I cambiamenti della scuola dal 1999 (autonomia) alla legge 169 (Gelmini)
Data: Sabato, 10 dicembre 2011 ore 07:06:34 CET
Argomento: Opinioni


I cambiamenti della scuola sono strettamente legati a quelli socio-politici, la società si trova in un perenne divenire, pertanto la scuola se vuole essere realtà significativa e luogo primo della formazione, dell'istruzione e dell'educazione, deve, necessariamente, essere in sinergia con il divenire della società, diversamente si procede per vie parallele che non si incontreranno mai. Nell'ultimo decennio la scuola è stata interessa da un'ondata di riforme. Dalla legge sull'Autonomia scolastica a oggi abbiamo assistito nella scuola a una vera rivoluzione copernicana. Di questo sconvolgimento alcune cose ci preoccupano, altre, invece, sembrano più rassicuranti. Dopo il DPR 275/99 (regolamento sull'attuazione dell'autonomia scolastica), che potremmo definire una pietra miliare del nostro sistema scolastico, è stata avviata nella scuola la stagione della riforma dei cicli d'istruzione. Questa ha visto l'alternarsi di diversi architetti: Berlinguer e De Mauro, legge 30 mai attuata perché l'allora governo si dimise.
Moratti-Fioroni (legge 53/2003 con i relativi decreti attuativi, il più significativo è quello riguardante le indicazioni nazionali, rimodulato da Fioroni con le indicazioni per il curriculo) entrambi sono ancora in vigore e aspettano dalle scuole i risultati per un’adeguata armonizzazione, in vista di una stesura definitiva. Infine, abbiamo avuto il ministro Gelmini e ora Profumo. Mi pare evidente che non si è trattato solo di un avvicendamento di ministri e governi. Siamo tutti consapevoli che si è trattato di orientamenti politici, secondo quella logica del divenire e dei cambiamenti che attraversa la società. Questa alternanza a volte si è posta in continuità con il passato, altre volte, invece, ha tentato di eliminare totalmente quanto in precedenza progettato, la logica del “cacciavite” di Fioroni si poneva in continuità con la Moratti, peccato che poi è caduto il governo e il ministro non ha fatto in tempo a rimontare il tutto…, non mi pare si possa affermare la stessa cosa con la Gelmini, intanto aspettiamo cosa pensa di fare il nuovo ministro all’istruzione. Facendo un bilancio complessivo, il risultato finale mi sembra molto modesto, rispetto alle ambizioni e alle aspettative iniziali, con ciò non voglio sostenere che non ci sono stati dei miglioramenti, ma ci sono stati anche delle regressioni. Gli esperti hanno l’impressione che il risultato finale di questa macchinosa Riforma abbia uno sguardo modellato più sul passato che sulla capacità di misurarsi con le grandi sfide che la società contemporanea pone alla scuola. Cioè: da un lato la sua capacità di essere per gli studenti un ambiente significativo di esperienza umana e di elaborazione di un progetto di vita; dall’altro, realtà capace di elaborare un’offerta formativa in grado di rispondere alle sfide di un mondo globalizzato in preda ad un vorticoso cambiamento. Volendo sintetizzare, con altre parole, pare che la riforma stia allentando, nella prassi, quel processo di edificazione della cosiddetta piccola “comunità educante”, concepita a immagine della più vasta comunità civile. Dewey sosteneva che “la scuola deve servire alla società”.  La scuola, a mio parere, deve essere per la società la fucina di uomini nuovi, capaci di mettere mano all’aratro della vita per vangare il terreno, spesso ancora incolto, della società e buttarvi dentro il seme dei valori etici e del BENE COMUNE!

Guglielmo Borgia
borgia.guglielmo79@gmail.com






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