiare gli insegnanti di ogni scuola che godono presso tutti di un’ottima reputazione professionale.
“Valorizza” nella sua concreta applicazione - Durante l’anno scolastico 2010-11, 33 scuole di vario ordine e grado si sono rese disponibili per la sperimentazione in tre regioni: Piemonte, Lombardia e Campania. In ciascuna scuola, il Collegio dei Docenti ha eletto due insegnanti che, insieme al Dirigente Scolastico e al Presidente del Consiglio di Istituto (come osservatore senza diritto di voto), hanno costituito il Nucleo di Valutazione deputato a scegliere i professori di comprovata e condivisa buona reputazione. Parallelamente, i docenti si sono candidati, su base volontaria, per essere presi in considerazione dal nucleo, sapendo che solo uno su tre avrebbe avuto il riconoscimento. Per candidarsi, hanno compilato un questionario di autovalutazione presentato insieme al loro curriculum vitae.
Alle famiglie e agli studenti (questi ultimi solo nel biennio finale delle superiori) è stato somministrato un questionario (con tassi di risposta rispettivamente pari al 63% e al 68%) nel quale è stato loro chiesto di indicare (spiegandone brevemente le ragioni) tre nomi di docenti che, a loro giudizio, meritavano di essere riconosciuti come “eccellenti”. Ciascun membro del Nucleo ha predisposto indipendentemente una sua lista di insegnanti meritevoli alla luce delle sue convinzioni e delle informazioni raccolte tra le componenti della comunità scolastica. Le tre liste sono state confrontate nelle riunioni del Nucleo, che ha infine scelto, come meritevoli di riconoscimento, i candidati che comparivano in tutte e tre le liste o in almeno due di esse. Ai docenti così individuati il Ministero ha dato un riconoscimento corrispondente (in questa fase sperimentale) a una mensilità di retribuzione una tantum.
Il Miur ha affidato all’Associazione TreeLLLe e alla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo il compito di redigere un Rapporto di ricerca sull’efficacia del metodo “Valorizza” che tenesse conto di tutte le critiche e i suggerimenti provenienti dalle scuole. In particolare, il Rapporto ha cercato di verificare se il metodo è effettivamente in grado di identificare gli insegnanti di comprovata e condivisa buona reputazione. A questo fine l’ultima fase della sperimentazione è stata destinata a validare il metodo sperimentato. Insegnanti, genitori e studenti (anche in questo caso con tassi di risposta ragguardevoli, dati i tempi ristretti in cui sono stati somministrati a fine giugno: 43% per i docenti, 36% per i genitori e 57% per gli studenti) hanno compilato un secondo questionario per dichiarare se erano o meno d’accordo con le decisioni del nucleo, così da poter stimare il grado di convergenze fra i diversi pareri.
La validazione qualitativa del metodo “Valorizza’’  - In 11 delle 33 scuole due ricercatori delle Fondazioni hanno seguito passo per passo, come osservatori, tutti i lavori dei nuclei di valutazione e hanno effettuato interviste ad alcuni loro membri oltre che ad altri docenti (premiati e non premiati) delle scuole coinvolte.
Pur segnalando alcune lacune informative nel modo in cui la sperimentazione è stata proposta alle scuole, gli intervistati hanno evidenziato innanzitutto come “Valorizza” abbia intercettato un desiderio diffuso tra gli insegnanti di vedere riconosciuta la loro professionalità e comunque l’apprezzamento per essere stati messi al centro dell’attenzione dei loro dirigenti e colleghi, nonché di famiglie e studenti. Positivo è anche il giudizio sulle modalità di elezione del Nucleo e sull’articolazione del suo processo decisionale. Tuttavia il presupposto concettuale di “Valorizza” ha fatto fatica a essere compreso. Soprattutto nelle fasi iniziali, ha prevalso la preoccupazione per l’assenza di indicazioni precise riguardo ai “criteri” più o meno “oggettivi” che il Nucleo avrebbe dovuto usare per decidere e alle pratiche professionali che i docenti avrebbero dovuto seguire per ottenere il riconoscimento. Non è stato facile far capire che questo metodo, per sua natura, non deve far riferimento a criteri e comportamenti precisi, in quanto è basato su di un concetto, la reputazione professionale, a tutti evidente ma non precisamente definibile.
Le interviste segnalano inoltre un’insoddisfazione sugli strumenti utilizzati per raccogliere informazioni sui docenti (questionario di autovalutazione e CV) e una preoccupazione riguardo alla capacità delle famiglie, soprattutto in ambienti socio-economici disagiati, di giudicare correttamente la qualità degli insegnanti. Minori le preoccupazioni sulle capacità di giudizio degli studenti. D’altro canto, e soprattutto ex post, è stata largamente apprezzata la possibilità che il modello offre di incrociare punti di vista diversi, dei protagonisti (insegnanti e dirigente) e degli utenti (genitori ed alunni) nel giudizio valutativo. Questa caratteristica di “Valorizza” viene riconosciuta da dirigenti e docenti come uno dei maggiori punti di forza. In altre parole, nonostante le preoccupazioni iniziali, è stato apprezzato proprio il carattere olistico e pluralistico del modello, che rende il processo di valutazione intersoggettivo (certamente non arbitrario). È stata anche apprezzata la possibilità di adottare una logica di valutazione tutta interna che da un lato vede protagonista la comunità scolastica e dall’altro consente di contestualizzare il modello stesso, sulla base delle specificità di ciascuna scuola.
La validazione quantitativa del “metodo reputazionale” - Utilizzando invece dati quantitativi su tutte le 33 scuole coinvolte, il Rapporto descrive i risultati di una analisi statistica finalizzata a: 1) Identificare le variabili che hanno influenzato maggiormente le decisioni dei nuclei. 2) Verificare la corrispondenza tra le scelte dei nuclei e le opinioni più diffuse tra i docenti, i genitori e gli studenti riguardo alla reputazione degli insegnanti, con particolare riferimento a: a) presenza nella lista dei premiati di docenti che non avrebbero dovuto essere premiati; b) presenza di altri docenti che avrebbero meritato il premio ma non lo hanno ricevuto.
Per quel che riguarda il primo obiettivo, i risultati dicono che le opinioni dei genitori e degli studenti sono correlate più di altre variabili con le decisioni dei nuclei. Un aumento di preferenze parentali di circa il 10% rispetto al numero di preferenze ricevute in media da un docente, genera un aumento di circa il 6% della probabilità di ricevere il premio rispetto alla situazione ipotetica di un docente con le caratteristiche medie del campione. Risultati simili valgono per le preferenze espresse dagli studenti. Nelle scuole secondarie di secondo grado gli insegnanti di materie letterarie hanno avuto una probabilità superiore di ricevere il premio rispetto a quelli di altre materie, ma nelle altre scuole non si osservano differenze sensibili rispetto alla materia insegnata. Risultano però svantaggiati i docenti che insegnano in un numero maggiore di classi e quelli con minore anzianità di servizio nella scuola. (da http://www.ilsussidiario.net)

redazione@aetnanet.org








Postato il Sabato, 10 dicembre 2011 ore 13:26:15 CET di Pasquale Almirante
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